martedì 21 dicembre 2021

La mia personale classifica del 2021

Classifica pubblicata su Pietro Saba World il 21/12/2021 Qui - L'avevo già anticipato lo scorso anno (nella mia personale classifica games del 2020, Qui) che avrei giocato a molti più titoli e molto più a videogiochi "semplici" (ovvero avventure) che ad altri "complessi" (ovvero action, RPG e sparatutto), così è stato, tuttavia non mi sono fatto mancare niente, e ho giocato anche a game racing, stealth e platform. Nel complesso un anno videoludico più che discreto. Venti giochi in totale, un numero non indifferente ma comunque destinato ad aumentare sensibilmente il prossimo anno, sfruttando soprattutto i tanti giochi gratis riscattati dall'Epic Store e dal Prime Gaming, ben sapendo che giocabile è/sarà solo il 15% di questi (però parliamo di ottanta titoli che adesso ho). Comunque, 20 titoli ed un vincitore, che se frequentemente mi seguite anche in questo campo, dovreste già sapere, altrimenti vi basterà scorrere la mia personale classifica (cliccando sull'immagine del gioco potrete leggerne la recensione completa).


20. Affascinante, alquanto spaventoso ed intelligente a volte, ma graficamente datato, difficile e parecchio difettoso (5,5)
19. Un survival horror che ha un'atmosfera davvero inquietante ma purtroppo lo contamina con un boss inutilmente difficile e una trama vuota (5,5)
18. Il sequel che temevi di una serie che non aveva bisogno di sequel. Si rimane comunque rapiti dallo stile retro-cyberpunk del gioco, ma è un po' una delusione (6)

Letture 2021

Post pubblicato su Pietro Saba World il 04/12/2021 Qui - Purtroppo non sono riuscito ad assolvere in pieno il desiderio di leggere con più frequenza elargito lo scorso anno in occasione delle Letture del 2020, avrei voluto per esempio completare la (corposa) collezione de I Classici del Fumetto di Repubblica Serie Oro iniziata proprio la scorsa volta con il primo numero dedicato a L'uomo ragno, ma ne ho letti ancora pochi per poterne parlare approfonditamente, darne un giudizio specifico, tuttavia di cose ne ho lette ugualmente quest'anno, di cose particolari che ho letto in più alle mie immancabili letture dei mitici Topolino. A tal proposito, rimanendo nella sua sfera (in cui dopo torneremo), ho letto l'edizione speciale allegata al numero 2808 di Topolino, il Topolino Gold che contiene le storie (5) più belle del settimanale dal 1949 a oggi, ma votate dai lettori. Votazione all'epoca, era il settembre 2009, effettuata in occasione dei 60 anni della testata. Ciascuna storia è preceduta da un breve articolo di approfondimento che comprende anche le immagini di copertina originali dove le storie (tutte validissime, alcune anche storicamente importanti) sono state pubblicate. Le storie presenti nel volume sono: La vera storia di Novecento (da Topolino 2737 del 13 maggio 2008), Paperino e il segreto della 313 (da Topolino 2071 dell'8 agosto 1995), Topolino e la spada di ghiaccio (da Topolino 1411-1413 del 12-26 dicembre 1982), Paperinik il diabolico vendicatore (Da Topolino 706-707 dell'8-15 giugno 1969) e L'inferno di Topolino (da Topolino 7-12 dell'ottobre/dicembre 1949 e gennaio/marzo 1950). Quest'ultima storia, anzi la prima parte, era già presente nel primo volumetto della collezione Topolino Story, dedicata a un anno specifico e contenente le storie più importanti che furono pubblicate in quel periodo, per l'appunto il primo (letto lo scorso anno) era sul 1949. Stavolta mi è "capitato" il 1955, interessante ma non eccezionale, storie non tutte notevoli. Ecco infatti Paperino e il misterioso Mister Moster (perdibile), I Paperini e la caccia al tesoro (minimalista), Lilli e la foresta incantata (quasi inutile) e Topolino e Pippo cosmico (unica storia davvero eccezionale, genialità assoluta nella caratterizzazione di Pippo). E poi come al solito "Come eravamo", poi si parla di Disneyland (che in quell'anno veniva inaugurato), della Fiat 600 e di tante altre cose inerenti l'anno in questione, infine scheda su Paperina.

