Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/12/2018 Qui - Ho aspettato il Black Friday per acquistare, poiché quasi a secco di titoli, un po' di giochi nuovi, ma purtroppo non ho trovato nessuna strabiliante offerta ed ho dovuto per il momento rinunciare. Per il momento perché il periodo natalizio sta per arrivare e quasi certamente grandi sconti fioccheranno. Ma nel frattempo che ciò accada, ho giocato (anche se in verità è già da un mese e mezzo che ci gioco) ad un titolo che avevo già in libreria, acquistato precedentemente ad un prezzo vantaggioso. Un gioco che aspettavo da tempo, poiché il capitolo precedente a questo di cui oggi vi parlerò, è stato uno dei giochi a cui ho dedicato più tempo negli ultimi anni, per cui non vedevo l'ora di giocarci. E così che finalmente grazie a Steam ho potuto acquistare e giocare, e nella versione ultima e completa, appunto denominata come da titolo XL, versione che comprendendo alcuni DLC ne aumentano ancor di più l'esperienza (già elevata) di gioco (così tanto che il titolo acquisisce mezzo voto in più, perché pur usando gli stessi elementi della versione base, le nuove missioni, più difficili ed incredibili, e tanto altro, convincono ed entusiasmano), a Just Cause 3. Già, per chi lo conosce, uno dei giochi più folli, longevi e distruttivi di sempre. Uno dei free roaming, open world o sandbox che dir si voglia (ci sono infatti elementi dei tre "generi" simili ma comunque diversi in questo titolo), più vasti e in cui cazzeggiare e distruggere viene naturale, anzi, se c'è una cosa in cui Just Cause 3 eccelle (anche se i difetti ci sono comunque) è il "giocazzeggio", e dopotutto non potrebbe non essere altrimenti. Infatti chi approccia Just Cause 3 con l'idea di avere a portata di mano un gioco di cui approfittare di tanto in tanto per farci un giro e divertirsi per due o tre ore di fila a scatenare tutta la distruzione che il prodotto consente, fa la cosa giusta. Difatti da questo punto di vista, il nuovo capitolo delle avventure di Rico Rodriguez è fenomenale. Il punto, però, è che Just Cause 3 viene a mancare in elementi che ormai siamo abituati ad apprezzare anche in giochi fortemente open world o free roaming. Giochi capaci di offrire grande libertà al giocatore, ma senza tralasciare il fascino di una bella trama da seguire, o di un'ambientazione curata in modo convincente. Componenti che in Just Cause 3 latitano pesantemente, anche se con le dovute precisazioni.
Questo perché sull'ambientazione bisogna precisare che tecnicamente e visivamente è di gran livello, e sulla trama bisogna dire che non importante qui è, giacché sinceramente non se ne sente il bisogno, trattandosi appunto di Just Cause 3, di una narrazione importante, ben scritta e narrata, perché essa senza troppi pensieri, senza nessuna auspicabile profondità, funziona bene, complici anche i comprimari di Rico che spaziano dal logorroico e pasticcione Mario Frigo, per la pazza dottoressa che ci fornisce i gadget. E, naturalmente, non mancano le classiche figure come il macho scontroso, la belloccia che prima o poi si concederà a noi e, naturalmente, il vecchio Tom Sheldon, mentore e manager di Rico più interessato ai soldi che alla libertà di Medici, il cui ruolo (questa volta) assume un certo grado di ambiguità in alcune parti del gioco. In generale, però, l'alchimia fra i personaggi funziona bene, e alcune scene fanno davvero sorridere. Ma andiamo con ordine. Questo terzo episodio di Just Cause, una serie iniziata ormai dieci anni fa, che è il capitolo che spinge oltre il limite della credibilità qualunque azione compiuta in gioco, giacché gli sviluppatori non si sono fatti mancare (tra voli, lanci ed esplosioni) nulla e giacché questa avventura incredibilmente fuori di testa sembri buttare nel mezzo qualsiasi cosa vista nei capitoli precedenti e farla riemergere qui in maniera ancor più esagerata, non è comunque migliore del secondo. Certo, Just Cause 2 non era un gioco privo di difetti, ma ebbe il merito di prendere l'idea caciarona e divertente del primo episodio e portarla a nuovi livelli qualitativi. In tal senso da Just Cause 3 mi aspettavo un ulteriore passo avanti, che invece, a mio modo di vedere, c'è stato solo in parte. Dal punto di vista tecnico, per esempio, indubbiamente si sono fatti grandi passi avanti sul modo in cui viene gestita una mappa davvero enorme, all'interno della quale è possibile muoversi a proprio piacimento. Poi, però, quella che è assolutamente un'ottima base per una gran bella resa tecnica si perde in altri dettagli, come la pochezza dei personaggi secondari (nemici o passanti), tutti molto uguali, tutti bruttini, tutti molto stupidi. Peccato perché invece il modello del personaggio principale non è affatto male, sembra di un altro gioco (ma anche proprio di un'altra generazione) rispetto ai comprimari. Anche l'ambientazione, abbastanza spettacolare se la si guarda per dieci minuti, comincia a diventare ripetitiva dopo un paio d'ore, e parliamo di un gioco che ne può durare anche cento (io sicuramente li raggiungerò, anche perché ancora lo devo finire).
