lunedì 18 marzo 2024

Blacksad: Under The Skin

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/03/2024 Qui - Efficace ed interessante sono i termini per descrivere Blacksad: Under the Skin. Nonostante il ritmo volutamente lento, la grafica un po' ferma agli inizi anni 2000 e alcune incoerenze stilistiche non proprio fedeli agli anni '50 in chiave noir, il gioco ne esce complessivamente bene. La storia, come tutta la meccanica investigativa, interrogatori compresi, è il punto di forza assoluto. Blacksad: Under the Skin funziona, ed è un solido gioco poliziesco, con la brillante trovata di poter "modellare" il comportamento del protagonista in base alle scelte che verranno compiute durante la storia. Immergersi nell'America pelosa (simil Zootropolis) di Blacksad, accompagnati dalle note jazz e impegnati a ragionare su prove e indizi, è stato molto divertente. I personaggi accattivanti, la storia non banale e i sottotitoli in Italiano (mentre il voice-over rimane in Inglese) contribuiscono a rendere le indagini molto piacevoli. Peccato soltanto per una realizzazione tecnica non all'altezza rispetto al tutto il resto (la longevità sufficiente, quel che basta giusto per finire il gioco), che però non inficia l'esperienza di gioco, un videogioco non perfetto e, per certi versi, anche fin troppo guidato (quick time event poco efficaci). Però la storia raccontata (stimolante e ricca di colpi di scena) è molto interessante e non è facile dipanare la matassa di bugie e inganni legati a quello che in apparenza è solo un suicidio fino a che non si arriva all'inaspettato finale. E a parte qualche problema legato perlopiù al comparto audio, si tratta in conclusione di un titolo apprezzabile per i fan del fumetto (omonimo di cui si basa) o da chi adora questo genere di storie (io infatti ho apprezzato). Un'avventura grafica in terza persona piacevole, ma anche elegante, pregevole e autoriale sotto vari aspetti, un titolo senza troppi giri di parole bello. Gli sviluppatori sono riusciti a trovare un giusto equilibrio tra una narrazione lineare e meccaniche interattive, mettendo il giocatore in condizione non solo di godersi una bella storia, ma anche di sentirsi parte integrante di essa. Voto: 6,5

Assassin's Creed: Syndicate

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/03/2024 Qui - Quasi un trauma tornare indietro, ma complice un regalo inaspettato mi sono messo a giocare all'ultimo episodio con la struttura classica, prima del nuovo corso accaduto con Origins. Giocarci dopo infatti non è stato facile, proprio perché le nuove "modifiche" hanno risolto finalmente alcuni problemi, e rivedere gli errori già commessi in Rogue riproposti anche con questo Syndicate, anche in maniera più netta, è stato deludente nonché sfiancante. In primis bisogna tuttavia dire che Syndicate è il classico AC che eccelle nell'ambientazione e pecca in quasi tutto il resto (comprese troppe cose secondarie da fare che danno l'impressione di essere messe lì per allungare inutilmente la durata del gioco), ma rispetto al precedente od ai precedenti, peggiore è sia la trama, sempliciotta e piatta nonché ripetitiva nel corso delle missioni, anche se bella l'idea dei gemelli assassini ma sarebbe stato ancora più bello se le abilità fossero completamente diverse (e se ci fosse stato un qualsivoglia approfondimento), sia il gameplay, bella l'idea del rampino ma i comandi sempre (ancor di più) odiosi, come nel caso di tre pulsanti insieme per una singola azione (e comunque guidar carrozze anche no). Un passo avanti e due passi indietro insomma, per questo nono capitolo ambientato in una splendida Londra vittoriana. Ecco, partendo dal fatto che l'ambientazione mi ispirava e mi è piaciuta tantissimo, bella Londra e con questo gioco un po' me la sono potuto gustare, specialmente è stato bello rivivere questo periodo storico, penso ormai sia questo il senso di un AC, ma per il resto tutto come prima, anzi peggio. Tecnicamente parlando il gioco è ottimo, però nessun guizzo interessante, i difetti cronici raggiungono il loro apice. Tirando le somme il gioco tuttavia non mi è dispiaciuto e sufficientemente divertito, soprattutto da amante della saga, ma la narrazione della trama mi ha deluso molto (la storia non è neanche cosi male, se non fosse che termina con un nulla di fatto), per fortuna dopo è arrivato Origins. Voto: 6

