lunedì 13 maggio 2019

Quella volta che ho conosciuto Nicola Legrottaglie

Post pubblicato su Pietro Saba World il 24/12/2018 Qui - Domani si festeggia il santo Natale. Qualche giorno fa partecipavo al Tag di Moz sui Natali del passato (qui), ma ho omesso di raccontarvene uno a cui sono particolarmente legato. Non so se ha prevalso il pudore, o la gelosia di un ricordo che fosse solo mio, ma poi la nostra/mia amica Claudia (venuta a conoscenza di ciò durante una gioviale conversazione), mi ha convinto a scrivere questo post, e così ho fatto. Era il 2003 e, come ogni sera, armeggiavo al mio pc, quando d'improvviso suonò il campanello. Mia madre mi aveva convinto ad indossare quell'odioso maglione elegantino, dicendomi che sarebbero passati a trovarci dei parenti. Così, restai concentrato sullo schermo, finché non sentii una voce maschile che domandava "quindi tu sei Pietro! Ciao!". Mi voltai e restai pietrificato. Era Nicola Legrottaglie, nuovo campione della mia Juventus che quell'anno regalò ai suoi nuovi tifosi una gioia, una piccola vendetta dopo la scottante sconfitta subita mesi prima dalla stessa squadra con cui segnò all'ultimo secondo il gol che avrebbe poi portato la sfida (poi fortunatamente vinta) ai rigori, passato da casa per conoscermi. Con la complicità del sindaco, e di un assessore, i miei genitori avevano deciso di regalarmi un sogno. E ci erano riusciti. E niente, ricordo quella sera come una delle più emozionanti della mia vita, anche se avrei preferito la visita del Capitano, ma tant'è la sua visita gradita esaudì quel piccolo sogno, il sogno che ogni appassionato di calcio vorrebbe venisse esaudito (l'incontro con un giocatore della sua amata squadra), un sogno come quello che avevamo io e Claudia di incontrarci (vista la mia condizione non esattamente "normale", ovvero questa qui), e così è stato settimana scorsa, quando è stato esaudito questo piccolo desiderio (altresì emozionante, come documentato da lei qui) di e per Natale. A tal proposito auguro ad ognuno di voi che mi seguite di realizzare i vostri sogni e di passare un felice e sereno Natale.

La mia personale classifica del 2018

Classifica pubblicata su Pietro Saba World il 13/12/2018 Qui - Avrei voluto quest'anno giocare a più titoli, giacché l'anno scorso riuscii a giocare ad un paio di giochi in più, ma sono comunque soddisfatto di essere riuscito almeno a giocare ad un numero di titoli sufficiente per stilare una classifica, classifica che dopo quella del 2017 (qui), non poteva di certo mancare. E quindi eccola qui la "nuova" classifica. Classifica che come dovreste sapere non contiene giochi del tutto recenti (tranne uno), ma tuttavia giochi a cui ho giocato con piacere, anzi, quest'anno fortunatamente nessuno sotto la sufficienza, e quindi con grande soddisfazione ecco "La mia personale classifica del 2018".


8. Intrattenimento non eccezionale ma sufficientemente piacevole, originale e adrenalinico. (6+/10)

domenica 12 maggio 2019

Geek League: Geekmas - La mia letterina nerd & speciale Topolino

Post pubblicato su Pietro Saba World il 10/12/2018 Qui - "Si respira aria di festa, a Geek City: anche per i membri della Geek League, miracolosamente liberi da missioni e team up, sta per arrivare il Natale. E la festa si fa ancora più grande, con l'arrivo di una tag di Riccardo, aka Riky Smash-knees, che invita l'intera League a parlare della magia del Natale. Ma quando i nostri eroi si mettono al computer per partecipare alla tag, ecco che scatta una trappola: l'invito non veniva da Riki, ma da un nemico misterioso, che riporta ogni membro dell'intera squadra all'età di sei anni! Chi mai salverà Geek City, ora che i suoi difensori sono troppo impegnati a scrivere le letterine per Babbo Natale?" Caro Babbo Natale, dovresti sapere che non ho mai chiesto niente che non mi potessi portare, ma sai quest'anno cosa vorrei? Sì, era già chiaro quando vidi il film, quando vidi Big Hero 6 la prima volta, quando vidi questo buffo e pacioccoso (ma non solo) compagno d'avventure che tutti vorrebbero al proprio fianco, ebbene vorrei un Baymax tutto mio, uno vero però. Chiedo forse troppo? Probabilmente sì, ma tu sei Babbo Natale, e tutto puoi, quindi mi raccomando.

Just Cause 3 XL

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/12/2018 Qui - Ho aspettato il Black Friday per acquistare, poiché quasi a secco di titoli, un po' di giochi nuovi, ma purtroppo non ho trovato nessuna strabiliante offerta ed ho dovuto per il momento rinunciare. Per il momento perché il periodo natalizio sta per arrivare e quasi certamente grandi sconti fioccheranno. Ma nel frattempo che ciò accada, ho giocato (anche se in verità è già da un mese e mezzo che ci gioco) ad un titolo che avevo già in libreria, acquistato precedentemente ad un prezzo vantaggioso. Un gioco che aspettavo da tempo, poiché il capitolo precedente a questo di cui oggi vi parlerò, è stato uno dei giochi a cui ho dedicato più tempo negli ultimi anni, per cui non vedevo l'ora di giocarci. E così che finalmente grazie a Steam ho potuto acquistare e giocare, e nella versione ultima e completa, appunto denominata come da titolo XL, versione che comprendendo alcuni DLC ne aumentano ancor di più l'esperienza (già elevata) di gioco (così tanto che il titolo acquisisce mezzo voto in più, perché pur usando gli stessi elementi della versione base, le nuove missioni, più difficili ed incredibili, e tanto altro, convincono ed entusiasmano), a Just Cause 3. Già, per chi lo conosce, uno dei giochi più folli, longevi e distruttivi di sempre. Uno dei free roaming, open world o sandbox che dir si voglia (ci sono infatti elementi dei tre "generi" simili ma comunque diversi in questo titolo), più vasti e in cui cazzeggiare e distruggere viene naturale, anzi, se c'è una cosa in cui Just Cause 3 eccelle (anche se i difetti ci sono comunque) è il "giocazzeggio", e dopotutto non potrebbe non essere altrimenti. Infatti chi approccia Just Cause 3 con l'idea di avere a portata di mano un gioco di cui approfittare di tanto in tanto per farci un giro e divertirsi per due o tre ore di fila a scatenare tutta la distruzione che il prodotto consente, fa la cosa giusta. Difatti da questo punto di vista, il nuovo capitolo delle avventure di Rico Rodriguez è fenomenale. Il punto, però, è che Just Cause 3 viene a mancare in elementi che ormai siamo abituati ad apprezzare anche in giochi fortemente open world o free roaming. Giochi capaci di offrire grande libertà al giocatore, ma senza tralasciare il fascino di una bella trama da seguire, o di un'ambientazione curata in modo convincente. Componenti che in Just Cause 3 latitano pesantemente, anche se con le dovute precisazioni.

Very Pop Blog - I miei Natali del passato

Post pubblicato su Pietro Saba World il 28/11/2018 Qui - All'inizio avevo deciso, memore di un Tag simile sul Natale proposto l'anno scorso (qui), di non partecipare quest'anno a nessun Tag a tema natalizio, ma poi visto che ho partecipato sempre volentieri a tutti i Tag proposti dal Moz O'Clock e visto soprattutto la nomination ricevuta proprio ieri dalla carissima Claudia, non ho potuto dire di no. E così eccomi oggi continuare a raccontare, meglio ricordare, atmosfere di un tempo trascorso, al di là delle epoche vissute. Sì perché dopo aver raccontato i nostri/miei anni '80, i nostri/miei anni '90, le nostre/mie estati del passato, oggi parliamo/parlo del Natale vissuto durante la giovinezza. Come? Semplice, grazie appunto al Tag "Very Pop Blog", un Tag, di cui immagine si può usare quella che più ci piace o più semplicemente riproporre quella dell'originale, che consiste in: 1) Elencare tutto ciò che è stato un simbolo dei nostri Natali del passato, in base ai vari macroargomenti forniti; 2) Avvisare Moz dell'eventuale post realizzato, contattandolo in privato o lasciando un commento a https://mikimoz.blogspot.com/2018/11/natali-da-bambini.html ; 3) taggare altri cinque bloggers, avvisandoli (su quest'ultimo punto però devo declinare, perché ormai ho rinunciato da tempo a fare nomination, e tuttavia anche senza nomination ognuno è libero di riproporlo se vuole nei loro rispettivi blog). Ebbene, ecco le mie risposte.