Ripetitività che, purtroppo (e qui passiamo dalla realizzazione tecnica alla struttura di gioco), è fortissima anche nelle tante attività secondarie che caratterizzano le ore trascorse con il prodotto. Just Cause 3 è un gioco d'azione in terza persona con fortissima propensione allo sparatutto, caratterizzato da una struttura open world, che offre la possibilità di guidare diversi veicoli di terra, acqua e aria, un po' come in GTA o in altri free roaming, per intenderci. C'è una trama principale, come detto, che non è scritta benissimo e non riesce a coinvolgere più di tanto (anche se non è un grossissimo problema), ma ci sono soprattutto moltissime attività secondarie, che, come già visto nella serie, consistono fondamentalmente nella liberazione delle province dal dominio del dittatore Di Ravello, il nemico principale, un uomo la cui fisionomia e le cui idee mescolano il non plus ultra dei dittatori: vi ritroviamo Stalin, Francisco Franco, Gheddafi e Mussolini, in una sorta di concentrato del male puro che mette in scacco la popolazione con azioni ultra-violente e un meticoloso controllo della propaganda. I centri da liberare, questa volta sul suolo natio del nostro eroe/protagonista, possono essere paesi, basi militari e tanto altro, ma il cuore di ciò che c'è da fare per sottrarli ai cattivi e portarli dalla parte dei ribelli è sempre lo stesso: distruggere tutto. Sfondare tutti i generatori elettrici, far esplodere tutte le cisterne, abbattere tutte le antenne paraboliche, sradicare i cartelloni propagandistici di Di Ravello, tirare giù le statue del dittatore. Elementi che, manco a dirlo, sono sempre uguali, esteticamente. E le missioni di liberazione sono facoltative fino a un certo punto, perché la conquista delle province è abbastanza importante per lo sviluppo del gioco, dal momento che alcune missioni principali si sbloccano solo dopo che determinate province o regioni sono state conquistate. A proposito di sviluppo, non mi ha convinto molto quello del personaggio, e non mi ha convinto in generale il senso di progresso del gioco, che lascia poca soddisfazione al giocatore per le varie conquiste ottenute sulla mappa. Il personaggio, infatti, migliora fondamentalmente solo grazie a dei potenziamenti (detti Mod), ottenibili accumulando ingranaggi, che vengono dati in premio per la buona riuscita delle sfide. Le sfide sono altre attività secondarie che si sbloccano man mano che si conquistano province e regioni, e consistono in gare in cui si cerca di ottenere il maggior numero possibile di punti (e quindi di ingranaggi) distruggendo strutture, cercando di ottenere ottimi tempi alla guida di veicoli, destreggiandosi con la tuta alare e altre attività simili.