sabato 27 novembre 2021

Dishonored 2

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/11/2021 Qui - Ho adorato molto il primo (qui) e questo è rimasto (più o meno) sullo stesso livello incredibile, perché certo, Arkane Studios sceglie di non rischiare troppo, mantiene intatta la formula "vincente" proposta dal predecessore, una scelta piuttosto conservativa che porta con sé tanti pro ma anche qualche contro, primo fra tutti un'intelligenza artificiale buona ma "troppo spesso" altalenante e un gameplay non particolarmente innovativo ma che mantiene intatto il suo fascino, però è stato comunque bello tornare a Dunwall. In questo senso bisogna dare merito a questo gioco, o meglio alla casa di suo sviluppo, i quali svolgono un lavoro (nuovamente) sopraffino. L'Impero sembra davvero un mondo steampunk credibile, con innumerevoli storie da raccontare. Il titolo riprende tutto quello di buono visto nel primo episodio, soprattutto come ambientazione e meccaniche stealth, in più porta il level design a livelli estremi, scenari come Villa Meccania e Villa Stilton con l'ingresso di una meccanica che ti fa solo applaudire una volta finito il livello. Il gameplay è fluido, offre tante vie e combinazioni diverse per giocare. In questo sequel inoltre si può usare Corvo o Emily, bisogna scegliere ad inizio gioco con qualche personaggio fare la Run, con questa scelta cambiano i poteri e tutto il gioco, io ho giocato con Emily, anche un po' per cambiare rispetto al primo e mi sembrava la scelta più logica visto che il secondo titolo si basa su di lei, se uno vuole giocare con entrambi i personaggi la longevità del gioco aumenterà notevolmente, anche se già si attesta sulle 15-20 ore (la scelta tra le partite High Chaos e Low Chaos ricorda da vicino le scelte morali dei giochi BioWare). Trama e musiche gradevoli ma niente di che, l'unico difetto è proprio questo, la trama del primo mi aveva preso e conquistato, questa qui l'ho ritenuta un pò noiosa e scontata, peccato. Libertà è la parola giusta per definire il gioco, si può fare davvero qualsiasi cosa e questo mi è piaciuto molto, fare i buoni, i cattivi, rapinare il mercato nero, comprare come onesti cittadini, fantastico. Dishonored 2 è un gioco che ogni amante del genere dovrebbe acquistare assolutamente. Specialmente se amate (come me) giochi come Deus Ex, Bioshock i quali sono molto simili. Voto: 7

Battlefield 1

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/11/2021 Qui - Il mio primo approccio con la serie "sparatutto" Battlefield (gli ho sempre preferito Call of Duty) non fu dei migliori, alcuni anni fa ricevetti gratis (esattamente come adesso, ma stavolta sia 1 che 5, quest'ultimo rimandato all'anno prossimo) il 3, ma arrivato ad un certo punto (più o meno dopo l'inizio) un bug mi impedì di andare avanti e lasciai. Ho riprovato con questo capitolo (il quindicesimo), l'inizio difficoltoso (ho dovuto fare degli aggiornamenti), ma poi finalmente tutto è andato liscio. Peccato solo che, bello, coinvolgente e ben realizzato, però finisce subito. Oggettivamente troppo brevi le storie. Credo si possa completare l'intera "campagna" in circa 6/7 ore. Bellissime ore, ma troppo poche. Breve, ma (comunque) intenso. La campagna parte infatti da una idea molto carina ma le campagne sono tutte troppo corte per colpire davvero, oltre a essere molto altalenanti, quelle di blackborne e dell'australiano ad esempio sono molto buone, ma le altre variano dalle decenti alla mediocrità, in particolare quella riguardante l'Italia è la peggiore. La campagna non segue difatti un solo arco narrativo ma racconta 6 differenti storie di altrettanti personaggi su vari fronti della Grande Guerra. A tal proposito, "la guerra che porrà fine a tutte le guerre", purtroppo non fu così. E in questo capitolo della serie Battlefield viene affrontato con doveroso rispetto l'orrore di quella guerra, viene sempre messa in evidenza la morte, il massacro, la devastazione dell'ambiente, la voglia di distruzione dell'uomo che si è spinto a combattere dove prima nessuno l'aveva mai fatto, sulle cime delle Alpi e nei cieli. Ha senso così lo sfruttamento di vari scenari ed abilità che non fanno del canonico protagonista un super soldato capace di ogni cosa in ogni dove. Infatti oltre a combattere nelle trincee ci troveremo a guidare carri armati o pilotare aerei finanche fasi a cavallo. Ecco il bello, la varietà sensata. Il brutto, ogni singola storia di guerra dura davvero pochissimo, è davvero un gran peccato. Nel complesso comunque, la campagna principale di Battlefield 1 l'ho trovata valida, ogni mini-storia ha il suo perché e la sua varietà di fondo. Solo le sezioni di volo mi sono rimaste sul groppone. Il multiplayer (il vero motore del gioco) non ho avuto il piacere di approfondirlo, ma per quel poco che ho giocato devo dire che è realizzato decentemente, in grado di offrire immersione in un ambiente di guerra credibile. Voto: 6,5

Outlast 2

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/11/2021 Qui - E' il seguito del celebrato indie game omonimo, il cui successo ha permesso prima un corposo DLC e poi questo seguito qui. Si parla, lo si dice subito, di un prodotto solido, efficace ma anche meno originale del precedente e più standardizzato sui binari classici del genere. Però c'è davvero poco da fare: Outlast 2 è un videogame spaventoso, che mette ansia e che insinua terrore ed insicurezza ogni minuto di gioco che passa. Come nel primo episodio, anche questa volta i ragazzi di Red Barrels optano per quello che ormai sembra configurarsi come un marchio di fabbrica della serie ovvero l'idea di impersonare un uomo comune, senza alcuna abilità o potere di ogni tipo. Si può soltanto correre (neanche tanto) accovacciarsi o sdraiarsi allo scopo di non farsi vedere dai molteplici nemici: insomma, nemmeno nelle situazioni più critiche e deliranti il nostro "eroe" è in grado di manifestare alcun senso di sopravvivenza o esercitare violenza di alcun tipo. Proprio come in Alien: Isolation, il gioco a nascondino di Outlast 2 lascia il giocatore assolutamente impotente, senza alcuna possibilità di scelta se non muoversi furtivamente per sfuggire a chi attenta alla nostra vita. Proprio come il titolo originale, non si ha a disposizione altro che la torcia della telecamera per illuminare l'oscurità, limitando sia il campo visivo che il colore, con un'unica sfumatura di verde inquietante. Quello che è profondamente frustrante, però, sono i frequenti momenti trial-and-error, nei quali si è costretti a ripetere la stessa sezione, poiché non è immediatamente chiaro dove andare. Il gameplay è la parte più dolente di Outlast 2, il quale rimane ancorato all'essenzialità e a delle fasi di fuga non sempre ben gestite, che spezzano un po' l'atmosfera. Outlast 2 si porta infatti dietro i limiti del predecessore senza porvi particolari rimedi, preferendo se mai concentrarsi ancora di più sul terrore, il disgusto, la suspense e la sensazione continua e sfiancante di morte imminente. Missione riuscita grazie soprattutto a un'ambientazione da inferno dantesco e ad alcune trovate che accrescono subdolamente (e ulteriormente) la tensione. Alla fine però qualche passaggio un po' troppo frustrante, il trial and error continuo e la solita limitatezza del nostro alter ego fanno di Outlast 2 un titolo tutt'altro che perfetto (dura il 30% di meno ed è più "facile", nonché più lineare). Se si vuole/cercare però i brividi, qui ce ne sono a iosa. Voto: 7+

