Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/09/2018 Qui - Correva l'anno 2007 e l'utenza videoludica si preparava a fare un salto nella storia, con un certo interesse aggiungerei, preparandosi ad affrontare avventure virtuali contro ogni sorta di nemici, balzando tra epoche storiche di rinomato spessore. Ora, a distanza di 11 anni, la Ubisoft non ha ancora smesso, e credo mai smetterà, di proporci ogni anno il suo nuovo Assassin's Creed, e quindi di vestire ancora una volta i panni dell'assassino provetto e di ributtarci a capofitto nella sua epica storia, che quest'anno appunto ha visto la luce per l'undicesima volta con il titolo Odyssey. Tuttavia io, non sono riuscito a stare al passo (i prezzi sempre più esorbitanti hanno frenato gli acquisti), e oggi vi parlerò del suo ultimo a cui ho giocato, ovvero il sesto capitolo di questa strabiliante saga videoludica intitolato Assassin's Creed IV: Black Flag, titolo del 2013 che incredibilmente, e fortunatamente proprio prima che stavo finalmente per comprarlo, è stato dato in omaggio mesi fa dalla piattaforma ludica di Ubisoft, anche se nella versione standard (cosicché per me che ho sempre completato il gioco al 100%, ho dovuto "rinunciare" a farlo). E quindi dopo essere stati Altair Ibn-La'Ahad, Ezio Auditore, Connor Kenway ed in parte anche Aveline (nello spin-off a cui ho anch'io giocato), è arrivato il momento di vestire i panni del pirata, più precisamente di Edward Kenway e calarsi nei meravigliosi Caraibi ricreati ad hoc da una Ubisoft sempre capace di reinventarsi ogni volta. E in tal senso va dato merito allo sviluppatore francese di come ogni release riesca a tirare su le sorti di un titolo che porta quasi una cadenza semestrale. Certo, anche questa volta ci si ritrova di fronte all'ennesimo Assassin's Creed e a varianti di formule stra-riciclate, eppure come ogni anno (come ogni volta) l'appeal creato da questa saga è talmente alto da essere sempre apprezzato sia dalla critica che dai giocatori. Io personalmente dopo il non esaltante (ma comunque alquanto affascinante) Assassin's Creed III mi aspettavo un cambio di rotta netto, ma che così drastico purtroppo non è stato, anche se questo Assassin's Creed IV: Black Flag risulta comunque uno dei migliori esponenti del franchise. Forse il picco massimo raggiunto dopo il secondo ed inarrivabile capitolo (a cui sono davvero molto affezionato).
Come detto, nuovo gioco, nuova epoca storica, Assassin's Creed IV: Black Flag infatti si svolge durante l'epoca piratesca (all'epoca tema ancora poco inflazionato in ambito videogames e giustamente preso come spunto per questa interessante ambientazione e adattamento al mondo dei pirati del Mar dei Caraibi), più precisamente nel 1715 a Capo Boavista (a tal proposito i personaggi di contorno principali, come da tradizione della serie, saranno per la maggior parte personaggi storici realmente vissuti in quell'epoca, da pirati a politici e comandanti militari), mentre il nuovo protagonista Edward Kenway (avo di Connor) presta servizio come marinaio su di un non precisato galeone. Appena attaccato dal celeberrimo assassino templare Duncan Walpole, verremo introdotti nel piccolo tutorial iniziale che darà il via ad un'ottimo sviluppo della trama, anche se tutto sommato il plot narrativo dell'intrigante e biondo futuro pirata risulta abbastanza scontato (la trama all'inizio difatti è un po' scollegata e addirittura forzata, ma poi riesce a decollare presto e a risultare convincente ed appassionante, merito anche di una buona caratterizzazione dei personaggi e del fascino appunto dell'ambientazione). Il tutto è ovviamente un semplice pretesto per introdurci in mezzo alla lotta tra assassini e templari quasi casualmente, visto che Edward, spinto dalla sua avarizia e voglia di diventare un grande capitano pirata, si fa trasportare alla ricerca di soldi e dell'osservatorio, ovvero una specie di luogo sacro che si dice contenga il più grande tesoro di tutti i tempi (quale per chi conosce la saga è facilmente intuibile). E in tal senso bisogna dire Black Flag funge sia da prequel, per quanto riguarda la storia all'interno dell'Animus, che da sequel per le vicende narrate all'interno dell'Abstergo, che ora, vissuto in prima persona, ci metterà nei panni del Campione 17 che dopo la fine di Desmond Miles avrà l'arduo compito di portare a termine le sequenze mnemoniche di quest'ultimo. Abstergo che, detto con sincerità, comincia a stancare alla grande, annoiando perfino durante le sue esecuzioni, spezzando la trama piratesca già di per sé non brillante, costringendoci a girovagare all'interno di una nuova struttura nella quale, oltre alla noia mortale (e puzzle interessanti ma ripetitivi), non troveremo input di sorta per far sì che la nuova storia messa in piedi da Ubisoft trovi una degna posizione all'interno del titolo.