The Evil Within

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/03/2024 Qui - E' chiaro che giocare prima il sequel non renda facile questa recensione, anche perché sono passati pure 10 anni dalla sua uscita, ma bisogna farlo ed io innanzitutto vorrei dire che i due capitoli sono abbastanza diversi tra loro, però ugualmente capaci di convincere, divertire ed intrattenere. Tra i due episodi differenti meccaniche e direzioni, la linearità narrativa del secondo si scontra con la complessità di questo primo, la complessità delle meccaniche del secondo si scontra con la semplicità di questo primo, ma alla fine si equilibrano, rendendosi entrambi gran bei giochi. Già perché The Evil Within è un titolo angosciante e sorprendente, un survival horror "vecchia scuola" che spiazza il giocatore e non fa nulla per metterlo a proprio agio. La totale assenza di punti di riferimento restituisce una sensazione di perenne smarrimento, la ruvida rappresentazione di un gameplay orientato alla pura sopravvivenza tiene alti i livelli di adrenalina per tutta la durata dell'avventura e la frastagliata architettura dei livelli contribuisce a rendere ancora più caotico e illogico un canovaccio narrativo che sembra scritto da un branco di scimmie urlatrici sotto effetto di sostanze psicotrope. In questo senso difficile, se non impossibile, non avvertire un retrogusto di già visto o provato in questa avventura nei baratri più profondi della follia. The Evil Within non è un campione di innovazione per propria natura, e difficile è trovare spunti davvero inediti. L'animo old school si fa sentire in scelte spesso opinabili e in situazioni discutibili. Ma a parte ciò, ed a parte che questo gioco trasuda la visione del papà di Resident Evil in tutta la sua laboriosità, The Evil Within riesce a essere uno shooter piuttosto avvincente, nelle sue 20 ore necessarie per portarlo a termine. Rispetto al secondo è più intenso (non mi ha mai stancato riuscendo ad incuriosirmi ora dopo ora), ma anche più impegnativo, forse troppo, soprattutto in certi frangenti (tanto che ho dovuto chiedere aiuto in certi complicati punti), in ogni caso e nel suo complesso un gioco riuscito. Un gioco cupo, esistenziale, efferato nella sua brutalità, che turba e inquieta il giocatore, un gioco grottesco, malato e malefico, un horror senza compromessi che magneticamente non ti lascia. Eppure, nonostante le diverse frecce al suo arco, The Evil Within è lontano dall'essere un titolo impeccabile. Purtroppo il comparto grafico e i tempi di caricamento alle volte eccessivi, e poi la narrazione, forse troppo enigmatica e con una messa in scena che non esalta il dramma interiore dei personaggi come altri esponenti del genere, non fanno volare il gioco dove avrebbe dovuto. The Evil Within non centra totalmente il suo scopo e, pur rivelandosi comunque un titolo di valore, la sensazione generale è quella di essere davanti a un prodotto che poteva essere molto più convincente con maggiore attenzione su tutti gli aspetti critici. Ma a volte ci si può pure accontentare, poiché alcuni momenti memorabili non mancano e l'atmosfera che si respira è di quelle forti che coinvolgono. Voto: 7+

venerdì 29 dicembre 2023

[Games] La mia personale classifica del 2023

Classifica pubblicata su Pietro Saba World il 29/12/2023 Qui - Un peggioramento in termini di qualità e quantità rispetto allo scorso anno, eppure (nuovamente) posso ritenermi soddisfatto di quanto giocato, eppure (nuovamente) nessun titolo sotto la sufficienza. Colpa forse della casualità, in conseguenza delle mie scelte nel giocare questo e quello e non quell'altro (e tutto senza un men che minimo sforzo economico), o della longevità dei codesti titoli opzionati, non lo so, ma qualunque sia stata non importa, conta solo l'essersi divertito, cosa poi accaduta. Alti e bassi certo, ma ennesima buona stagione videoludica, in attesa della prossima che in verità è già cominciata. Puzzle game, avventura e narrativa, strategia e fantasia, azione e adrenalina, tra gdr, rpg, platform e quant'altro, alla fine porta qui, a questa classifica qua.