A Plague Tale: Innocence

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/11/2021 Qui - Un videogioco che non brilla su molti aspetti, ma il tutto viene retto solidamente da una grafica e un atmosfera ultra realistica con delle ambientazioni incredibili. Se da un lato abbiamo un comparto tecnico/sonoro pazzesco, dall'altra c'è un gameplay castrante e limitato, coi nemici semplicemente idioti. Il titolo fa comunque innamorare di sé per una crudezza impattante (ma mai gratuita), una trama (che prende una particolare vena fantasy/occulta sulla fine) ben scritta (l'epoca e il luogo in cui è ambientata la vicenda, in Francia nel 1340 durante la peste, è sicuramente tra le cose che più mi hanno fatto apprezzare il gioco) e dei personaggi orchestrati a mestiere. Di questi ultimi ho adorato tanto le loro reazioni/motivazioni, molto umane e realistiche. A differenza di altri esponenti del genere, il gioco ha i grandi pregi di essere quasi sempre credibile e vagamente variegato, grazie alle meccaniche legate alla fionda. Diciamo che l'avventura di Amicia e Hugo (due fratelli in fuga dall'Inquisizione) si fonda principalmente su due fasi, quella stealth e quella action/puzzle coi ratti. Ecco, le prime sono scialbe, le seconde invece funzionano abbastanza. A proposito dei ratti, fanno decisamente effetto, evitare quindi se si ha paura. Il gioco (longevo il giusto) alla fine della fiera è più un racconto visivo, ma è stata comunque una bella sorpresa. Intenso e appagante da giocare, con una bella storia dietro e un sistema di crafting di pozioni e materiali, l'esperienza creata da Asobo Studios può definirsi completa e soddisfacente, nonostante tutto. Alcuni piccoli bug, alcuni comandi poco intuitivi e la piega non sempre ineccepibile della narrazione sminuiscono infatti alcuni dei tratti positivi di questo sorprendente titolo. Il risultato, tuttavia, riesce a emozionare e intrattenere per lunghi tratti, grazie (appunto) alla cura riversata nel design dei livelli e in alcuni degli aspetti più tecnici. Un difetto? Il finale si mostra in parte sbrigativo, quasi a voler suggerire un possibile seguito. Ma se questi sono i presupposti, ben venga. Voto: 7+

Tell Me Why

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/11/2021 Qui - Celebre per essere il primo videogioco ad avere un personaggio transgender come uno dei protagonisti, Tell Me Why paga soprattutto il fatto che rispetto a giochi come Life is Strange (stessa casa produttrice) tocchi poche volte il piano dei sentimenti. E pur non essendo decisamente un gioco insufficiente, non può che lasciare il giocatore con l'amaro in bocca, come se i ragazzi di Dontnod avessero voluto fare il classico passo più lungo della gamba. Le premesse per un'altra storia con i fiocchi c'erano tutte senza ombra di dubbio, ma visto il modo in cui la trama sembra volerci per forza di cose farci girare intorno, non si può che rimanere un poco delusi. Dontnod si aggroviglia nel tentativo di mettere in scena thriller, dramma e sovrannaturale, come del resto è stato con l'originale LiS, e si perde in un bicchier d'acqua (in certi momenti il personaggio transgender c'è e basta). Semplice, senza impattanti momenti o colpi di scena, un'avventura grafica (perfettamente) rilassante, adatta a chi vuole godersi una decina di ore senza impegno, ascoltando una bella storia. Il titolo tratta tematiche delicate con efficacia (ma pure in maniera un po' troppo superficiale molto spesso), parlando con naturalezza di identificazione di genere, attacchi di panico, maternità, fratellanza, amore e perdita. La trama tuttavia (già di per sé svalutata da certe scelte) non brilla per originalità e i finali risultano poco soddisfacenti: non riescono infatti a cogliere nel segno e raggiungere a pieno l'obiettivo della narrazione, che si basa di fatto sull'accettazione e sull'affrontare le conseguenze delle proprie azioni. L'assenza totale di un "cattivo" degno di nota rende infine Tell Me Why un bell'esperimento che però non riesce a convincere totalmente. Eppure, anche se sul piano ludico non è il miglior gioco di Dontnod Entertainment e, tutto sommato, non è nemmeno il più avvincente (consigliato soprattutto a chi cerca un intrattenimento narrativo senza troppo impegno, poco proprio), resta comunque un validissimo esponente del videogioco narrativo moderno. Voto: 6+