Hallowgeek 2018: La paura fa novanta VIII

Post pubblicato su Pietro Saba World il 31/10/2018 Qui - Avevo già in programma anche quest'anno di proporre la recensione di un film adatto e da consigliare per Halloween, e il programma sarà rispettato, anche se con un po' di ritardo e con un orario differente dalla consueta pubblicazione, ovvero nel primo pomeriggio di oggi, perché prima devo, con questo post a tema, rispondere alla convocazione della Geek League, combriccola di blogger che ha pensato bene di proporre per questa speciale giornata una rassegna di episodi speciali di una serie (animata e non) a tema Halloween da esaminare. E così, sapendo bene che, se c'è una serie in cui è facile pescare a piene mani nel suddetto tema, quella è I Simpson, ho scelto di prendere ad esamina una puntata dei classici annuali di questa straordinaria serie animata, annuali Halloween Special che in America vanno tanto di moda. E così, memore di aver già nominato la puntata speciale de La paura fa novanta VIII del 1997 in occasione della recensione nella Notte Horror del film La Mosca, ho scelto proprio quella per rispondere alla chiamata. Se infatti conoscete almeno un pochino il mondo simpsoniano, sapete che uno no degli elementi che compongono il grandioso successo degli speciali di Halloween de "I Simpson", è l'intelligente uso di citazioni di grandi film. A tal proposito se volete scoprire di più, anche sulla puntata in questione della nona stagione, e conoscere tutte le citazioni od informazioni, questo è il link su cui cliccare, questo è il blog su cui bazzicare, quello di Marco Grande Arbitro di Gioco Magazzino e la sua Simpsonspedia (io mi limiterò a commentare solamente ogni intermezzo). Come dicevo, nei tre intermezzi la più grossa citazione è al bellissimo film "La Mosca", di David Cronenberg, ma gli altri non sono da meno, e rappresentano bene l'anima di questi special, e quindi ecco cosa ne penso della quarta puntata della nona stagione.

I miei diari della scuola

Post pubblicato su Pietro Saba World il 11/09/2018 Qui - Alcuni blogger (non ricordo quanti e chi sinceramente) ci hanno già pensato e l'hanno realizzato un post del genere, un post fatto per far conoscere e voler ricordare un periodo che molti rimpiangono (altri decisamente no, ma non io, che indietro nel tempo ci andrei volentieri per ritrovare i miei "vecchi" compagni, perlopiù amici, che hanno allietato un periodo sicuramente importante per tutti), ovvero quello riguardante la "carriera" scolastica di ognuno di noi, e tramite i propri (personali e non) diari. E siccome tra pochi giorni il nuovo anno scolastico comincerà, ho voluto proprio adesso, proprio in questo periodo, proporvi ciò, per far appunto un viaggio nei miei ricordi e farvi così sapere quali sono stati I miei diari della scuola, diari che, anche se li avrei voluto conservare, purtroppo non ho più in mio possesso (e in tal senso le foto sono state prese a titolo dimostrativo da internet). E tuttavia e nonostante questo, proprio non potevo dimenticare quali di questi diari sono stati i miei fedeli "compagni", soprattutto di "scarabocchio", dei miei anni di scuola, cominciati nell'anno 1990 e conclusi nel 2003, 13 anni in cui dopo un inizio sorprendentemente (ed apparentemente) tranquillo, anche perché a scuola volevo comunque andarci (i problemi arriveranno dopo che si capirà cosa significhi davvero l'istruzione), è finita come una liberazione, una liberazione dai compiti e dalla stessa scuola, mica per altro ovviamente. Ed eccovi quindi quali sono stati i miei strumenti di "appunti scolastici", i strumenti che ogni anno, almeno i più, sceglievano dal cartolaio di fiducia.

Aliens vs Predator

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/10/2018 Qui - Dopo aver rivisto tutti i film della saga di Alien, compreso l'ultimo film (qui) e soprattutto la saga spin-off di Aliens vs Predator, avevo voglia di "vendetta", avevo voglia di ammazzare un po' di Alien, e così (grazie anche ad un'imperdibile offerta) ho acquistato l'omonimo gioco sparatutto Aliens vs Predator del 2010, e me ne sono praticamente innamorato, o almeno, mi sono tanto divertito e ne sono rimasto molto colpito, giacché è stata la prima volta (non ho mai acquistato titoli precedenti) che mi sono ritrovato di fronte ad un gioco che permetteva di impersonare tre "razze", un povero novellino appena reclutato nei marines coloniali, un coriaceo lucertolone alieno che proprio non vuole fare la cavia da laboratorio, e un predatore tanto potente quanto letale. E insomma è stato un "piacevole" intrattenimento, anche se poi la trama alla base della vicenda è abbastanza scarna e priva di grossi colpi di scena. I Predator (ultimamente al cinema), come al solito, girano per lo spazio seminando uova di alieno sui vari pianeti, per poi combatterli e mettere alla prova il loro valore di cacciatori. La situazione degenera quando le pericolose uova finiscono su un pianeta popolato da esseri umani: invece di scappare a gambe levate come il buon senso suggerirebbe, i nostri pronipoti iniziano a condurre esperimenti genetici sugli Aliens. Naturalmente questo non sarebbe un fanta-horror se le cose non peggiorassero irrimediabilmente, e quando questo accadrà avremo la possibilità di visitare le varie ambientazioni del gioco impersonando i tre protagonisti principali, assistendo così all'evolversi della vicenda dai loro punti di vista diametralmente opposti. L'avventura è suddivisa in vari livelli per ogni personaggio. Alla fine di ogni livello è possibile decidere se continuare con la stessa razza o giocare il prossimo livello con una delle altre due. Io l'ho fatto completando le tre campagne nell'ordine suggerito dal gioco (Marine, Alien e infine Predator), e ho fatto bene, anche perché solo in questo modo si può godere meglio la storia e assaporare il senso di potere che si prova a comandare creature sempre più forti e letali. Se la vicenda è uguale per tutti, assolutamente differente è il modo con cui questa viene vissuta (le tre diverse campagne proposte forniscono infatti una diversa prospettiva sull'unico filone narrativo) nei panni dei tre diversi personaggi controllabili (ognuna con particolari caratteristiche e abilità uniche).