Raggiunta infatti oramai una certa "maturità", per quanto riguarda lo story telling da parte della serie, e dopo la fine delle vicende di Desmond e soci, ci si poteva tranquillamente dimenticare dell'Abstergo ed inserire (magari con più impegno) una storia con avanzamento più classico. Le cose non cambiano nemmeno per quanto riguarda la nota più dolente dell'intera serie, il gameplay che di volta in volta ha presentato non solo meccaniche perfettamente identiche al predecessore, ma soprattutto mai ottimizzate o ampliate in varietà come avrebbe dovuto essere. A differenza di quanto accadeva nei titoli precedenti, in Assassin's Creed IV: Black Flag è stato inserito un sistema di mira manuale, mentre il combattimento è stato centrato ancora una volta sull'utilizzo di due armi contemporaneamente, ed anche se i nemici risultano più aggressivi rispetto ai titoli precedenti della serie il maledettissimo combattimento a round, dove verremo attaccati da massimo due nemici per volta (poiché gli altri se ne stanno li con le mani in mano ad attendere il loro turno), restringe tutta la possibile difficoltà di un mega combattimento contro le guardie. Soliti problemi insomma, mai levigati (almeno per quello da me visto fino ad ora nei capitoli giocati) nel corso degli anni: l'idea alla base è ovviamente quella di farci tenere un profilo basso durante le missioni. Profilo basso che si può tenere fino ad un certo punto, perché oltre alle problematiche corse ad ostacoli dove Edward fa quello che gli pare e piace, soccombe un altro gravissimo problema, ovvero l'IA generale che rimane pressoché la medesima e dunque non all'altezza. Per quanto riguarda le meccaniche non troviamo nessuna particolare novità a parte una: alla possibilità di cacciare animali per crearsi fondine e borse (e in tal senso per fortuna il metodo di caccia è stato rivisto e semplificato, perché in AC3 esso era quasi una tortura più che un'attività divertente), celarsi nell'erba alta o coprirsi in maniera più intuitiva dietro gli alberi o le pareti, si aggiunge (oltre ad una tuttavia interessante novità riguardante l'occhio dell'aquila, l'abilità speciale che i protagonisti si tramandano di padre in figlio, poiché ora è possibile marchiare automaticamente fino a dieci nemici, così da poterne seguire gli spostamenti anche quando sono nascosti alla vista) un sistema di combattimento dedicato all'ambiente marino (e non solo, perché l'esplorazione è anche marina), sviluppato appositamente per la caccia ad animali come squali e balene, il che a mio dire funziona egregiamente, anche se non si capisce fino a che punto può divertire ed essere importante.
Per ogni pecca che si rispetti ci sono ovviamente anche delle note positive e queste risiedono nelle battaglie navali e nell'esplorazione. La storia infatti si svolge per il 50% sulla terraferma, mentre per l'altra metà è stata scelta la componente navale, già parzialmente presente in Assassin's Creed III. Co-protagonista di Edward sarà la Jackdaw, una nave in partenza molto sciatta, ma che con il progredire ed i soliti potenziamenti sia estetici che da guerriglia diventerà molto presto la nave pirata più temuta di tutti i Caraibi. Per quanto riguarda la manovrabilità della nave stessa (dalla quale sarà possibile scendere in ogni momento) è stato impiegato un lavoro molto curato nella realizzazione delle battaglie navali, che risultano incredibilmente convincenti sia per la comoda e pur realistica manovrabilità del mezzo sull'acqua che per il comportamento, i canti ed i rumori della ciurma nelle varie fasi operative. A tutto questo, più una bellissima ambientazione, si aggiunge la fase di esplorazione proposta da Ubisoft Montreal, che a questo giro ha puntato tantissimo sulla quantità regalandoci un free roaming enorme, che richiederà un 50 ore circa per il completamento delle main quest (missioni principali su cui è possibile esprimere una valutazione, in modo da fornire un utile feedback agli sviluppatori in vista dei giochi futuri) e relative sub (tra fortini da conquistare e frammenti dell'Abstergo, che ora prendono il posto delle famose piume, da cercare, tra la caccia alla fauna locale agli enigmi dei Maya da svelare), per ricercare tesori, abbordare galeoni in cerca di Real (la moneta del gioco), spezie e materiali per potenziare non solo la nostra barcarola e renderla una vera macchina da guerra, in grado di affrontare i fortini inglesi sparsi sulla mappa e regalare così la porzione del territorio conquistata ai pirati, ma anche per aggiungerle alla propria flotta, questa volta infatti, invece dei seguaci, potremo allestire una flotta con la quale compiere fruttuose missioni commerciali, o con cui combattere le navi avversarie che infestano le rotte per renderle sicure prima di avviare le missioni. Insomma, le cose da fare in questo nuovo capitolo dedicato al Credo degli assassini sono talmente tante che analizzarle tutte richiederebbe altri due articoli a parte, quindi vi basti sapere che se le meccaniche di gioco son sempre le medesime, le cose da fare sono più o meno varianti di cose già viste, il tutto è immerso questo ben di Dio che sa tanto di Pirates of the Caribbean (o Black Sails).