Control

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/11/2021 Qui - Una struttura di gioco solida e ben congegnata, un ottimo level design delle mappe, un'ambientazione originale e altrettanto affascinante da scoprire un passo dopo l'altro. Alcune trovate, specialmente nella parabola conclusiva del racconto, sono semplicemente geniali per design, cura dei dettagli e cifra stilistica (il tutto è poi impreziosito da una direzione artistica visionaria e di lynchiana memoria). Un gioco molto complesso, dal punto di vista narrativo. Alla fine la complessità della trama è quello che spinge maggiormente il giocatore ad andare avanti. Leggere i documenti e guardare i video che si trovano sparsi nell'edificio (che ospita il Federal Bureau of Control, un'agenzia che si occupa di fenomeni Paranormali, o per meglio dire Parafisici) serve moltissimo per comprendere a fondo questa volutamente complessa storia, che lascia molte domande anche dopo la conclusione. Per il resto un bel gioco che non eccelle in nessun campo, ma ha la dote di farsi giocare anche solamente per capire cosa è accaduto in quello strano edificio. In questo senso Control è sicuramente un'esperienza che va vissuta per comprendere appieno una sua recensione. Tecnicamente solido (ma con qualche singhiozzo) gameplay affascinante e ispirato (ma con un sistema di coperture insoddisfacente) e con una trama fascinosa (presentata però in modo criptico), Control rappresenta probabilmente (è il suo primo che gioco, Max Payne ed Alan Wake infatti mi mancano) l'opera magna della Remedy Entertainment, che sperimentando e avvalendosi di altri generi realizza una grande avventura che coniuga il mondo degli shooter e i metroidvania (il gunplay unito ai poteri paranormali di Jesse funziona come un orologio svizzero), dando vita ad un connubio elettrizzante in cui il divertimento è assicurato. Control è davvero clamoroso, un titolo assolutamente imperdibile. Voto: 7,5

Videogiochi del periodo (Settembre/Ottobre/Novembre 2021)

Post pubblicato su Pietro Saba World il 27/11/2021 Qui - Regalano così tanti giochi ultimamente (da tante piattaforme), che credo ormai non valga più comprare giochi, o quasi, qualche titolo che desiderio difficilmente su Epic e su Prime finirà, quindi acquistarli devo, proprio ieri (giorno del Black Friday) una delle tante occasioni c'era, ma ho preferito aspettare, prima sarà meglio difatti giocare ai (tanti) titoli già nella mia libreria, anzi nelle mie librerie digitali (che al momento sono 6). Oggi comunque porto quattro regali e due acquisti precedenti, di due bundle diversi, quello di Outlast (pochi mesi fa ho giocato al primo) e Dishonored (di questo c'è ancora il terzo). Ma modalità a parte, vediamo com'è stato giocare a questi giochi (gli ultimi dell'anno prima della classifica finale). In questo senso tengo a precisare che saranno più che recensioni (almeno rispetto a tante altre volte), personali valutazioni (inutile sciorinare tutto, l'Internet è vario e vasto per ottenere informazioni in caso vi serva sapere altro o di più).

lunedì 6 settembre 2021

Little Nightmares

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/09/2021 Qui - Sviluppato dal Tarsier Studios (un gruppo di sviluppatori che vale la pena seguire) e distribuito da Bandai Namco, gioco puzzle-platform molto ispirato (forse dai racconti dei fratelli Grimm e di Roald Dahl), che ricorda parecchio lo stile di Tim Burton nelle sue ambientazioni, con degli elementi horror, all'apparenza, ben studiati. Il titolo rappresenta un piccolo (ma anche breve) capolavoro, che si racconta solo a chi vuol sentire, ma si fa giocare da chiunque regalando forti emozioni, senza ricorrere a sotterfugi quali Jumpscare a tradimento. Il fattore orrorifico del gioco, infatti, viene dettato dalla superba abilità che hanno saputo dimostrate gli sviluppatori, riuscendo a distillare in un gioco gli incubi dei bambini più innocenti. Ciò che il gioco fa al meglio è adempiere al suo scopo: ricordarci costantemente che stiamo vivendo un incubo. Come già accennato, Little Nightmares non ricorre mai a dei Jumpscare, il nemico non sbuca fuori all'improvviso, sappiamo però che sta per arrivare, lo percepiamo, ma ogni volta preghiamo perché ciò non accada, speriamo che non dovremo scappare via di nuovo dal mostro che ci spaventa così tanto, ma è ciò che accadrà. Il livello d'ansia e terrore che riesce a far sentire il gioco è a dir poco soddisfacente. Come nelle sezioni "stealth", quando il giocatore è chiamato a trovare un nascondiglio per non farsi scovare. Più volte ci si ritrova ad urlare quando si viene scoperti. Gli sviluppatori sono riusciti ad incanalare l'essenza dell'incubo in questo prodotto ed il fatto che lo stile ricordi quello di Burton, non fa che coadiuvare tale sensazione. Anche dal punto di vista tecnico Little Nightmares lavora molto bene. L'impatto grafico, come detto, c'è fin da subito, con l'impermeabile (giallo) che contrasta con il resto dell'ambientazione. Ma, ovviamente, non finisce qui: le ambientazioni stesse sono molto credibili ed affascinanti, ogni stanza è diversa dall'altra e fatta con la stessa cura, cura che non fa altro che aiutare la narrativa silente del titolo in alcune stanze. Il gioco piace molto anche alle orecchie: le musiche che ci accompagnano durante il gameplay sono sempre gradevoli e mai fuori contesto, anzi, aiutano a far crescere la tensione e a provocare l'effetto del terrore. Little Nightmares mi è piaciuto molto, in larga parte per i suoi puzzle ambientali interessanti e mai troppo difficili o frustranti. Se si è alla ricerca di un gioco che faccia passare del tempo tra la paura e l'ansia, questo gioiellino di Tarsier Studios fa al caso. L'unica pecca dolente la longevità, dal momento che il gioco quando arriva al più grande colpo di scena, ecco che finisce (e non c'è la possibilità di rigiocare). Un incubo così bello, insomma, che non avrei voluto finisse così in fretta, ma se i DLC molto probabilmente non acquisterò, aspetterò di mettere la mani sul secondo capitolo, dove si spera la qualità si attesti su questo (ottimo) livello, se non oltre. Voto: 8