The Awesome Adventures of Captain Spirit

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/10/2018 Qui - Quando tre anni fa i Dontnod pubblicarono per la prima volta Life is Strange, la loro avventura grafica ad episodi con protagoniste due teenager, non immaginavano quale sarebbe stata la portata di questo prodotto (è praticamente un capolavoro). Non immaginavano nemmeno il trionfo che sarebbe arrivato, così inaspettato che sull'onda dell'entusiasmo (ricevuto) hanno poi proposto (ricompensando il pubblico) una mini stagione prequel, Life is Strange: Before the Storm (che ancora mi manca), e infine hanno annunciato (nel 2017) il sequel Life is Strange 2. Tuttavia abbastanza inaspettatamente ecco arrivare (dopo una sorprendente rivelazione all'ultimo E3), e in forma completamente gratuita (su tutte le piattaforme), lo spin-off, più un'antipasto alla seconda stagione del franchise, intitolato The Awesome Adventures of Captain Spirit, una storia dalle dimensioni ridotte (ma intensa) che, sebbene non sia ambientata ad Arcadia Bay (la città teatro delle vicende dei due precedenti giochi) si inserisce nel medesimo universo. E quindi senza pensarci l'ho scaricato e ci ho giocato e ne sono piacevolmente affascinato, anche perché quella raccontata dagli sviluppatori è una storia qualsiasi ma che diventa unica perché pur nella sua immediatezza, semplicità e brevità, ci pone di fronte a frammenti di vita quotidiana ma al tempo stesso personale. La storia parla di Chris, un ragazzino dall'immaginazione molto fervida, che vive con il papà Charles. Capiamo fin da subito che la mamma è venuta a mancare da poco e che la convivenza fra i due non è semplice, sebbene si vogliano molto bene. Il gioco ci fa impersonare Chris in una sua giornata tipo: abbiamo una lista di cose da fare disegnata su un foglio di carta che contiene le attività tipiche di un ragazzino. La prima avventura si svolge di sabato mattina e apprendiamo che Natale è vicino, Chris vorrebbe uscire con il padre per comprare un albero di Natale, ma in tv c'è un importante match di Basket e quindi tutti gli impegni vengono rimandati al termine della partita. È in questa occasione che intuiamo i problemi di alcolismo dell'uomo e anche che tende a diventare violento dopo aver bevuto. L'obiettivo del gioco diventa quindi svolgere (in un'ambientazione ristretta ma "espandibile") le piccole azioni (missioni tutte frutto della fantasia di Chris che però, così, riesce a superare anche alcune sue paure ed a combattere la noia) sulla lista di cose da fare di Chris (tra easter egg e missioni "pericolose" da vincere) che ci permettono di scoprire maggiori dettagli della trama. Una trama che permette al protagonista e spettatore di divertirsi, riflettere e spaventarsi, non mancano infatti i momenti di tensione (come quelli esplorativi).

For Honor

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/10/2018 Qui - Nell'attuale panorama videoludico non esiste un gioco come For Honor (forse perché a giochi simili ci avrò giocato pochissime volte) e in un primo momento le sue meccaniche di gioco (quelle di un picchiaduro con elementi hack and slash) possono spiazzare l'utente. In tal senso questo titolo di Ubisoft (anch'esso regalatomi dalla suddetta piattaforma mesi fa) non è sicuramente per tutti, è un gioco che va capito, tenendo bene in considerazione che l'aspetto primario è il comparto multiplayer. Così tanto primario che è bene precisare che qualunque modalità andiamo ad affrontare necessita di una connessione costante alla rete. Fortunatamente però, anche se l'essenza di gioco la si trova solo affrontando l'online (cosa che in verità non ho del tutto apprezzato, giacché sopporto poco la modalità multigiocatore) For Honor include al suo interno anche una modalità single player. Una modalità, una campagna (che può essere affrontata anche in cooperativa, che è composta da tre capitoli, ognuno include al suo interno ben sei missioni, che ci portano a conoscere nel dettaglio le terre natie e il background delle tre fazioni coinvolte nell'eterno conflitto), che seppur è solo necessaria a introdurre le meccaniche di base e funzionante come lungo tutorial, è riuscito, almeno personalmente, a soddisfarmi. La trama infatti (che racconta la storia di un mondo dilaniato dal conflitto, a seguito di un cataclisma di proporzioni gigantesche, in cui dopo una flebile serenità la personificazione della guerra e l'antagonista indiscussa del gioco, Apollyon, fa scoppiare terribili e sanguinolenti scontri così per diletto), seppur manchevole di colpi di scena degni nota, è buona. Essa difatti (che tiene impegnato l'utente per circa 6 ore ad un livello normale di difficoltà, di più ovviamente in base alla difficoltà o se si vogliono ottenere tutti i collezionabili presenti nelle varie location) si lascia seguire molto piacevolmente. Certo, la ripetitività tra un livello e l'altro si sente, e in tal senso Ubisoft poteva osare di più per garantire una campagna molto più longeva e definita, ma a conti fatti, anche se la modalità serve solo come allenamento, che cerca appunto di preparare al meglio il giocatore per scendere successivamente sui campi di battaglia del comparto multiplayer (nel corso della campagna, infatti, conosceremo le varie fazioni, Vichinghi, Samurai e Cavalieri, e le classi, Avanguardia, Pesante, Assassino e Ibrido, presenti nel gioco con i loro punti di forza e loro debolezze), va benissimo così.

Need For Speed: Most Wanted

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/10/2018 Qui - Sono passati ben 24 anni dall'uscita del primo Need For Speed. In tutti questi anni la serie ha avuti diversi alti e bassi, ma uno dei titoli che ha riscosso più successo è stato senza dubbio Most Wanted nel 2005. EA decide nel 2012 perciò di riportare in vita lo storico capitolo affidando lo sviluppo a Criterion Games, già autori del precedente NFS: Hot Pursuit e della (magnifica) serie Burnout (soprattutto del penultimo capolavoro che fu Burnout Paradise). E in tal senso Need For Speed: Most Wanted (anch'esso ricevuto in regalo, in questo caso dalla piattaforma Origin più di un anno fa) più che essere considerato un reboot o un sequel, può essere considerato l'erede spirituale di Burnout Paradise, giacché i produttori rimangono fedeli al loro stile senza mezze misure (praticamente è come se avessero solamente aggiunto la presenza della polizia ed un parco auto su licenza), tanto che probabilmente il titolo doveva essere Need for Burnout. E tuttavia, anche se proprio per questo fatto che il suddetto (che figlio di alcune scelte concettuali discutibili è incapace di apportare incisive innovazioni al genere, giacché riprende sostanzialmente la stessa formula di gioco) non riesca a conquistare la vetta dei racing game, e nonostante alcuni difetti (su tutti la scelta rischiosa e non del tutto riuscita di un open world pienamente accessibile da subito), Need for Speed: Most Wanted è un titolo accattivante, divertente e dichiaratamente destinato agli amanti dei racing game di stampo arcade. Di certo non è un capolavoro ma l'intelaiatura è buona: un sistema di controllo semplice ed immediato, una città da esplorare a rotta di collo ed una modalità single player variegata che si affaccia in rete scardinando il confine tra gioco in solitaria e multiplayer (che purtroppo ho potuto provare raramente dati gli anni passati), e poi tecnicamente il gioco è di buona fattura, certamente più dello sciapo e passabile, sia per la storia (trita) che per il suo gameplay stucchevole, capitolo precedente, che non è stato Hot Pursuit, ma The Run, uscito in mezzo ai due, un episodio che non ha convinto pienamente, proprio per la sua lontananza dal mondo di Need for Speed e dalle caratteristiche tipiche di questi giochi. Certo, in verità questo nel complesso decisamente migliore non è (proprio per la sua strana fusione) ma almeno tutto il resto (in parte) è al posto giusto. Ma prima di sapere cosa sì e cosa no, ecco la trama, anche se una vera e propria non c'è, di NFS: Most Wanted, infatti veniamo immediatamente catapultati per le strade dell'immaginaria città di Fairheaven, e il nostro scopo sarà quello di scalare la classifica dei 10 Most Wanted e conquistare le loro macchine (di queste 31, tutte con licenze ufficiali, possono essere sbloccate semplicemente trovandole per strada, in tal senso la città e i dintorni sono liberamente esplorabili). Naturalmente non sarà un'impresa facile, e prima di poter sfidare questi particolari piloti e i loro bolidi dovremo guadagnare diversi Speed Point. Questi potranno essere acquisiti in diversi modi, come sfrecciare ad alta velocità davanti ai vari autovelox sparsi per la mappa o esibirsi in lunghe derapate, ma il modo più rapido è completare le sfide (che si dividono in 4 tipi principali, gare classiche, di velocità, circuiti e imboscate da cui sfuggire) legate ad ogni macchina presente nel gioco.