16. Tutto sommato un buon gioco, ma sarebbe potuto essere molto di più. Il titolo ha dalla sua diversi elementi qualitativamente molto solidi, ma al tempo stesso presenta evidenti lacune che gli impediscono di elevarsi al di sopra della media. Appropriandoci per un attimo di una delle frasi più abusate in ambito scolastico, potremmo dire che il gioco ha del potenziale, ma non si applica. (6)
15. Di giochi di zombie ne ho provati parecchi, e capita spesso che si assomiglino un po' tutti, però non è male. Perché World War Z non è di certo il miglior sparatutto cooperativo di sempre a tema zombie, ma riesce discretamente nel suo intento di divertire senza badare troppo alla forma. (6+)

lunedì 11 dicembre 2023

Letture 2023

Post pubblicato su Pietro Saba World il 11/12/2023 Qui - Avrei dovuto (e finalmente dato che già l'anno scorso non c'ero riuscito) quest'anno concludere la collezione oro di Repubblica (contenente 65 volumi), ma tra recensioni, giochi, film e serie, tempo per leggere tutto non ho avuto, ed anche questa volta non l'ho conclusa. Sono circa a metà, l'altra metà leggerò nel 2024, quando conto seriamente di finirla. E tuttavia c'è stato tempo per leggere anche qualcos'altro oltre agli immancabili numeri di Topolino, tra fumetti, libri, audiolibri e manga. Me ne mancavano due della collana Le più belle storie Disney della Giunti Edizioni, e le ho lette entrambi. Prima quelle sull'Antica Roma, nove storie (tutte prese da Topolino tranne una presa da Mega) dal 1980 al 2003, nessuna già precedentemente letta, un affascinante e divertente viaggio nell'antica Roma e dintorni in compagnia di Paperinus e tutti gli altri. E dopo quelle sul Rinascimento, dieci storie (6 da Topolino, 2 da Paperino Mese, 1 da Mega e da Minni & company) dal 1986 al 2011, letta solo una, avendola già incontrata precedentemente nel numero 2566 di Topolino, da Leonardo da Vinci alla Guerra delle due Rose, un Rinascimento tutto da ridere. In seguito ho letto due numeri (praticamente "anni") della collana Topolino Story, di cui già scritto del 1949, del 1955 e del 1957 (il post delle letture 2022 lo trovate Qui). Prima l'anno 1950, un numero contenente 8 storie tra avventure storiche (come quella sui vichinghi), grandi personaggi (come Fratel Coniglietto), grandi autori (Bill Wright) e grandi classici (come la seconda parte de L'inferno di Topolino), ma anche storie dal cinema e dalla letteratura al fumetto (in compagnia di Buci e Il Lupo Mannaro). Non mancano come di consueto tutte le copertine di quell'anno e la presentazione/genesi di un personaggio specifico, in questo caso Paperino. A corollario di tutto, come sempre, la rubrica "Come eravamo", il 1950 se in ambito Disney è ricordato per essere stato l'anno di Cenerentola, è anche ricordato per il calcio divenuto (dopo la seconda guerra) nuovamente "mondiale", per il ritorno della pubblicità (il consumismo dilaga sempre più), per il piacere ritrovato della lettura (ormai un hobby) e per i fumetti a tema guerra fredda (il clima arroventato colpisce tutti).