Ken Follett's The Pillars of the Earth

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/09/2021 Qui - Un'avventura grafica narrativa dove si ripercorrono le vicende dei protagonisti del libro firmato da Ken Follett capace di vendere oltre 26 milioni di copie in tutto il mondo e di avere anche una trasposizione televisiva grazie ad una mini-serie di otto puntate uscita nel 2010. Nei 21 capitoli (7 ad ogni libro/episodio) facciamo la conoscenza di vari personaggi e di tante sfaccettature di una trama profonda. Il gameplay è piuttosto elementare. Oltre ai normali dialoghi dobbiamo fare delle scelte che peseranno sulla prosecuzione della storia e degli eventi. È chiaro che, essendo un canovaccio tratto dal libro, la chiave rimanga quella. Non ci sono stravolgimenti tali in quanto il lavoro di Daedalic è molto fedele. Ciononostante, il team riesce a ritagliarsi un margine creativo per dare al giocatore alcune libertà. Non sono troppe ma neppure trascurabili, anzi, il tutto è sembrato piuttosto soddisfacente. Le scelte possono davvero avere delle conseguenze anche postume e spingono l'appassionato a rigiocare in maniera alternativa l'avventura (cosa che comunque non ho fatto). Il gameplay, come detto, si basa essenzialmente sulla lettura e sulle nostre azioni e parole. Il tutto è intervallato da alcuni enigmi piuttosto semplici (o comunque intuibili) e da alcune scene in quick time event nelle quali il tempismo sarà fondamentale per portare a buon fine l'azione. Ciò che colpisce de I Pilastri della Terra è l'ottima riproposizione del periodo storico. La vita raccolta del priorato, ma anche gli oscuri giochi di potere di nobili e chiesa, la prepotenza di qualcuno che rovina la vita altrui, litigi, riconciliazioni, antefatti e quant'altro. C'è, comunque, un problema da non sottovalutare: il ritmo estremamente altalenante. Ci sono alcuni passaggi davvero lenti (quasi noiosi), altri un po' troppo veloci e magari proprio su quelli avrei voluto una maggiore attenzione. Ma comunque per chi piace giocare a giochi essenzialmente da leggere, questo non è un problema. Al massimo si potrebbe contestare il fatto che il grado di sfida non sia eccezionale. È più, come detto, un bellissimo gioco da leggere con il quale interagire e risolvere qualche piccolo enigma. Nulla di realmente duro. Contano più le scelte perché la risoluzione dei problemi è davvero elementare in otto casi su dieci. Il lavoro di Daedalic dal punto di vista artistico mi è piaciuto molto. Il fatto che ci fosse la compagine tedesca dietro al gioco era, diciamola tutta, una sicurezza. Il team ha sfornato molte avventure grafiche davvero notevoli nel corso degli anni. E non solo la trilogia Deponia che pur avendo un suo stile è, comunque, completamente diverso da quello de I Pilastri della Terra. Di grande livello, invece, la colonna sonora. Diversi pezzi, alcuni davvero ispiratissimi, altri memorabili, accompagnano l'azione e le varie peripezie dei nostri personaggi. Davvero un bella avventura (grafica e non solo). Voto: 7,5