La mappa di Just Cause 3 è davvero grossa, e questo è assolutamente uno dei punti di forza del prodotto, ma purtroppo in questo vastissimo territorio si fanno spesso le stesse cose per tutto il tempo. Uno sviluppo del personaggio meglio distribuito lungo le tante attività simili avrebbe giovato. Un'altra cosa che mi ha un po' stupito in negativo è la scarsa presenza di "vita" in quel di Medici, un'isola mediterranea che ricorda i paesaggi tipici del centro Italia ma che, allo stesso tempo, non disdegna di citare in maniera più o meno esplicita le isole greche del Dodecaneso e alcuni scorci tipicamente maltesi. Poca gente per strada e, soprattutto, in molte situazioni pochi veicoli da rubare, che risulta anche un po' scomodo. Il gioco offre fin dai primi momenti, come già visto precedentemente nella serie, la possibilità di richiedere ai propri alleati dei lanci immediati di veicoli e armi, e questo in parte risolve la non abbondante presenza di macchine per strada, ma i lanci vanno centellinati e non possono essere usati all'infinito. Così come i viaggi rapidi (ovvero i teletrasporti in punti precisi della mappa), che richiedono uno specifico oggetto consumabile per poter essere effettuati. Insomma, mi aspettavo decisamente un gioco confezionato meglio. Invece mi sono trovato di fronte a una componente narrativa spesso involontariamente divertente (alcuni dialoghi e alcune scelte di sceneggiatura sembrano venire direttamente dalla testa di un genio del trash), e a una scarsa cura per dettagli che sono invece importanti per far immergere il giocatore in un mondo. Ed è un vero peccato, perché il gioco ha uno spirito di base che trovo adorabile e che, per fortuna, riesce comunque a emergere rendendo il prodotto molto divertente. Le stesse ripetitive missioni di liberazione dei vari territori, per dire, possono risultare divertentissime e anche esaltanti, se le si prende un po' per volta. Il livello di distruzione e follia raggiungibile in Just Cause 3 è davvero esagerato e piacevole. Ah, ecco, e le esplosioni sono fighe anche dal punto di vista tecnico, sia per estetica che per le conseguenze fisiche che possono avere nel corso del gioco. Anche controllare il personaggio non è male, e le varie combo action in cui è possibile sbizzarrirsi, con il rampino, la tuta alare e il paracadute, possono divertire non poco. Il gunplay non è allo stesso livello, invece, e offre poche soddisfazioni, se decontestualizzato dal resto dell'azione e, soprattutto, se abbinato alla deludente intelligenza artificiale dei nemici. Diciamo che la componente sparatutto del gioco va presa più come un elemento di supporto all'azione distruttiva generale, che nel complesso, ripeto, è davvero molto divertente e anche decisamente unica nel panorama videoludico attuale.
E insomma analizzando il gameplay di Just Cause 3 ci si imbatte nelle classiche due facce della medesima medaglia. Da un lato ci troviamo al cospetto di un prodotto estremamente divertente, sia grazie alla esagerazione di ogni singola scena che alla presenza di una mappa incredibilmente enorme. Dall'altro però cotanta beltà viene purtroppo sporcata dalla presenza di azioni completamente identiche, di conseguenza, la sensazione di dover ripetere la solita tipologia di missioni stanca parecchio. E tuttavia partendo dagli aspetti positivi, ecco che comunque è possibile affrontare i vari nemici seguendo diversi tipi di approccio. Rico è armato classicamente di un rampino, di conseguenza può decidere di lasciarsi andare in funamboliche azioni a mezz'aria e magari sfruttare le diverse reazioni che l'ambiente circostante garantisce. Ad esempio se facciamo schiantare un elicottero sulle torri controllate dai nemici è possibile assistere agli effetti generati dallo scoppio. E' proprio questo il vero leitmotiv di Just Cause: la presenza di una serie di routine in grado di far interagire le azioni del nostro alter ego virtuale con gli oggetti presenti nelle varie location. Oltre al rampino, il giocatore può decidere di spostarsi velocemente utilizzando i diversi velivoli o veicoli presenti nel gioco (che spaziano dalla versione medicea di una Vespa 50 fino a carri armati futuristici, ed inoltre vi sono poi barche, motoscafi, ogni genere di veicolo corazzato, dune buggy e auto da corsa, e ogni veicolo può essere pilotato, rubato e aggiunto al nostro garage) oppure sfruttando una tuta alare che, abbinata al rampino, si trasforma in una delle feature più interessanti di tutto il gioco, sia per spettacolarità che per efficacia (non a caso il DLC più importante sfrutta ciò). Un altro aspetto che caratterizza Just Cause 3 si riscontra nella presenza di un sistema che tiene il gioco costantemente connesso ai server di Square Enix. In tal senso c'è da chiarire che Just Cause 3 non però è un gioco always online e non è necessario essere connessi per giocare, ma la connessione è richiesta per mantenere vivo il sistema di classifiche che permette ai giocatori di confrontare in tempo reale le proprie statistiche con quanto sbloccato dagli altri utenti sparsi per il globo. E' bene sottolineare però che il tutto viene sbloccato a patto di aver conquistato un villaggio o avamposto nemico, soluzione che permette quindi agli utenti di effettuare l'unlock di sfide aggiuntive in maniera costante.