Assassin's Creed IV: Black Flag

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/09/2018 Qui - Correva l'anno 2007 e l'utenza videoludica si preparava a fare un salto nella storia, con un certo interesse aggiungerei, preparandosi ad affrontare avventure virtuali contro ogni sorta di nemici, balzando tra epoche storiche di rinomato spessore. Ora, a distanza di 11 anni, la Ubisoft non ha ancora smesso, e credo mai smetterà, di proporci ogni anno il suo nuovo Assassin's Creed, e quindi di vestire ancora una volta i panni dell'assassino provetto e di ributtarci a capofitto nella sua epica storia, che quest'anno appunto ha visto la luce per l'undicesima volta con il titolo Odyssey. Tuttavia io, non sono riuscito a stare al passo (i prezzi sempre più esorbitanti hanno frenato gli acquisti), e oggi vi parlerò del suo ultimo a cui ho giocato, ovvero il sesto capitolo di questa strabiliante saga videoludica intitolato Assassin's Creed IV: Black Flag, titolo del 2013 che incredibilmente, e fortunatamente proprio prima che stavo finalmente per comprarlo, è stato dato in omaggio mesi fa dalla piattaforma ludica di Ubisoft, anche se nella versione standard (cosicché per me che ho sempre completato il gioco al 100%, ho dovuto "rinunciare" a farlo). E quindi dopo essere stati Altair Ibn-La'Ahad, Ezio Auditore, Connor Kenway ed in parte anche Aveline (nello spin-off a cui ho anch'io giocato), è arrivato il momento di vestire i panni del pirata, più precisamente di Edward Kenway e calarsi nei meravigliosi Caraibi ricreati ad hoc da una Ubisoft sempre capace di reinventarsi ogni volta. E in tal senso va dato merito allo sviluppatore francese di come ogni release riesca a tirare su le sorti di un titolo che porta quasi una cadenza semestrale. Certo, anche questa volta ci si ritrova di fronte all'ennesimo Assassin's Creed e a varianti di formule stra-riciclate, eppure come ogni anno (come ogni volta) l'appeal creato da questa saga è talmente alto da essere sempre apprezzato sia dalla critica che dai giocatori. Io personalmente dopo il non esaltante (ma comunque alquanto affascinante) Assassin's Creed III mi aspettavo un cambio di rotta netto, ma che così drastico purtroppo non è stato, anche se questo Assassin's Creed IV: Black Flag risulta comunque uno dei migliori esponenti del franchise. Forse il picco massimo raggiunto dopo il secondo ed inarrivabile capitolo (a cui sono davvero molto affezionato).

La mia collezione di Topolino

Post pubblicato su Pietro Saba World il 02/08/2018 Qui - Quasi un anno fa, anzi, praticamente un anno fa, era il 3 agosto (qui) vi parlai di come e perché il Topolino era il mio passatempo estivo. Un passatempo che tuttavia non ho più ripreso in modo costante, ma che ultimamente ha trovato nuova linfa in me grazie anche a tanti post sull'argomento di alcuni amici blogger, che come me hanno sempre avuto una passione smodata per questo "classico" dei fumetti, un classico che ha tenuto compagnia a tante generazioni di appassionati. E così dopo aver spulciato nella mia libreria alla ricerca di questi fumetti, ho deciso di farvi vedere la mia collezione attraverso delle immagini scannerizzate della loro copertina, copertina che negli anni ha subito alcune modifiche, ma che rimangono sempre e comunque marchi distintivi di questo genere di passatempo letterario. Collezione che conta (e da quello che so nessuno è stato mai buttato, ma così sicuro purtroppo non sono) 80 Topolino, che raggruppa un arco lungo di 12 anni. Il primo numero infatti è del 1996, il numero 2119 del 9 luglio, un numero a cui sono legato proprio perché era estate e non avendo niente da leggere scelsi proprio il Topolino per una lettura non impegnativa. L'ultimo numero invece è del 2008, il numero 2760 del 21 ottobre, un numero speciale quello con Wall-E, film che ho adorato parecchio, che ha segnato però la fine. Una fine tuttavia solo cartacea, giacché ho letto altri numeri successivi (anche ultimamente) in modo digitale, ma questo è un altro discorso, ora concentriamoci sui numeri cartacei, a cui aggiungerò alcune news, e infine vedrete anche altre copertine di altri fumetti che ho trovato nella mia libreria, piena soprattutto di videogiochi (a cui dedicherò forse un post però più in là).

Geekoni Film Festival: Labyrinth - Dove tutto è possibile (1986)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/07/2018 Qui - Nel 1986 avevo appena un anno, e il cinema non sapevo neanche cosa fosse, negli anni ho visto poi migliaia di film, ma non quest'opera, che ho scelto finalmente di vedere in occasione del Geekoni film festival organizzato tra alcuni amici blogger e finalizzato alla scoperta e/o riscoperta di film per ragazzi (la lista completa dei partecipanti la troverete a fine post con annessi i link di chi ha già partecipato), un'opera davvero strabiliante che seppur dimostra tutti i suoi anni, anche a causa di qualche momento di stanca, sa ancora stupire ed emozionare per buona parte della visione. Così tanto che se l'avessi visto da bambino o ragazzo probabilmente sarebbe diventato per me un cult, sarebbe divenuto un mio capolavoro personale (anche se in parte lo è, seppur non cinematograficamente parlando, comunque per molti). E allora me lo son visto, per la prima volta, a 33 anni suonati. Probabilmente non è l'età giusta per guardare un film, Labyrinth: Dove tutto è possibile (Labyrinth), film fantastico del 1986 diretto da Jim Henson (maggiormente conosciuto per essere l'inventore dei Muppets), che ha ben altro target di pubblico, ma allo stesso tempo alla mia età si vedono meglio i pregi e i difetti di un film che all'epoca avrà certamente entusiasmato, divertito ed emozionato milioni di bambini, ragazzi e probabilmente adulti. Cosa che in parte è successo anche a me, perché Labyrinth, prodotto da George Lucas e scritto da Terry Jones (uno dei fondatori dei Monthy Python), se da un punto di vista puramente visivo è un gioiellino, da un punto vista puramente cinematografico è davvero un bellissimo e fantastico film, dopotutto vedere questo film è come leggere una fiaba dei fratelli Grimm: un film dolce, semplice, ma che fa veramente sognare. Non a caso solo un bambinone mai cresciuto come Jim Henson (i suoi Muppets, tra show e film, sono ormai un cult dell'immaginario collettivo) poteva portare sul grande schermo un film che parla del difficile passaggio dall'adolescenza spensierata all'età adulta piena di responsabilità. Lo fa nel modo più consono, con leggerezza, attingendo a tutta la letteratura che tratta l'argomento, come Il Mago Di Oz e Alice Nel Paese Delle Meraviglie, e ambientandolo proprio nel mondo delle fantasie dei bambini, pieno di magia, pupazzi, creature fantastiche e orribili allo stesso tempo.