Ricerca, pedinamenti, scalate ed uccisioni, si alternano tra loro in totale armonia ed oltre a tutti i problemi conosciuti forse questa è una grande rivincita per la serie, che vede Assassin's Creed IV: Black Flag come uno dei più completi e migliori esponenti della saga. La saga di Assassin's Creed, capitolo dopo capitolo, ha infatti incrementato le attività secondarie e di contorno che intrattengono il giocatore, e con Black Flag l'esplorazione e le attività collaterali hanno senza dubbio raggiunto l'apice. La quantità di cose da fare è veramente titanica in confronto ai predecessori (che tra l'altro hanno una varietà di attività più che discreta), e molte volte risulta difficile arrivare al luogo della missione principale senza farsi distrarre dalle opportunità che circondano il giocatore. Giocatore che non può che rimanere estasiato da una grafica forse non eccezionale ma di gran qualità. Essa infatti, tra scorci mozzafiato ed una cura per i dettagli superiore al passato, nonché filtri avanzati di ombreggiatura ed illuminazione, lascia davvero senza parole in diverse occasioni. Stesso discorso per l'audio, che regala sensazioni uniche se si dispone di un buon impianto home cinema o di cuffie dolby digital. Esso infatti, con un doppiaggio impeccabile interamente in italiano (tra i doppiatori anche un certo Francesco Pannofino) ed una discreta colonna sonora, colpisce. Un'effettistica davvero di tutto rispetto insomma, che alimenta il fascino del periodo storico e della sensazione di libertà offerta dal mare. E tuttavia i problemi non mancano, anche perché un mondo di gioco così vasto e vivo non poteva essere esente da bug, alcuni fin troppo grossolani, quali desincronizzazioni (morte del pg) talvolta incomprensibili, anche nelle sessioni in barca, e "convulsioni" durante gli arrembaggi di avversari e non. E in tal senso fa sorridere ad esempio la compenetrazione delle vesti con praticamente qualsiasi oggetto e superficie, comprese le spade che si portano sempre appresso, che anche stando ferme "spunteranno" dalla cappa che indossiamo. Eppure, manfrine tecniche a parte, Assassin's Creed IV è un titolo, forse non il top come mi sarebbe piaciuto (dopotutto la ripetitività di alcune missioni, unita ad alcuni bug riscontrati in fase di gioco, non permettono purtroppo al titolo di raggiungere la perfezione), ma piacevole da giocare.