E' possibile contare su challenge di ogni tipo, da gare di volo con la tuta alare a sezioni in cui è necessario distruggere ogni elemento sullo schermo, passando per competizioni con automobili e altro. Purtroppo, quanto appena riportato viene colpito dalla stessa problematica legata al gameplay, di conseguenza il fattore ripetitività si farà presto sentire. Un ultimo aspetto che non convince pienamente in Just Cause 3 si identifica nella grafica e la tecnica (anche se in quest'ultima il comparto audio è più che discreto). Partiamo dal presupposto che il numero di location esplorabili è sicuramente altissimo, ma purtroppo colpito dalla presenza di ambientazioni praticamente identiche, se non fosse per qualche raro esempio legato alla presenza di un tempio o poco altro. I villaggi si assomigliano tutti, come del resto le diverse aree mostrate per l'occasione. E così facendo dopo alcune ore si comprende la relativa inutilità dell'esplorazione, e il giocatore è meccanicamente spinto a dirigersi verso le missioni successive, non curandosi dei luoghi che lo circondano. Eppure la ripetitività non condiziona troppo l'esperienza di gioco, di un gioco che nonostante molti elementi criticabili, garantisce picchi di alto divertimento. Perché certo, con una maggiore cura per i dettagli avremmo avuto per le mani un ottimo gioco, anche perché Just Cause 3 non rappresenta un'evoluzione a tutto tondo del secondo capitolo, dopotutto permangono gli stessi difetti, ma se siete dell'umore giusto il divertimento e l'intrattenimento è garantito. Infatti se siete alla ricerca di un prodotto in grado di darvi in mano armi da fuoco di ogni genere, veicoli di qualsiasi tipologia, un rampino e una tuta alare pronti a fare danni, siete nel posto giusto. Se invece cercate un'avventura ricca di avvenimenti, in grado di variare il punto di vista del giocatore in ogni momento e magari zeppa di missioni ispirate da prendere in considerazione allora state pure alla larga da questo terzo capitolo della saga. Un capitolo soprattutto consigliabile perciò agli amanti del "giocazzeggio" e della distruzione totale, che sono disposti a chiudere un occhio sui difetti e sulla ripetitività del prodotto, un prodotto comunque spettacolare, spassoso, adrenalinico ed entusiasmante. Un prodotto che vedrà nuova luce proprio oggi, giornata del lancio ufficiale del quarto (si spera eccezionale) capitolo, che ovviamente ora aspetto con ansia di comprare quando le mie tasche me lo consentiranno, o quando il prezzo non sarà troppo elevato, magari scontato. Voto: 7,5
Ripetitività che, purtroppo (e qui passiamo dalla realizzazione tecnica alla struttura di gioco), è fortissima anche nelle tante attività secondarie che caratterizzano le ore trascorse con il prodotto. Just Cause 3 è un gioco d'azione in terza persona con fortissima propensione allo sparatutto, caratterizzato da una struttura open world, che offre la possibilità di guidare diversi veicoli di terra, acqua e aria, un po' come in GTA o in altri free roaming, per intenderci. C'è una trama principale, come detto, che non è scritta benissimo e non riesce a coinvolgere più di tanto (anche se non è un grossissimo problema), ma ci sono soprattutto moltissime attività secondarie, che, come già visto nella serie, consistono fondamentalmente nella liberazione delle province dal dominio del dittatore Di Ravello, il nemico principale, un uomo la cui fisionomia e le cui idee mescolano il non plus ultra dei dittatori: vi ritroviamo Stalin, Francisco Franco, Gheddafi e Mussolini, in una sorta di concentrato del male puro che mette in scacco la popolazione con azioni ultra-violente e un meticoloso controllo della propaganda. I centri da liberare, questa volta sul suolo natio del nostro eroe/protagonista, possono essere paesi, basi militari e tanto altro, ma il cuore di ciò che c'è da fare per sottrarli ai cattivi e portarli dalla parte dei ribelli è sempre lo stesso: distruggere tutto. Sfondare tutti i generatori elettrici, far esplodere tutte le cisterne, abbattere tutte le antenne paraboliche, sradicare i cartelloni propagandistici di Di Ravello, tirare giù le statue del dittatore. Elementi che, manco a dirlo, sono sempre uguali, esteticamente. E le missioni di liberazione sono facoltative fino a un certo punto, perché la conquista delle province è abbastanza importante per lo sviluppo del gioco, dal momento che alcune missioni principali si sbloccano solo dopo che determinate province o regioni sono state conquistate. A proposito di sviluppo, non mi ha convinto molto quello del personaggio, e non mi ha convinto in generale il senso di progresso del gioco, che lascia poca soddisfazione al giocatore per le varie conquiste ottenute sulla mappa. Il personaggio, infatti, migliora fondamentalmente solo grazie a dei potenziamenti (detti Mod), ottenibili accumulando ingranaggi, che vengono dati in premio per la buona riuscita delle sfide. Le sfide sono altre attività secondarie che si sbloccano man mano che si conquistano province e regioni, e consistono in gare in cui si cerca di ottenere il maggior numero possibile di punti (e quindi di ingranaggi) distruggendo strutture, cercando di ottenere ottimi tempi alla guida di veicoli, destreggiandosi con la tuta alare e altre attività simili.