Watch Dogs

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/06/2018 Qui - Non so, sarà stato forse un bug, sarà stato lo stesso sistema di gioco, ma ho trovato parecchie difficoltà a giocare a Watch Dogs, videogioco action-adventure (sviluppato da Ubisoft Montréal) del 2014. Il gioco infatti, avuto in regalo mesi fa dalla piattaforma Uplay, non mi ha permesso di cambiare e personalizzare i comandi, e si sa che se quando si gioca soprattutto dal PC non avere la possibilità di farlo penalizza la giocabilità, o almeno per me (viste soprattutto le mie "leggere" difficoltà manuali) è stato così. Anche se in ogni caso, dopo essermi adattato in qualche modo (nonostante tanti bottoni da destra e sinistra e soprattutto alcune "combo" fastidiose) sono riuscito a giocare e anche con discreti risultati, anche perché il gioco, nonostante alcuni difetti, è riuscito comunque a divertirmi, non tantissimo in verità ma sufficientemente. Watch Dogs difatti, di cui c'è già un sequel e il terzo è stato annunciato all'E3 del 2018 (a tal proposito anche questo fu annunciato all'E3, ma nel 2012), che mi ha comunque deluso per alcuni aspetti, è un gioco molto interessante, innovativo e solido, anche se imperfetto. Ma per comprendere, conoscere e sapere meglio partiamo dal principio, ed analizziamo tutti i dettagli. Partiamo ovviamente dalla componente narrativa, che sostanzialmente gira intorno alla (classica) vendetta, nuda e cruda. Il nostro alter ego (Aiden Pierce) è infatti tormentato dalla perdita della nipote, perdita causata dalle nostre attività illegali da hacker e ladro informatico, ovviamente questo non fa altro che farci arrabbiare ancora di più e ci lanceremo quindi alla ricerca di chiunque si sia macchiato di tale omicidio. Peccato che nonostante la trama (tuttavia prevedibile) riesce comunque a tenere vivo l'interesse in chi sta giocando, anche solo per scoprire come l'epopea della famiglia Pierce andrà a finire, lo sviluppo quasi sempre lineare e classico non aiuta, perché nonostante l'argomentazione particolare (l'hacking ricoprirà un ruolo fondamentale) in ciò i personaggi, pur essendo dotati di una discreta dose di carisma, non raggiungono quasi mai quella carica emotiva che ci si aspetterebbe da un gioco con una componente narrativa così forte. Certo, la trama è solamente uno strumento a servizio di una giocabilità che tuttavia offre qualcosa di variopinto e divertente nel mondo degli open world, mi riferisco ovviamente al sistema di hacking, ma mi aspettavo qualcosa in più.

Very Pop Blog - Le mie estati del passato

Post pubblicato su Pietro Saba World il 12/06/2018 Qui - Si sa, l'estate è forse il periodo più bello dell'anno, o almeno per bambini lo è sicuramente, certamente lo è stato per noi nati negli anni '80, noi che abbiamo nel decennio successivo vissuto estati indimenticabili. E' per questo che il nostro fedele amico Miki del Moz O'Clock, per ricordare quel fantastico periodo, ha deciso di proporre questo post, questo Tag, che consiste nel:

1 - Elencare tutto ciò che è stato un simbolo delle nostre estati da bambini, in base ai vari macroargomenti forniti;
2 - Avvisare Moz dell'eventuale post realizzato, contattandolo in privato o lasciando un commento sul suo blog.
3 - Taggare altri cinque bloggers, avvisandoli.

E quindi, nonostante molte cose ho già detto, cose che sicuramente qui ripeterò (altre invece abbastanza "nuove"), ecco LE MIE ESTATI DEL PASSATO.


GIOCO IN CORTILE
Di mattina o pomeriggio era indifferente, quando potevo scendevo di casa e giocavo con gli amici del quartiere a nascondino e/o calcio. Mentre la bicicletta, non sempre avuta e non sempre a disposizione in paese, la usavo davvero poco.

GIOCO IN SPIAGGIA
Ero un bambino abbastanza "standard", anche se pistole ad acqua i miei genitori non mi compravano, usavo semplicemente infatti paletta e secchiello, e con la sabbia al massimo ci facevo le polpette. Tuttavia giocavo spesso a racchettoni, anche se non erano mai i miei.

Deus Ex: Mankind Divided

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 08/05/2018 Qui - Dopo l'ottimo Human Revolution (pessimo invece fu il suo spin-off The Fall), era lecito aspettarsi che Eidos Montreal avrebbe innalzato Mankind Divided (sesto ed ultimo forse capitolo della saga Deus Ex), partendo proprio dalle solidissime basi gettate dal suo predecessore (di cui questo è il sequel diretto). E in effetti, non solo tutti gli aspetti migliori della produzione sono ancora lì, ad incastrarsi perfettamente l'uno con l'altro, ma gli spigoli del vecchio capitolo (pochi a dir la verità) sono stati smussati per trarre il meglio da questa prima incarnazione del franchise sull'attuale generazione. Il background, l'aspetto esplorativo e la meravigliosa contestualizzazione delle ambientazioni sono infatti tutti elementi che risultano più che mai efficaci nel trascinarci in un mondo vivo e credibile. Dopotutto i quattro anni intercorsi tra Human Revolution e questo Deus Ex: Mankind Divided hanno permesso ai produttori, di lavorare alacremente di ottimizzazione e rifinitura, presentandoci, a tutti gli effetti, una versione 2.0 di Human Revolution, arricchita e trasportata all'ennesima potenza, riuscendo nell'impresa di regalarci nuovamente una delle esperienze videoludiche migliori degli ultimi anni. Una trama degna di un kolossal hollywoodiano, piena di risvolti umani, sociali e di spunti di riflessione sul mondo in cui viviamo, ci condurrà attraverso le oltre venticinque ore di gioco necessarie per completare debitamente Mankind Divided (che i fan del genere cyberpunk non si saranno fatti certo scappare, anche se ho aspettato di comprare da Steam la versione completa) trama che, unita ad una giocabilità e ad una libertà di azione fuori dal comune, ci consegna un gioco praticamente e graficamente appagante. Tuttavia oltre a una trama davvero accattivante, Deus Ex: Mankind Divided nasconde un gameplay in grado di unire diversi generi in un'avventura più stealth che action. Ma ecco in ogni caso quali sono i punti di forza, e quelli deboli (perché seppur pochi ci sono comunque), della nuova fatica di Square Enix.

Geek League: La mia compilation Geek

Lista pubblicata su Pietro Saba World il 21/03/2018 Qui - Dopo un'assenza lunga più di un mese (qui la mia scheda e qui il mio oggetto geek), finalmente la combriccola dei Nerd/Geek fondata dal sempre attivo Moz, si è nuovamente riunita, ed ha deciso di proporre questa volta una minicompilation personale tematica generale (sigla telefilm, sigla cartoon, sigla programma tv, colonna sonora film, videogame). E poiché non potevo mica esimermi nel farlo e giacché l'idea mi è piaciuta fin da subito, mi trovo qui oggi a proporvi i 5 pezzi/stacchi musicali delle 5 categorie. Cinque canzoni o musiche che nell'intera mia vita hanno segnato indelebilmente la mia memoria e la mia esistenza, a cominciare dal cinema.

Sinceramente non è stato facile decidere e scegliere tra le tante pellicole mie preferite la "mia" colonna sonora,
tuttavia per semplificarmi la scelta ho "solamente" preso in considerazione una delle mie saghe, anzi, la mia saga preferita in assoluto,
e quindi il risultato non poteva che essere quella composta da Alan Silvestri