lunedì 4 dicembre 2023

Nioh: Complete Edition

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/12/2023 Qui - Buon titolo, sinceramente non me l'aspettavo (a me non piacciono i souls like, li trovo frustranti e si perde il divertimento che il gioco ti deve offrire per chiamarsi appunto gioco) invece mi è piaciuto abbastanza. Tutto sommato mi ha divertito e fatto bestemmiare abbastanza, anche se alla fine non vedevo l'ora di finirlo per passare ad altro. Perché sì, questo sono riuscito a finirlo ma non penso che ne giocherò altri di questo genere pur essendo ottimi dal punto di vista di parte del gameplay e dell'atmosfera che ti sanno regalare. Nioh: Complete Edition (ovvero il porting per PC dell'action RPG sviluppato da Team Ninja inizialmente come esclusiva PS4, contenente tutti i DLC) offre molte ore di divertimento (Nioh fa della quantità il suo pregio: ci sono infatti un centinaio di missioni da affrontare tra principali e secondarie, senza contare modalità crepuscolo e abisso che le rendono un numero decisamente spaventoso), ma con alcuni limiti. Il primo che si nota è che la resa grafica è sicuramente rivedibile, giocando ci si abitua ma non si può non citare come difetto. Una cosa che si nota giocando invece, è che ci si diverte, c'è una certa varietà di armi ed equipaggiamento, i combattimenti sono abbastanza precisi e soddisfacenti, ma le situazioni sono troppo ripetitive. La storia non ingrana mai (la trama infatti, narrata in maniera evocativa, potrebbe risultare fin troppo complessa a chi non conosce la storia Giapponese) e le missioni con annessi nemici sono per lunghi tratti dei copia ed incolla, sia nemici sempre uguali che proprio zone da rifare 4-5 volte, che già di per se non sono incredibili come sfida e fantasia già la prima volta. Concludendo un titolo che consiglio (soprattutto agli amanti del genere) e mi ha divertito, ma fino ad un certo punto. Per quanto riguarda la mia esperienza, Nioh mi è sembrato un discreto videogioco con alti e bassi. Però dopotutto questo è, 100 missioni da 10 minuti, 100 sfide da superare, nessuna mappa labirintica da imparare e nessuna trama di cui dover tener conta. Prendi, gioca e bestemmia. Bene, ma non benissimo. Voto: 7+

Prey (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/12/2023 Qui - Iniziando Prey, tutto sa di già visto, ma finendolo bisogna ricredersi. Dopo ben 20 ore passate con esso (a proposito buona longevità), posso infatti di nuovo constatare l'ottima e solida qualità dei giochi Arkane. Questo prodotto non a caso, un action/adventure fantascientifico in prima persona mi è piaciuto, ritengo che sotto alcuni punti di vista si potesse migliorare ma si partiva sempre da un'ottima base. Il gameplay a mio avviso, con le dovute innovazioni del caso, ricalca un po' quello di Dead Space, mi riferisco soprattutto alla struttura della base (anche se in Prey è molto più esplorabile), alla varietà dei nemici, potenziamenti del personaggio (bello qui il riciclo dei materiali) e sezioni in assenza di gravità. Ovviamente come detto Arkane ci mette del suo, dando la possibilità al giocatore di scegliere l'approccio o la via che più gli aggrada per superare una particolare fase di gioco. Nota dolente, pur avendo apprezzato la storia (che per certi versi mi ha ricordato quella di Soma), devo dire che mi sarei aspettato qualcosa di più, soprattutto dalla parte finale, la quale mi è scivolata un po' addosso. Una cosa che ha contribuito a spegnere il mio entusiasmo è l'aver utilizzato un protagonista muto, si poi per carità ci sono i file audio e ok, ma l'immedesimazione per quanto mi riguarda va a farsi benedire in questo tipo di titoli che puntano anche sulla narrazione. Il sonoro è discreto, anche se non offre spunti interessanti dal lato musiche (questa è una cosa che ho riscontrato anche nei Dishonored). Atmosfera davvero riuscita ed affascinante, la possibilità di esplorare la base poi dallo spazio esterno è una genialata. Level design curato e ricco, uno dei punti forti del titolo senza dubbio. Insomma Prey al netto di alcune incertezze, è un signor gioco, un gioco un po' grezzo, poco rifinito in vari aspetti e con alcuni difetti, ma anche molto ispirato, ambizioso, pieno di inventiva e che non smette mai di stupire il giocatore. Voto: 7,5