La mappa di Just Cause 3 è davvero grossa, e questo è assolutamente uno dei punti di forza del prodotto, ma purtroppo in questo vastissimo territorio si fanno spesso le stesse cose per tutto il tempo. Uno sviluppo del personaggio meglio distribuito lungo le tante attività simili avrebbe giovato. Un'altra cosa che mi ha un po' stupito in negativo è la scarsa presenza di "vita" in quel di Medici, un'isola mediterranea che ricorda i paesaggi tipici del centro Italia ma che, allo stesso tempo, non disdegna di citare in maniera più o meno esplicita le isole greche del Dodecaneso e alcuni scorci tipicamente maltesi. Poca gente per strada e, soprattutto, in molte situazioni pochi veicoli da rubare, che risulta anche un po' scomodo. Il gioco offre fin dai primi momenti, come già visto precedentemente nella serie, la possibilità di richiedere ai propri alleati dei lanci immediati di veicoli e armi, e questo in parte risolve la non abbondante presenza di macchine per strada, ma i lanci vanno centellinati e non possono essere usati all'infinito. Così come i viaggi rapidi (ovvero i teletrasporti in punti precisi della mappa), che richiedono uno specifico oggetto consumabile per poter essere effettuati. Insomma, mi aspettavo decisamente un gioco confezionato meglio. Invece mi sono trovato di fronte a una componente narrativa spesso involontariamente divertente (alcuni dialoghi e alcune scelte di sceneggiatura sembrano venire direttamente dalla testa di un genio del trash), e a una scarsa cura per dettagli che sono invece importanti per far immergere il giocatore in un mondo. Ed è un vero peccato, perché il gioco ha uno spirito di base che trovo adorabile e che, per fortuna, riesce comunque a emergere rendendo il prodotto molto divertente. Le stesse ripetitive missioni di liberazione dei vari territori, per dire, possono risultare divertentissime e anche esaltanti, se le si prende un po' per volta. Il livello di distruzione e follia raggiungibile in Just Cause 3 è davvero esagerato e piacevole. Ah, ecco, e le esplosioni sono fighe anche dal punto di vista tecnico, sia per estetica che per le conseguenze fisiche che possono avere nel corso del gioco. Anche controllare il personaggio non è male, e le varie combo action in cui è possibile sbizzarrirsi, con il rampino, la tuta alare e il paracadute, possono divertire non poco. Il gunplay non è allo stesso livello, invece, e offre poche soddisfazioni, se decontestualizzato dal resto dell'azione e, soprattutto, se abbinato alla deludente intelligenza artificiale dei nemici. Diciamo che la componente sparatutto del gioco va presa più come un elemento di supporto all'azione distruttiva generale, che nel complesso, ripeto, è davvero molto divertente e anche decisamente unica nel panorama videoludico attuale.