Alien: Isolation

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/09/2021 Qui - Un gran bel gioco: originale, solido, appassionante e di grande atmosfera. Il primo vero blockbuster a sposare la causa dei survival horror più estremi, dove ci si muove praticamente inermi, nel territorio di incubi come PenumbraAmnesia: The Dark Descent e Outlast. La lezione di altri videogame (c'è anche quella di Dead Space, ben in evidenza) viene profondamente rielaborata fino a diventare un organismo autonomo, più vario di alcuni dei suoi modelli e scrupolosissimo sul piano dell'ispirazione: Alien: Isolation è costruito passo dopo passo sui canoni del film (capolavoro) del 1978. Alien: Isolation abbraccia infatti la visione originale di Ridley Scott proponendo al giocatore un titolo survival horror puro e carico di tensione che coniuga le meccaniche tipiche dei titoli stealth e le atmosfere dei classici film di fantascienza per coinvolgere il giocatore in un'estenuante lotta per la sopravvivenza ambientata nello spazio profondo. Sfuggire ad uno xenomorfo è un'impresa unica e complessa e, anche se il risultato non è perfetto e la trama a volte non soddisfa appieno, è quanto di più vicino ci sia all'esperienza cinematografica originale. Gran parte del gioco, non a caso chiamato Isolation, lo passiamo come preda solitaria, impegnata solo nella sfida per la sopravvivenza con lo spietato xenomorfo. "Vengono fuori dalle fottute pareti", celebre frase proveniente dal secondo capitolo della serie cinematografica, e assolutamente attinente a questo capitolo videoludico. Lo xenomorfo non segue un percorso prestabilito, e non basta infilarsi in un luogo lontano dalla sua visuale per sfuggirgli. L'unico strumento a disposizione il rilevatore di movimento, tale e quale a quello presente nel film. Assolutamente indispensabile se si vuol cercare di rilevare l'alieno in tempo, che tuttavia non è il solo pericolo da affrontare, non tanto gli umani ma gli androidi, a volte più bastardi dell'alieno stesso. Il titolo, tecnicamente, si dimostra molto valido, comparto audio di livello, buono il doppiaggio in Italiano, piccolo neo lo si nota nelle espressioni facciali, quasi mai convincenti pienamente. Ci sono fastidiose limitazioni legate al gameplay, il sistema di salvataggio non rende facile le situazioni: è posto in zone da esplorare in punti lontani tra loro ed è lento, alcuni passaggi e utilizzo di strumenti per andare avanti alquanto inutili, nonostante ciò un gran gioco, di certo migliore qualitativamente di Aliens vs. Predator, l'unico mai giocato fino a questo qui, un gioco non per tutti, in più situazioni si prova frustrazione e impotenza. Alla massima difficoltà l'alieno è micidiale, e bisogna usare la testa. In gran parte sì, ma non del tutto, di fronte al sogno (incubo) di ogni appassionato di Alien. Voto: 7,5

The Lion's Song

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/09/2021 Qui - Un titolo molto particolare, di quelli che non capitano tutti i giorni. Un gioco che non si fa certo notare per i muscoli, ma che sa veicolare sensazioni ed emozioni in maniera efficace, immergendo il giocatore in un'esperienza toccante. Un punta e clicca (seppur non esente da difetti e decisamente non per tutti) davvero ben riuscito, che riesce nell'intento di emozionare il giocatore attraverso una storia fatta di sacrificio e determinazione, valori che porteranno, alla fine, i vari personaggi a coronare i propri sogni. Sullo sfondo, la città di Vienna e i salotti dell'alta società, ricreati mediate una pixel art molto particolare (con la grafica effetto seppia che rievoca l'epoca in cui si trova, primi del '900, con lo stile pixelloso che fa l'occhiolino a tutti gli amanti del retrogame) e una colonna sonora essenziale ma d'impatto. Di contro, vi è la troppa semplicità di alcuni aspetti, che impediscono a The Lion's Song di svettare insieme agli esponenti più celebri del genere. In tal senso solo se siete disposti a sacrificare il gameplay (decisamente semplicistico) The Lion's Song può rappresentare una scelta caldamente consigliata, se infatti si è alla ricerca di un'esperienza interessante, molto più orientata alla trama e alle emozioni, che al resto. Ogni episodio (quattro in totale, dalla durata massima di un'ora) è affrontato con rilassatezza e un piglio filosofico-poetico che sposa a meraviglia le atmosfere fredde e accoglienti della capitale austriaca alla corrente di grande progresso ed evoluzione (qui più a livello di morale umana che nel campo tecnologico) che elettrizzava l'aria all'inizio del secolo scorso. Il nostro compito è cliccare semplicemente sugli oggetti presenti negli scenari e sulle varie scelte proposte durante i dialoghi, non ci troveremo mai di fronte a puzzle o enigmi che rallenteranno lo scorrimento del gioco, piuttosto saremo spesso portati a scegliere se leggere o no una lettera oppure rispondere in maniera garbata o scortese a un nostro interlocutore. Quindi badate a cosa si cerca e si vuole, ma comunque e in conclusione, The Lion's Song è un prodotto estremamente piacevole, seppur nella sua brevità, realizzato in modo eccellente e con scelte stilistiche particolari che sanno conquistare. Promosso. Voto: 7

DreadOut: Keepers of The Dark

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/09/2021 Qui - Un gioco horror di sopravvivenza autonomo che si svolge nell'universo di DreadOut. Ambientato infatti alla fine del secondo atto del precedente capitolo, poco prima dello scontro finale. La protagonista è sempre Linda, una studentessa delle scuole superiori che durante la classica gita scolastica si ritrova a vagare per le strade di una cittadina infestata da oscure presenze. Cosa cambia quindi dal precedente episodio? Che questo DLC, o dir si voglia espansione stand-alone, offre (semplicemente) 8 regni infestati da esplorare e 13 nuovissimi spettri da sconfiggere. E nonostante sembri per questo motivo più facile da giocare, e invece molto più complesso di quello che è, tra backtracking, cose opzionali e Jumpscare a tradimento (letteralmente). Gli enigmi sono molto difficili da risolvere e non sarà facile scacciare tutti i fantasmi. La musica si fonde molto bene con il gameplay spaventoso (bisogna ammetterlo), anche se la grafica sembra un po' datata. A proposito di ciò, delle pecche insite, nonostante un diverso approccio il gioco è ancora estremamente carente praticamente di tutto, gli stessi difetti che mi avevano ostacolato la prima volta, ritornano anche questa volta (certo il "limbo" non c'è più, almeno quello). Ho resistito un'ora (bug o meno non riuscivo) e poi non ho potuto fare altro che vedere un walkthrough per vedere come andava a finire, tra l'altro nuovamente a schifio (non si capiva prima e non si capisce dopo, un pastrocchio pazzesco senza capo né coda). Rari scorci di un design o di qualcosa davvero intelligente o di riuscito, un gioco molto spaventoso che solo i fan dell'horror di sopravvivenza della vecchia scuola possono adorare, ma che i comuni videogiocatori possono probabilmente odiare. Soldi, per fortuna pochi, buttati, però peccato (che anche il fumetto all'interno del pacchetto fosse in inglese). Voto: 5,5