Da giocare invece poco piacevole e divertente (anche perché alquanto scarso sono) è invece la solita "commerciale" modalità multigiocatore. Come ogni anno, come ogni volta da Brotherhood in poi infatti, anche in Assassin's Creed IV: Black Flag è stato introdotto forzatamente il multiplayer con delle componenti di matrice cooperativa-competitiva, che non riescono ad allungare l'esperienza di gioco. Difatti le modalità proposte sono le stesse viste nel capitolo precedente e quello prima ed oltre alla oramai conosciuta modalità di ricerca (ed uccisione) di uno dei giocatori all'interno della sessione corrente, si va ad affiancare la possibilità di cooperare, per mezzo della modalità branco, nella quale un gruppo di giocatori dovrà accumulare i punti richiesti da un contatore entro il tempo limite concesso, per aver accesso alla "sequenza successiva" dove magari si avrà meno tempo a disposizione o si alzerà l'ammontare di punti richiesti. Nonostante la presenza del Game Lab, strumento che ci permette di realizzare una partita multiplayer personalizzata, sia a livello di obiettivi, che di difficoltà, il multiplayer porta ben poco di nuovo, a parte un apprezzatissimo restyling dell'interfaccia e dei menù di selezione (tra l'altro arricchiti da nuovi contenuti) ed una più ampia e più accessibile possibilità di customizzazione dei personaggi. Tuttavia, su tutto il resto non ci siamo proprio, la solita forzatura commerciale tra l'altro sempre uguale, che non mi è piaciuta per niente (anche perché purtroppo non ci sono battaglie navali). Assassin's Creed IV: Black Flag è quindi l'ennesimo capitolo di una saga oramai stanca, ma che ogni anno (ogni volta) non smette di far sognare i fan del Credo dell'assassino. Perché anche se il suddetto mi è piaciuto e mi ha annoiato allo stesso tempo, visto che quasi palesemente troviamo anche in questo capitolo le solite formule/missioni/meccaniche che Ubisoft ricicla di in anno in anno, così come alcuni errori di progettazione gravi che la serie si porta dietro fin dal primo capitolo (a tutto questo si aggiunga l'ennesima prova di un multiplayer scadente, inserito forzatamente e che annoia, non riuscendo ad intrattenere nemmeno per pura curiosità) le note positive (che ho già ampiamente menzionati) rendono questo capitolo uno dei migliori esponenti della serie.
Lo sviluppatore francese, a parte le solite sbavature, ha infatti puntato tantissimo sulla quantità, mostrando un free-roaming praticamente enorme che fa sfoggio di atmosfere magiche: quelle che possono regalare solamente i Caraibi ed i pirati. Menzione d'onore anche per la parte più riuscita del gioco, ovvero le battaglie navali, nettamente migliorate e che riescono a regalare ore di esplorazione e divertimento in mezzo al mare, a discapito di alcune missioni sottotono sulla terraferma. Insomma, questo nuovo Assassin's Creed non sorprende, come ho spiegato, ma riesce ad immergere il giocatore come non mai in una delle ambientazioni più evocative e vaste di questa generazione, con una storia di contorno di tutto rispetto (anche se l'epicità e l'importanza del Credo, colpa di poche informazioni e spiegazioni non esaurienti o convincenti, qui perde quasi completamente valore) e tantissime cose da fare. Da bocciare invece l'IA, il combat system ed il ritorno all'Abstergo, sarebbe difatti ora di cambiare rotta in quel di Ubisoft, perché questo Assassin's Creed aveva il potenziale per essere grande, peccato invece rimanga ancorato ai bassi standard a cui ormai ci ha abituato la serie. Serie che forse da qui sembrerebbe cominciare, anche se il gioco riesce nuovamente e certamente ad appassionare con le sue vaste locazioni da esplorare, la quantità enorme di missioni e soprattutto di attività collaterali (tra cui l'immancabile, per un pirata, caccia ai tesori), ad accusare un po' di stanchezza. Giacché c'è da ammettere che si è persa buona parte della "sostanza" originale della serie, ovvero correre per i tetti delle città, piombando addosso ai nemici, per lasciare spazio a meccaniche di gameplay portate alla ribalta da AC3 (caccia e navigazione su tutte). Tanto che con un pizzico di coraggio e modificando qualche meccanica si poteva forse addirittura rimuovere quel "Assassin's Creed" dal titolo e lasciare solo "Black Flag", la trama ne avrebbe probabilmente giovato, ma queste sono solo inutili supposizioni. Dopotutto ci troviamo comunque di fronte ad un lavoro confezionato con i fiocchi che non dovrebbe aver difficoltà ad avvolgere tra i suoi flutti, anche ai completi digiuni della serie. Questo è difatti un capitolo, che non solo riesce nell'intento in ogni caso di tenere in pista la serie, ma imperdibile per gli appassionati della saga. Voto: 7+