Geek League: Il mio totem geek

Post pubblicato su Pietro Saba World il 05/02/2018 Qui - Quando mi è stato chiesto (dalla appena nata Geek League e di cui membri, e dei loro "totem", li trovate a fine post) qual era il mio oggetto Geek che mi rappresentasse o più semplicemente che ha dato il via alle mie passioni, non sapevo che pesci pigliare, anche perché scegliere un cartone animato in particolare tra i tantissimi che da piccolo in poi ho visto e amato (qui), scegliere un personaggio dei fumetti (in particolare del Topolino) tra i tanti che da piccolo in poi ho conosciuto e amato, scegliere un gioco o giocattolo (anche collezioni) in particolare tra i tanti che da piccolo in poi ho avuto e a cui ho giocato (qui) o anche scegliere un film (qui), una serie (telefilm o programma televisivo di una volta) o una canzone (qui) che da piccolo in poi ho visto, sentito ed amato, non era affatto facile. E quindi, invece di scegliere l'oggetto, ho preferito scegliere il mezzo, il tramite, che ha allargato le mie passioni e che mi ha permesso di progredire tecnologicamente, di crescere intellettualmente ma anche di sviluppare abilità tecniche che non sapevo di avere, ovvero il Personal Computer. Questo però non sarà un viaggio in stile "Wikipedia" sulle origini di questo mezzo tecnologico e dell'impatto che ha avuto nella società, ma di come ha "cambiato" la mia vita, infatti, in quest'occasione vi parlerò del mio percorso con questo utilissimo mezzo (con cui al giorno adesso passo ben 7 ore di svago e divertimento). Il mio primo computer (senza internet, perché dovevo concentrarmi sulla scuola) l'ho avuto a ridosso degli anni 2000, e nei successivi tre anni ho imparato a usare bene (anche se a scuola avevo già fatto pratica) sia Word che Excel ma anche tutti gli strumenti di Microsoft Office, e ho giocato a nuovi videogiochi (su tutti i giochi di calcio Fifa a partire dal 1998 oltre a tanti giochi di macchine e di ruolo), dato che per 10 anni avevo solo giocato a quelli che avevo a disposizione dalla mia unica console e di cui probabilmente ci sarà spazio più in là per parlarne (lo sanno anche i muri del mio Sega Master System). Di questi videogiochi molti però (al contrario della collezione Fx Interactive che nel 2004/2005 in collaborazione con La Gazzetta dello Sport feci mia), non erano affatto "originali", anzi, molti grazie ad alcuni amici li ho avuti "gratis". Per poter far partire questi giochi ci voleva comunque una certa abilità di "hacker", abilità di "craccare" che in poco tempo ho fatto mia, tanto che finita la scuola e messo finalmente internet, nel 2003, ho scaricato tanti giochi (soprattutto da eMule), film, cartoni e fumetti (oltre ad alcuni manga) da leggere, senza nessuna fatica.

Geek League: La scheda

Post pubblicato su Pietro Saba World il 02/02/2018 Qui - Finalmente dopo una spasmodica attesa, l'idea nata dalla folle e ingegnosa mente di Miki Moz del Moz O'Clock, ovvero quella di riunire sotto un unico tetto i supereroi dai poteri e pensieri affini della cultura pop, geek e nerd, sta ormai prendendo forma. Eccomi qui perciò oggi a presentarvi la mia scheda personale che mi rappresenterà in questo nutrito gruppo di blogger, che si divertirà a stuzzicare l'attenzione di tutti.

Nome: Pan Fury
Alter ego: Peter
Codice: H0011
Chi sono: Il tappa buchi della situazione, quello che se serve c'è sempre
Superpoteri: Grande appassionato di cinema e assiduo videogamer, amante della musica, del cibo e del pop
Punti deboli: Libri, Fumetti
Perché sono nella Geek League: Perché mi piace stare tra nerd e parlare di quello che mi appassiona

Per sapere però cosa questo progetto comporterà, vi basterà aspettare un po' di giorni, precisamente settimana prossima, per conoscere e vedere con i vostri occhi e grazie ad un ulteriore post di presentazione, che cosa questo gruppo di eroi riuscirà a combinare, e che cosa riserveranno ai loro affezionati lettori.

La mia personale classifica del 2017

Classifica pubblicata su Pietro Saba World il 15/01/2018 Qui - In quest'ultimo anno, come già detto in post inerenti al mondo videoludico, sono finalmente tornato a pieno regime, dopo un evidente rallentamento del 2016, dettato dalla necessità di dare priorità al blog e al suo miglioramento ed aggiustamento, a giocare ad una delle mie passioni principali, i videogiochi. Infatti ho giocato a parecchi (ma non tantissimi) giochi (10, tra quelli comprati e ricevuti in regalo dalle piattaforme di gioco), sufficienti però per inaugurare in questo 2017, il primo Saba Games Awards, l'ennesima costola dei miei consueti premi finali. La classifica che sto per presentarvi difatti, dal più brutto e sconsigliabile al più bello e consigliabile all'acquisto e quindi a giocarsi, terrà conto di tutti i giochi che quest'anno mi hanno dato modo di svagarmi e staccare per un po' la spina dal blog, anche perché in questi ultimi tempi ho dato e fatto davvero di tutto per questo mio piccolo spazio. Ma ora che il suddetto ha ormai trovato una sua direzione e collocazione, il tempo libero a mia disposizione è aumentato, tanto appunto da permettermi di fare quello che amo di più dopo il calcio e il cinema. E quindi, bando alle ciance, ecco la mia personale classifica del 2017.


10. Spin-off interessante ma strutturato male, deficitario e imperfetto. Sconsigliato a tutti. (4/10)

La Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/12/2017 Qui - Durante il Black Friday, che ancora una volta ha riservato ben poche sorprese, dato che da quando è esploso nel mondo questa folle corsa agli sconti le tre piattaforme più importanti, soprattutto in ambito PC, ovvero Steam, Origin e Uplay, non hanno "offerto" al pubblico eccezionali sconti, a parte nel mio caso che ho comprato solo Deus Ex: Mankind Divided ad un prezzo incredibile da Steam solo perché avevo già comprato il pack completo. Fortunatamente tra una ventina di giorni ci saranno i sconti invernali, per cui spero bene, anche perché ho ancora tanti giochi in lista da comprare. In ogni caso non sono rimasto senza giochi, perché sto adesso finalmente giocando alla nuova versione di Need for Speed Most Wanted da Origin, poi giocherò a Watch Dogs da Uplay (in regalo dalla suddetta piattaforma) ed ovviamente giocherò a quest'ultimo Deus Ex. Ma prima di questi, e negli scorsi mesi ho giocato ad un gioco veramente straordinario, tanto che oggi sono qui (come ultimante capita spesso, qui l'ultimo post sui videogiochi) a parlarvene, non solo perché mi è piaciuto, ma perché prende spunto dall'universo fantasy più meraviglioso di tutti, sto parlando ovviamente de La Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor (la versione GOTY, ovvero "Games of the year", con tutti gli DLC, che qui sono parecchi, anche se due in particolari sono i più importanti), un action RPG ispirato appunto all'universo fantasy trattato nei romanzi di J.R.R. Tolkien. Di cui questo è però il primo, perché proprio in queste settimane è già uscito il suo sequel La Terra di Mezzo: L'Ombra della Guerra, a cui ovviamente giocherò quando le mie tasche lo permetteranno. Ma per quello ci sarà tempo, intanto parliamo del gioco del post che, annunciato piuttosto in sordina (firmato dalla Monolith Productions) si era già guadagnato le mie attenzioni da tempo, e dopo averlo completato posso affermare che si tratta di una convincente ed eccellente prova superata, dopotutto non facile era proporre un gioco di una saga fantastica com'è quella di Tolkien.

Beyond Good & Evil

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/10/2017 Qui - A ben 6 anni di distanza dalla rimasterizzazione che nelle intenzioni dove forse promuovere un ipotetico sequel, che invece è stato annunciato solo pochissimi mesi fa, ed a ben 14 anni di distanza dal suo primo lancio, ho finalmente giocato a Beyond Good & Evil, una vera e propria pietra miliare del mondo dei videogiochi. E nonostante siano passati tanti anni, egli si dimostra ancora una produzione di alto valore, diversa dal grigiore di alcuni action game odierni. Perché seppur il comparto tecnico, sicuramente splendido nel 2003, oggi appare inevitabilmente grezzo, in particolar modo dal punto di vista dei modelli poligonali (comunque ancora apprezzabili seppur davvero brutti) e di alcune animazioni, è ancora un gioco molto bello da giocare e vivere. A distanza di anni infatti alcuni elementi (di certo non il comparto tecnico come detto, fonte di alcuni difetti) si dimostrano ancora oggi abbastanza freschi da rendere piacevole l'esperienza offerta da questo gioco della Ubisoft, che rappresenta ormai un punto di riferimento per quanto riguarda le produzioni di qualità.