Dirt Rally 2.0

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/09/2021 Qui - C'è voluto un po' di tempo, ma dopo essermi ripulito da tutto il fango accumulato barcamenandomi tra foreste e ripide scoscese con la prima iterazione del titolo, era giunta l'ora di sedermi di nuovo al tavolo della simulazione gustando un menù di alta classe a base di ghiaia, terra ed asfalto, accompagnato da un buon sorso di adrenalina con un tocco di eccitazione isterica. Ma per problemi logistici, e non solo, mi è stato quasi impossibile godermi appieno questo secondo giro e sfruttare al massimo il gioco. Con Dirt Rally Codemasters dimostrò di saperci davvero fare con le simulazioni, lanciando sul mercato un prodotto decisamente fatto bene. Dirt Rally 2.0 migliora sotto ogni punto di vista (tecnico e qualitativo) il precedente capitolo, apportando migliorie e mitigandone i difetti, tuttavia aumentando la difficoltà, e la frustrazione derivante, fa un'operazione decisamente troppo azzardata, almeno per gli standard (miei, e non solo) dei racing game, da riservarsi cioè solo agli esperti, al massimo appassionati, astenersi neofiti, livello che purtroppo causa perdita d'allenamento e di abilità ho raggiunto. Certo, il sistema di controllo delle auto è regolabile a piacimento consentendo, di fatto, a qualsiasi tipologia di giocatore di personalizzare il sistema di guida adattandolo a quelle che sono le sue esigenze e abilità, ma questa volta il livello di sfida è ancora più elevato. Dirt Rally 2.0 è infatti ancora più cattivo, tanto che potrebbe chiamarsi Majin Dirt Rally. Ed a causa di ciò, non solo non ho raggiunto un punto considerevole nella carriera, ma ho dovuto concludere anzitempo la sfida intrapresa. Di conseguenza la decisione di personalmente interrompere la "relazione" soprattutto con il mondo dei Rally, ma anche dei racing game (nonostante dopo DiRT 4 ben speravo per il futuro della serie che avrei probabilmente toccato con mano). Ad ogni modo, Dirt Rally 2.0, un gioco completo, con moltissime auto, moltissimi tracciati, molte modalità e molto belle, comunque non perfetto, rimane un solidissimo esponente della categoria fuoristrada ed una delle simulazioni di rally più intriganti e spietate dell'ultimo decennio. Un acquisto imprescindibile per chi può e vuole intraprendere questo tortuoso percorso. Voto: 7+

Videogiochi del periodo (Giugno/Luglio/Agosto 2021)

Post pubblicato su Pietro Saba World il 06/09/2021 Qui - Meglio tardi che mai aver scoperto, saputo, dell'Epic Games Store, altrimenti mi sarei perso l'occasione di ricevere gratis tantissimi giochi. A partire da Alien: Isolation, che bramavo, desideravo, ma non ancora in mio possesso, che ho riscattato insieme a tanti altri che ogni settimana è possibile riscattare. Ho cominciato questo "processo" solo ad Aprile, e pensare che questa "iniziativa" del negozio (negozio come Steam, Origin e Uplay da cui ogni tanto attingo per i miei videogiochi) cominciò nel lontano dicembre 2018, quindi un numero impressionante di titoli a disposizione che purtroppo non ho riscattato, alcuni della lista tra l'altro acquistati durante questo biennio. E tuttavia non crediate che tutti, anche gli ultimi, tutti giochi di primo livello, ma anche di secondo, di terzo, e non per tutti i gusti. Infatti alcuni non ho riscattato, perché semplicemente non facevano per me, alcuni riscattati ugualmente anche se mai ci giocherò, tra questi nondimeno NBA 2K21, ma purtroppo non il mio genere (sportivo), non nelle mie corde. Al momento riscattati una ventina, oggi di quelli ne porto tre (a parte Alien, The Lion's Song e The Pillars of the Earth), altri ne porterò prossimamente, sempre che mi piacciono e riesco a giocarci. In tal senso ho provato alcuni, ma per un motivo o per l'altro, ho rinunciato. The First Tree (avventura narrativa) non mi permetteva di cambiare comandi e di giocare così in modo più comodo in base alle mie esigenze, ricusato, Pine (open world di ricerca e sviluppo) semplicemente mi ha annoiato dopo un'ora (non bastasse una caterva di bottoni da spingere), anch'esso ricusato. Spero meglio prossimamente, anche se qualche cosa interessante già c'è e presto ci giocherò. Nel mezzo di tutto ciò qualcos'altro è pure successo, anche Steam si è messo a regalare giochi, due sì, ma molto appetibili. Uno è qui, Little Nightmares in versione standard, alcuni mi hanno consigliato la Complete Edition, ma occasione del genere non potevo sprecare, l'altro Tell Me Why sicuramente al prossimo "giro". Roba c'è. Per completezza dei sei che oggi recensisco, specie di DLC di DreadOut già portato precedentemente ed acquistato tempo fa, stessa cosa per Dirt Rally 2.0, per dire che soldini anche spendo. Bene o male, dipende, anzi vediamo.

