Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/10/2018 Qui - Sono passati ben 24 anni dall'uscita del primo Need For Speed. In tutti questi anni la serie ha avuti diversi alti e bassi, ma uno dei titoli che ha riscosso più successo è stato senza dubbio Most Wanted nel 2005. EA decide nel 2012 perciò di riportare in vita lo storico capitolo affidando lo sviluppo a Criterion Games, già autori del precedente NFS: Hot Pursuit e della (magnifica) serie Burnout (soprattutto del penultimo capolavoro che fu Burnout Paradise). E in tal senso Need For Speed: Most Wanted (anch'esso ricevuto in regalo, in questo caso dalla piattaforma Origin più di un anno fa) più che essere considerato un reboot o un sequel, può essere considerato l'erede spirituale di Burnout Paradise, giacché i produttori rimangono fedeli al loro stile senza mezze misure (praticamente è come se avessero solamente aggiunto la presenza della polizia ed un parco auto su licenza), tanto che probabilmente il titolo doveva essere Need for Burnout. E tuttavia, anche se proprio per questo fatto che il suddetto (che figlio di alcune scelte concettuali discutibili è incapace di apportare incisive innovazioni al genere, giacché riprende sostanzialmente la stessa formula di gioco) non riesca a conquistare la vetta dei racing game, e nonostante alcuni difetti (su tutti la scelta rischiosa e non del tutto riuscita di un open world pienamente accessibile da subito), Need for Speed: Most Wanted è un titolo accattivante, divertente e dichiaratamente destinato agli amanti dei racing game di stampo arcade. Di certo non è un capolavoro ma l'intelaiatura è buona: un sistema di controllo semplice ed immediato, una città da esplorare a rotta di collo ed una modalità single player variegata che si affaccia in rete scardinando il confine tra gioco in solitaria e multiplayer (che purtroppo ho potuto provare raramente dati gli anni passati), e poi tecnicamente il gioco è di buona fattura, certamente più dello sciapo e passabile, sia per la storia (trita) che per il suo gameplay stucchevole, capitolo precedente, che non è stato Hot Pursuit, ma The Run, uscito in mezzo ai due, un episodio che non ha convinto pienamente, proprio per la sua lontananza dal mondo di Need for Speed e dalle caratteristiche tipiche di questi giochi. Certo, in verità questo nel complesso decisamente migliore non è (proprio per la sua strana fusione) ma almeno tutto il resto (in parte) è al posto giusto. Ma prima di sapere cosa sì e cosa no, ecco la trama, anche se una vera e propria non c'è, di NFS: Most Wanted, infatti veniamo immediatamente catapultati per le strade dell'immaginaria città di Fairheaven, e il nostro scopo sarà quello di scalare la classifica dei 10 Most Wanted e conquistare le loro macchine (di queste 31, tutte con licenze ufficiali, possono essere sbloccate semplicemente trovandole per strada, in tal senso la città e i dintorni sono liberamente esplorabili). Naturalmente non sarà un'impresa facile, e prima di poter sfidare questi particolari piloti e i loro bolidi dovremo guadagnare diversi Speed Point. Questi potranno essere acquisiti in diversi modi, come sfrecciare ad alta velocità davanti ai vari autovelox sparsi per la mappa o esibirsi in lunghe derapate, ma il modo più rapido è completare le sfide (che si dividono in 4 tipi principali, gare classiche, di velocità, circuiti e imboscate da cui sfuggire) legate ad ogni macchina presente nel gioco.
Gioco che si avvale di un ingegnoso ma personalmente scomodo sistema, l'EasyDrive, che permette, grazie alla pressione di pochi tasti, di gestire praticamente ogni cosa. E tuttavia nessun grosso problema, come nessun problema lo dà il comparto tecnico, la prima cosa che salta all'occhio tra i pregi. Esso infatti è di gran livello, sia visivamente, grazie all'alta qualità dei dettagli, sia musicalmente, grazie ad una colonna sonora che racchiude diversi generi e ad una ottima riproduzione dei rombi di motore delle varie auto. In tal senso la guida realistica, è decente, sembra una cosa scontata, ma spesso nei giochi di macchine manca quel senso di velocità che si dovrebbe avere alla guida di veri e proprio mostri su quattro ruote, non è il caso di NFS: Most Wanted, la differenza tra le auto si sente eccome, e ha anche ripercussioni sul sistema di guida (ci vuole infatti leggermente più tecnica nella guida rispetto ai classici giochi arcade di questo tipo). Infine tra i pregi c'è l'Autolog, ovvero il sistema social del gioco, veramente ben implementato e utile. Passando ai difetti, il primo è tutto e subito: la scelta degli sviluppatori che mi ha lasciato più perplesso è stata difatti quella di rendere tutte le macchine (ovviamente ad eccezione delle 10 Most Wanted) disponibili fin da subito, se da un lato questo invoglia all'esplorazione della mappa per trovare tutti i bolidi, dall'altro manca totalmente la soddisfazione che si provava nei vecchi giochi quando si partiva dal basso e solo sudando e giocando assiduamente si veniva premiati con le auto migliori, ora invece tutta la sfida si perde. Il secondo sono le evidenti similitudini con l'ottimo Burnout Paradise, non solo perché il concept stesso è uguale (una città open world, cartelloni pubblicitari da sfondare, cancelli da distruggere, officine lungo le strade per riparazioni istantanee, takedown spettacolari, gare tra il traffico cittadino) ma perché anche luoghi e situazioni sono quasi identiche. L'unica modifica/differenza (peccato per la modifica alle prestazioni, eliminato di netto il tuning) è la presenza della polizia, che purtroppo non è ben implementata. La caratteristica più famosa del vecchio Most Wanted erano gli inseguimenti della polizia, che si rivelavano piuttosto divertenti ed equilibrati, in questo nuovo capitolo invece si rivela una feature più negativa che positiva: sfuggire agli inseguitori è decisamente frustrante, tanto che, siccome se si viene arrestati non si ha nessuna penalizzazione, si porta a preferire l'arresto immediato piuttosto che rischiare di perdere tempo in inutili fughe. Infine ultimo difetto, la troppa e poca libertà di gara concessa al giocatore, alla quale sembra non esserci una spiegazione logica. Sono stati eliminati infatti gli enormi indicatori a forma di frecce situati nelle curve che impedivano di proseguire nella direzione sbagliata: adesso tutto il campo è libero, ciascuna via è percorribile e solo i checkpoint e la mappa possono dare una mano (non la dà certamente l'ambientazione sempre identica) a seguire il percorso. E quindi sono più i difetti che pregi, ma siccome in verità se si prende per quello che è (ovvero non un Need For Speed ma un Burnout) il gioco si rivela divertente e interessante, non importa. Certo, per chi si aspettava un ritorno ai vecchi fasti si rimane delusi, ma poiché questo capitolo di NFS è anche e certamente un gioco (non è un infatti titolo difficile o complesso ma immediato e dal semplice apprendimento) alla portata di tutti, i problemi si fanno da parte, soprattutto se anche voi come me vi siete divertiti ed avete ricevuto una scossa di adrenalina da rimaner comunque soddisfatti. Voto: 6,5
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