Dishonored

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/10/2017 Qui - Ambientato nella città fittizia (e similmente distopica) di Dunwall, Dishonored è un FPS completamente single player che non lascia spazio a modalità di gioco secondarie o al multigiocatore ed è fortemente focalizzato sulla storia. Proprio per questo motivo enorme è stato il lavoro effettuato dallo sviluppatore per creare un universo credibile e soprattutto coerente. Seppur dal punto di vista narrativo non si può certo parlare di una vicenda sorprendente e originale, anzi, è una trama piuttosto "standard" se presa a se stante. Vestiremo i panni di Corvo Attano, guardia del corpo personale dell'Imperatrice, accusato ingiustamente dell'assassinio della stessa e del rapimento di Emily, l'erede al trono. Imprigionato e condannato a morte dagli stessi complottisti, il protagonista verrà aiutato ad evadere dai Lealisti, gruppo dissidente e fedele alla giovane neo-sovrana. Il suo obiettivo quindi (con l'aiuto degli stessi) sarà molto semplice, eliminare, uno dopo l'altro, tutti i responsabili del regicidio, liberare Emily ed insediarla sul trono. Una spirale di vendetta e giustizia che procederà in maniera piuttosto lineare sin quasi al termine dell'avventura, quando il più classico dei colpi di scena colpirà e sopraggiungerà inaspettato (quasi del tutto).

RAGE

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/10/2017 Qui - Simile nei temi e nel racconto (ambientato in un futuro distopico), ma tecnicamente meno bello seppur ugualmente avvincente a Borderlands è RAGE, un First Person Shooter alla vecchia maniera, dove soprattutto, si spara a viso aperto, a nemici agguerriti e in sovrannumero. Rage infatti riempie le lande desolate di folli corse su ruote e ferocissime sparatorie, dimostrandosi un titolo denso come pochi. Cattivo ed esaltante, conquista coi suoi ritmi accesi, una longevità molto superiore alla media, una varietà encomiabile. La casa di produzione e lo sviluppatore fanno difatti un ottimo lavoro, consegnandoci un mondo ricchissimo di dettagli e pieno di carattere. Un ibrido (tra gare e sparatorie) in grado di offrire grande varietà ludica, la cui natura apre tuttavia ad un'eccessiva frammentazione dei contenuti, con il risultato che la campagna singolo giocatore finisce per non "esplodere" mai, né narrativamente né contenutisticamente, ed il comparto di guida risulta poco raffinato, più un extra che una vera peculiarità del gameplay.

The Crew

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/10/2017 Qui - A quasi un anno di distanza (dai 30 anni di Ubisoft in cui la piattaforma ha regalato titoli ai suoi fedelissimi, tra cui anche l'ultimo di questa lista) e dopo un cambio di scheda necessario, ho potuto finalmente giocare a The Crew, il racing game di Ubisoft, un gioco di corse clandestine, competizioni su pista, di gare endurance, di pedinamenti automobilistici e fughe, e tanto altro. Un gioco che, in una quasi fusione tra i classici Need for Speed e Assassin's Creed (per alcune simili caratteristiche), contiene tutti gli elementi necessari per divertirsi, tra cui la curiosa possibilità (come le foto pubblicate su Facebook, nella mia pagina personale, più di un mese fa) di incontrare e avvistare strane creature, un Ufo, Bigfoot e un'Unicorno. The Crew è infatti un titolo mastodontico, lo sviluppatore ha difatti voluto a tutti i costi puntare sulla vastità della mappa e sulla quantità di cose da fare, ma purtroppo non tutto funziona a dovere, perché quando si prova a fare tante cose si sbaglia. E infatti sarebbero stati preferibili elementi più curati e avvenimenti su scala ridotta piuttosto che trovarsi con un'area così vasta ma assolutamente inutile ai fini del divertimento.

Videogiochi del periodo (Estate 2017)

Post pubblicato su Pietro Saba World il 12/10/2017 Qui - Dopo aver finalmente trovato la via giusta per la pubblicazione dei post e quindi aver finalmente trovato più tempo a disposizione per giocare, anche quest'estate la mia passione per i videogiochi (e d'ora sempre così sarà) è tornata in gran fermento. Ho infatti giocato spesso, anche durante le vacanze e le due pause forzate (per colpa dell'interruzione della linea internet e telefonica), senza mai stancarmi. E così come fu a maggio scorso ma soprattutto l'anno scorso (qui) sono stati ben 4 i titoli a cui ho giocato, soprattutto da Ubisoft e Steam, da Origin ultimamente non ho comprato niente. Giochi di cui ovviamente ora farò una piccola recensione, anche se prima di fare ciò, ecco le mie impressioni sui giochi gratuiti ricevuti dalle piattaforme di gioco e quelli ad accesso limitato e a tempo (anche in questo caso 4 titoli). A partire da Steep, il videogioco sportivo della Ubisoft sugli sport estremi sulle montagne e la neve, un gioco certamente originale, affascinante e di sicuro d'impatto, peccato che da non amante di questi tipi di giochi e per colpa della discreta difficoltà di gioco (data dai controlli complicati), è stata solo un perdita di tempo (e quindi lo consiglio solo per chi ama gli sport estremi). Come anche per Trials Fusion, un simulatore di guida motociclistica, sempre della Ubisoft, visivamente spettacolare ma poco duttile, poiché la piattaforma a 2D personalmente non convince e perché di fare acrobazie proprio non mi è mai piaciuto, per cui evitabile anche questo (consigliabile solo a chi piace il genere). Discorso diverso invece per Tom Clancy's The Division che (seppur uguale è lo sviluppatore) in stile Call of Duty, convince, coinvolge e appassiona, tanto che mi ha convinto a metterlo in lista per un eventuale acquisto. Non solo perché amo i giochi action e di guerra (i cosiddetti RPG), ma perché questo survival game è davvero fatto bene, con una storia alquanto interessante. Gratuito (interamente o quasi) mi è stato infine regalato da Steam, il FPS cooperativo Payday 2. Ma è stato una vera delusione, giacché nonostante ho trovato intrigante e avvincente la possibilità di entrate in una banda di criminali per commettere furti e rapine, e nonostante il genere a favore, per colpa di alcune (forse mie) difficoltà, di alcuni bug e di una sistema e gioco troppo incentrato sul multiplayer, niente mi è piaciuto (consigliato perciò ai fan della saga). Bene, ora ecco finalmente le recensioni che stavate (pochissimi lo so..) aspettando.

The Crew
RAGE
Dishonored
Beyond Good & Evil

Very Pop Blog - I miei anni '90

Post pubblicato su Pietro Saba World il 06/10/2017 Qui - Ed eccomi nuovamente a ricordare bellissimi momenti passati, come fu 6 mesi fa con il Tag relativo agli anni '80, ora grazie a Mikimoz e alla nomination ricevuta dall'autore del blog La stanza di Gordie (che ovviamente ringrazio, anche se avevo già in mente di fare questo post), oggi mi ritrovo a viaggiare negli altrettanti mitici anni '90, anche perché sono stati per me anni importanti (essendo nato nel 1985), dopotutto erano e sono stati gli anni della mia crescita ed adolescenza, che seppur vissuta diversamente da tutti, ha regalato momenti intensi e indimenticabili, momenti che hanno segnato il mio percorso personale, in positivo e in negativo. Giacché molte delle mie attuali passioni sono maturate proprio in quegli anni, come adesso vedrete, prima però, ecco le regole da seguire:

1. Elencare tutto ciò che per noi sono stati gli anni '90, in base ai vari macro-argomenti forniti (nota: parlare del vissuto dell'epoca, non di ciò che il decennio rappresenta per noi oggi! Chi non era ancora nato può parlare invece per esperienze indirette)
2. Avvisare Moz dell'eventuale post realizzato, contattandolo in privato o lasciando un commento QUI 
3. Taggare altri cinque blogger avvisandoli
I MIEI ANNI '90

MUSICA: come detto nel precedente post, solo ad inizio anni '90 ho scoperto la vera musica anni '80, e quindi oltre agli immancabili Queen, ecco che finalmente scopro tanti altri grandi artisti, Michael Jackson in primis e poi Madonna, i R.E.M., The Cranberries e Aerosmith tra gli altri. Ma è soprattutto con la musica italiana che si crea il feeling maggiore, anche perché in quel periodo faccio la conoscenza di un gruppo che mai smetterò di amare, parlo ovviamente degli 883, però non dimentico Raf, Vasco Rossi, Articolo 31, Gigi D'Agostino, Jovanotti ed Alexia.