Ricerca, pedinamenti, scalate ed uccisioni, si alternano tra loro in totale armonia ed oltre a tutti i problemi conosciuti forse questa è una grande rivincita per la serie, che vede Assassin's Creed IV: Black Flag come uno dei più completi e migliori esponenti della saga. La saga di Assassin's Creed, capitolo dopo capitolo, ha infatti incrementato le attività secondarie e di contorno che intrattengono il giocatore, e con Black Flag l'esplorazione e le attività collaterali hanno senza dubbio raggiunto l'apice. La quantità di cose da fare è veramente titanica in confronto ai predecessori (che tra l'altro hanno una varietà di attività più che discreta), e molte volte risulta difficile arrivare al luogo della missione principale senza farsi distrarre dalle opportunità che circondano il giocatore. Giocatore che non può che rimanere estasiato da una grafica forse non eccezionale ma di gran qualità. Essa infatti, tra scorci mozzafiato ed una cura per i dettagli superiore al passato, nonché filtri avanzati di ombreggiatura ed illuminazione, lascia davvero senza parole in diverse occasioni. Stesso discorso per l'audio, che regala sensazioni uniche se si dispone di un buon impianto home cinema o di cuffie dolby digital. Esso infatti, con un doppiaggio impeccabile interamente in italiano (tra i doppiatori anche un certo Francesco Pannofino) ed una discreta colonna sonora, colpisce. Un'effettistica davvero di tutto rispetto insomma, che alimenta il fascino del periodo storico e della sensazione di libertà offerta dal mare. E tuttavia i problemi non mancano, anche perché un mondo di gioco così vasto e vivo non poteva essere esente da bug, alcuni fin troppo grossolani, quali desincronizzazioni (morte del pg) talvolta incomprensibili, anche nelle sessioni in barca, e "convulsioni" durante gli arrembaggi di avversari e non. E in tal senso fa sorridere ad esempio la compenetrazione delle vesti con praticamente qualsiasi oggetto e superficie, comprese le spade che si portano sempre appresso, che anche stando ferme "spunteranno" dalla cappa che indossiamo. Eppure, manfrine tecniche a parte, Assassin's Creed IV è un titolo, forse non il top come mi sarebbe piaciuto (dopotutto la ripetitività di alcune missioni, unita ad alcuni bug riscontrati in fase di gioco, non permettono purtroppo al titolo di raggiungere la perfezione), ma piacevole da giocare.
Lo sviluppatore francese, a parte le solite sbavature, ha infatti puntato tantissimo sulla quantità, mostrando un free-roaming praticamente enorme che fa sfoggio di atmosfere magiche: quelle che possono regalare solamente i Caraibi ed i pirati. Menzione d'onore anche per la parte più riuscita del gioco, ovvero le battaglie navali, nettamente migliorate e che riescono a regalare ore di esplorazione e divertimento in mezzo al mare, a discapito di alcune missioni sottotono sulla terraferma. Insomma, questo nuovo Assassin's Creed non sorprende, come ho spiegato, ma riesce ad immergere il giocatore come non mai in una delle ambientazioni più evocative e vaste di questa generazione, con una storia di contorno di tutto rispetto (anche se l'epicità e l'importanza del Credo, colpa di poche informazioni e spiegazioni non esaurienti o convincenti, qui perde quasi completamente valore) e tantissime cose da fare. Da bocciare invece l'IA, il combat system ed il ritorno all'Abstergo, sarebbe difatti ora di cambiare rotta in quel di Ubisoft, perché questo Assassin's Creed aveva il potenziale per essere grande, peccato invece rimanga ancorato ai bassi standard a cui ormai ci ha abituato la serie. Serie che forse da qui sembrerebbe cominciare, anche se il gioco riesce nuovamente e certamente ad appassionare con le sue vaste locazioni da esplorare, la quantità enorme di missioni e soprattutto di attività collaterali (tra cui l'immancabile, per un pirata, caccia ai tesori), ad accusare un po' di stanchezza. Giacché c'è da ammettere che si è persa buona parte della "sostanza" originale della serie, ovvero correre per i tetti delle città, piombando addosso ai nemici, per lasciare spazio a meccaniche di gameplay portate alla ribalta da AC3 (caccia e navigazione su tutte). Tanto che con un pizzico di coraggio e modificando qualche meccanica si poteva forse addirittura rimuovere quel "Assassin's Creed" dal titolo e lasciare solo "Black Flag", la trama ne avrebbe probabilmente giovato, ma queste sono solo inutili supposizioni. Dopotutto ci troviamo comunque di fronte ad un lavoro confezionato con i fiocchi che non dovrebbe aver difficoltà ad avvolgere tra i suoi flutti, anche ai completi digiuni della serie. Questo è difatti un capitolo, che non solo riesce nell'intento in ogni caso di tenere in pista la serie, ma imperdibile per gli appassionati della saga. Voto: 7+
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