E insomma analizzando il gameplay di Just Cause 3 ci si imbatte nelle classiche due facce della medesima medaglia. Da un lato ci troviamo al cospetto di un prodotto estremamente divertente, sia grazie alla esagerazione di ogni singola scena che alla presenza di una mappa incredibilmente enorme. Dall'altro però cotanta beltà viene purtroppo sporcata dalla presenza di azioni completamente identiche, di conseguenza, la sensazione di dover ripetere la solita tipologia di missioni stanca parecchio. E tuttavia partendo dagli aspetti positivi, ecco che comunque è possibile affrontare i vari nemici seguendo diversi tipi di approccio. Rico è armato classicamente di un rampino, di conseguenza può decidere di lasciarsi andare in funamboliche azioni a mezz'aria e magari sfruttare le diverse reazioni che l'ambiente circostante garantisce. Ad esempio se facciamo schiantare un elicottero sulle torri controllate dai nemici è possibile assistere agli effetti generati dallo scoppio. E' proprio questo il vero leitmotiv di Just Cause: la presenza di una serie di routine in grado di far interagire le azioni del nostro alter ego virtuale con gli oggetti presenti nelle varie location. Oltre al rampino, il giocatore può decidere di spostarsi velocemente utilizzando i diversi velivoli o veicoli presenti nel gioco (che spaziano dalla versione medicea di una Vespa 50 fino a carri armati futuristici, ed inoltre vi sono poi barche, motoscafi, ogni genere di veicolo corazzato, dune buggy e auto da corsa, e ogni veicolo può essere pilotato, rubato e aggiunto al nostro garage) oppure sfruttando una tuta alare che, abbinata al rampino, si trasforma in una delle feature più interessanti di tutto il gioco, sia per spettacolarità che per efficacia (non a caso il DLC più importante sfrutta ciò). Un altro aspetto che caratterizza Just Cause 3 si riscontra nella presenza di un sistema che tiene il gioco costantemente connesso ai server di Square Enix. In tal senso c'è da chiarire che Just Cause 3 non però è un gioco always online e non è necessario essere connessi per giocare, ma la connessione è richiesta per mantenere vivo il sistema di classifiche che permette ai giocatori di confrontare in tempo reale le proprie statistiche con quanto sbloccato dagli altri utenti sparsi per il globo. E' bene sottolineare però che il tutto viene sbloccato a patto di aver conquistato un villaggio o avamposto nemico, soluzione che permette quindi agli utenti di effettuare l'unlock di sfide aggiuntive in maniera costante.
E' possibile contare su challenge di ogni tipo, da gare di volo con la tuta alare a sezioni in cui è necessario distruggere ogni elemento sullo schermo, passando per competizioni con automobili e altro. Purtroppo, quanto appena riportato viene colpito dalla stessa problematica legata al gameplay, di conseguenza il fattore ripetitività si farà presto sentire. Un ultimo aspetto che non convince pienamente in Just Cause 3 si identifica nella grafica e la tecnica (anche se in quest'ultima il comparto audio è più che discreto). Partiamo dal presupposto che il numero di location esplorabili è sicuramente altissimo, ma purtroppo colpito dalla presenza di ambientazioni praticamente identiche, se non fosse per qualche raro esempio legato alla presenza di un tempio o poco altro. I villaggi si assomigliano tutti, come del resto le diverse aree mostrate per l'occasione. E così facendo dopo alcune ore si comprende la relativa inutilità dell'esplorazione, e il giocatore è meccanicamente spinto a dirigersi verso le missioni successive, non curandosi dei luoghi che lo circondano. Eppure la ripetitività non condiziona troppo l'esperienza di gioco, di un gioco che nonostante molti elementi criticabili, garantisce picchi di alto divertimento. Perché certo, con una maggiore cura per i dettagli avremmo avuto per le mani un ottimo gioco, anche perché Just Cause 3 non rappresenta un'evoluzione a tutto tondo del secondo capitolo, dopotutto permangono gli stessi difetti, ma se siete dell'umore giusto il divertimento e l'intrattenimento è garantito. Infatti se siete alla ricerca di un prodotto in grado di darvi in mano armi da fuoco di ogni genere, veicoli di qualsiasi tipologia, un rampino e una tuta alare pronti a fare danni, siete nel posto giusto. Se invece cercate un'avventura ricca di avvenimenti, in grado di variare il punto di vista del giocatore in ogni momento e magari zeppa di missioni ispirate da prendere in considerazione allora state pure alla larga da questo terzo capitolo della saga. Un capitolo soprattutto consigliabile perciò agli amanti del "giocazzeggio" e della distruzione totale, che sono disposti a chiudere un occhio sui difetti e sulla ripetitività del prodotto, un prodotto comunque spettacolare, spassoso, adrenalinico ed entusiasmante. Un prodotto che vedrà nuova luce proprio oggi, giornata del lancio ufficiale del quarto (si spera eccezionale) capitolo, che ovviamente ora aspetto con ansia di comprare quando le mie tasche me lo consentiranno, o quando il prezzo non sarà troppo elevato, magari scontato. Voto: 7,5
Nessun commento:
Posta un commento