Topolino, il mio passatempo estivo

Post pubblicato su Pietro Saba World il 03/08/2017 Qui - Ne avevo già parlato un anno fa del mio rapporto con il mondo dei fumetti (qui), ma mai in quest'occasione come l'estate (e soprattutto le vacanze) in pieno divenire, è d'obbligo fare un piccolo elogio ad un fumetto, Topolino ovviamente, che soprattutto in questo periodo diveniva il mio passatempo preferito, non solo come metodo per passare il tempo (in casa, in spiaggia e in qualsiasi altro luogo) ma anche come mezzo di comunicazione al mondo della mia fantasia. Perché il mondo Disney e quello del fumetto più famoso in Italia, è sempre stato un mondo affascinante in cui viaggiare ed esplorare insieme a tutti gli strampalati ed egocentrici amici del Topo più conosciuto al mondo, gli angoli più fantasiosi e fantastici della mente. Poiché era un bellissimo tuffo nella fantasia, è tuttora invece uno straordinario tuffo nella nostalgia, oltre ovviamente a quello della fantasia e del divertimento. Certo, Topolino non è mica l'unico fumetto con cui "dialogare" con questi mondi quasi paralleli, ma come ripetuto nello scorso post relativo ai fumetti, soprattutto quand'ero piccolo, il Topolino era l'unico fumetto davvero alla portata, in tutti i sensi, sia economico, sociale ed intellettuale. D'altronde se volevi un fumetto o qualcosa da leggere, soprattutto nella fase infantile (anche se come sappiamo può esser letto da tutti, grandi e piccini), difficilmente un tuo genitore poteva dirti di no se volevi un Topolino. E quindi da quando lessi il mio primo me ne innamorai subito, tanto che soprattutto in Estate o periodicamente collezionavo anche i gadget (mazzi di carte personalizzate, topocar, la 313 di Paperino, l'akuascooter di Paperinik e tantissimi altri), che questo leggendario fumetto dava insieme al mio settimanale preferito. Settimanale che, ho regolarmente comprato per un periodo, ultimamente non tanto, perché tra giochi e blog ho davvero poco tempo. Anche se proprio in quest'ultimo anno ho ricominciato a leggerlo, ed ora che nella settimana di ferragosto il blog si prenderà una pausa, sicuramente lo leggerò con ancor più frequenza.

Life is Strange (Ep.2-5)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/07/2017 Qui - E' notizia di pochi giorni fa che la Square Enix abbia finalmente prodotto il tanto atteso sequel, anche se in verità è una miniserie prequel in tre episodi, di uno dei videogiochi, di una delle avventure più incredibili e straordinari non solo degli ultimi anni, ma forse di sempre, ovvero Life is Strange, di cui avevo già parlato in occasione del primo episodio, scaricato e offerto gratuitamente dalla piattaforma di Steam. Ed ora dopo parecchi mesi che ho finalmente acquistato l'intera collezione di episodi (5 in totale), ed ora che mai come adesso, mai dopo aver completato l'intera avventura di Dontnod, non posso che essere contento di averci giocato, dato che questo bellissimo videogioco, soprattutto questo primo, intero capitolo di episodi, è qualcosa di davvero eccezionale. Niente in confronto del comunque ottimo primo capitolo, anche se mai come in questa occasione, rileggere e rimarcare soprattutto più pregi che difetti che già avevo descritto di quel suddetto episodio (Chrysalis) è un esercizio che dovrebbe essere fatto, giacché quello che succederà dopo, sarà ancora più straordinario, ci sarà infatti, andando avanti, sempre più coinvolgimento, più tensione, più tutto. Difatti nei 4 capitoli successivi, che hanno comunque un ritmo migliore rispetto al primo, poiché tendono ovviamente a presentare (più in profondità e meglio) i personaggi principali di Arcadia Bay, che non sono pochi, aumenteranno di gran lunga i problemi da affrontare durante l'avventura, problemi sia di natura puramente videoludica che altro.

Borderlands: The Pre-Sequel

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 11/05/2017 Qui - Ogni episodio di Borderlands è caratterizzato da una longevità sicuramente superiore alla media, molto più vicina a quella di un GdR che a quella di un FPS (i due generi che Gearbox, la squadra di sviluppo, ha magistralmente miscelato con questo gioco), e The Pre-Sequel (terzo capitolo, ma in linea temporale il secondo) non fa sicuramente eccezione in questo. Anche se il timore era che cento ore di gioco in un'ambientazione nuova e diversa potessero risultare monotone, se non addirittura indigeste. Ma per fortuna non è così. Già dopo le primissime ore di gioco, anche se non con la versione finale e completa (come al momento è purtroppo successo a me), ci si rende subito conto che la varietà di ambientazioni non sarà un problema. Ambientazioni caratterizzate da estese superfici grigie piene di crateri, che però si alternano con distese ghiacciate, con pianure invase dalla lava, con città ad alto tasso tecnologico e con quant'altro. Elpis (il nuovo-pre-pianeta) insomma non ha nulla da invidiare a Pandora, dal punto di vista della varietà e The Pre-Sequel mantiene chiaramente quel bellissimo stile fumettoso/schizzato, un po' caricaturale un po' "smart", che ha reso particolari Borderlands e Borderlands 2, e la loro affascinante ambientazione post-apocalittica. E io, nell'appurare ciò, ho tirato un bel sospiro di sollievo, a cui vi invito a partecipare. Poiché mentre mi godevo lo scampato pericolo, mi riscoprivo totalmente immerso, per la terza volta, in quelle stesse adorabili meccaniche che mi avevano catturato nei due precedenti (per pubblicazione) episodi della serie, che sono indubbiamente due dei miei giochi preferiti degli ultimi anni. Sì, la cosa più bella di Borderlands: The Pre-Sequel è banalmente il suo essere un episodio di Borderlands. E la cosa più incredibile è proprio la sua capacità di farti sentire 'a casa'. Una sensazione meravigliosa e accomodante che pochi giochi possono permettersi e che, a conti fatti, è per me un plus talmente importante da farmi pensare, ogni volta, che la serialità nei videogiochi, purché non diventi una scusa per riciclare sempre le stesse cose, purché sia sfruttata in modo intelligente, e purché non se ne abusi, non può che essere una gran bella cosa.

Sacred 3

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 11/05/2017 Qui - Sacred 3 ha sancito per molti (compreso me) il ritorno di una serie molto amata, ma questo nuovo capitolo ha ben pochi legami con il passato. Con il passaggio del brand dalle mani della defunta Ascaron a quelle di Keen Games sono infatti scomparse alcune meccaniche tipiche della serie e il gameplay è stato completamente rivisitato. Sacred 3 infatti, ha poco a che fare con il genere hack & slash e con la serie creata da Ascaron, ci sono qua e là elementi di pregio e dimostrazioni di impegno da parte degli sviluppatori ma il risultato finale non è certo all'altezza delle aspettative. Poiché Sacred 3, che mi ha riportato nuovamente nelle lande di Ancaria, si fa carico di tutti quegli inevitabili dubbi che sorgono quando si affronta un cambio di rotta decisamente radicale. Certo, un cambiamento corposo era ampiamente prevedibile viste le dimensioni non certo eclatanti del nuovo team di sviluppo, ma anche cercando di capire l'eliminazione della componente esplorativa, per dire la più clamorosa, ci troviamo di fronte ad alcune scelte poco comprensibili. Keen Games ha difatti scelto di rinunciare ad elementi importanti per il genere come il loot o semplificare la personalizzazione del personaggio, guidandola al massimo e mettendo a disposizione un numero ridottissimo di skill.