mercoledì 4 agosto 2021

Geekoni Film Festival: Le avventure di Rocketeer (1991)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/08/2021 Qui - Torna, a distanza di due anni dall'ultima volta, la rassegna cinematografica a tema ragazzi rinominata (giustamente e funzionalmente) Geekoni Film Festival, rassegna che, organizzata dalla cricca di blogger Nerd (la Geek League) di cui faccio anch'io parte, con il nickname Pan Fury, arriva quest'anno alla sua terza edizione, edizione che se non fosse per me, con la collaborazione di altri, non si sarebbe probabilmente mai svolta, ma ci siamo riusciti (certamente un bell'incentivo è stato il banner che ho creato per l'occasione, che troverete a fine post, che omaggia inequivocabilmente un caposaldo del genere "per ragazzi", ovviamente film degli anni '80, impossibile non conoscere, in tal senso ricordiamo il regista Richard Donner scomparso un mese fa). E dopo Labyrinth e successivamente Un maggiolino tutto matto, questa volta la mia scelta è ricaduta su di un film alquanto particolare, su di un'avventura ben congeniata che sa divertire, su di un film di fantascienza ambientato negli anni della seconda guerra mondiale nel complesso godibile. Appunto su (questo) The Rocketeer (tratto dal fumetto omonimo creato nel 1981 da Dave Stevens, l'opera più famosa dell'apprezzato fumettista e illustratore morto prematuramente nel 2008 a 53 anni), uno dei primi cinecomic, quando i cinecomic non si sapeva cosa fossero, ed anche uno degli ultimi/pochi film Disney che a dispetto del target non rinunciava (come adesso) alle sparatorie, agli inseguimenti, ai cattivi viscidi ed ai Nazisti per fare un film di questo genere. Un film dalle maestranze di tutto rispetto, dei pezzi da 90, mica pizza e fichi. Al timone ovviamente la Disney, che non ha mai badato a spese per i suoi innumerevoli film, soldi in questo caso spesi abbastanza bene, il film ha raggiunto (proprio quest'anno) i 30 anni ma non li dimostra, il merito è dell'aspetto tecnico della pellicola, di prim'ordine, in cabina (di regia) Joe Johnston, che ha sfornato qualche film discutibile (il recente Lo schiaccianoci e i quattro regni per esempio) ma che ha pure regalatoci quel piccolo cult di Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, uscito due anni prima a questo e presumibilmente divenuto trampolino, e soprattutto quel grande piccolo cult di Jumanji (quattro anni dopo), però non solo questi due, alla sala comandi gli sceneggiatori Danny Bilson, Paul De Meo (già penne dietro la serie televisiva cult The Flash) e William Dear, alle frequenze (musicali) James Horner, vi dicono niente Titanic ed Avatar?, infine l'equipaggio, con Alan Arkin, Oscar al miglior attore non protagonista nel 2007 per Little Miss Sunshine, con Timothy Dalton, uno dei tanti James Bond cinematografici, con Terry O'Quinn, il John Locke della serie tv Lost, con Jennifer Connelly, vincitrice di un Premio Oscar nel 2002, con i caratteristi Paul Sorvino e Margo Martindale, con il giovane Billy Campbell. Il risultato? Un film decisamente figo, figo il casco (e il costume), figo il zaino a razzo e fighissima la ragazza (come fa girare la testa Jennifer non la fa girare nessuna, all'epoca poi ventenne e straordinariamente fulgida).

sabato 5 giugno 2021

Outlast

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/06/2021 Qui - L'opera di una mente deviata, che tuttavia conosce bene quali simboli e immagini mettere in scena (di tutto e di più), l'anello di congiunzione tra l'escape horror e il survival horror, questo è Outlast, sviluppato e pubblicato da Red Barrels, che non smentisce la sua fama, indubbiamente tra i migliori. Ciò che permette a quest'opera di elevarsi risiede: in alcune scelte stilistiche, in un comparto sonoro di qualità, e nell'ottima atmosfera di un manicomio pregno di orrori. Interpretiamo un giornalista d'assalto che ha la brillante idea di visitare (da solo) un istituto psichiatrico apparentemente in disuso, in cui all'interno tuttavia, e recentemente, qualcosa sembrerebbe essere accaduto. E quando il peggio sembra essere ormai messo a nudo ecco che Miles realizza che le cose sono ancora peggiori di quanto avesse immaginato. Diversamente dagli action-horror dove il protagonista può contare sulle armi, qui l'unica possibilità è rappresentata dalla fuga come in Amnesia: The Dark Descent. Il senso di invulnerabilità e d'impotenza è lapalissiano: non ci sono veri e propri combattimenti da espletare, ma una volta scoperti dal nemico potremo solo trovare un nascondiglio, correndo a gambe levate (vietato volgersi, davvero è meglio di no). Outlast è un'esperienza viscerale che non lascia scampo. Trovare un luogo in cui celarsi è fondamentale, anche per ripristinare la salute. La videocamera permette: la visione notturna tramite gli infrarossi, l'individuazione delle minacce più gravi in lontananza (grazie all'uso dello zoom), e la cattura degli indizi più importanti (come le scritte sui muri). Ma l'energia dello strumento non è illimitata, le batterie da ricercare, altrimenti sono guai. Le meccaniche peccano sì di scarsa varietà e l'incedere è molto lineare, però ben strutturato è il tutto. La longevità è variabile, dipende chiaramente dal livello di difficoltà scelto, l'avventura base si aggira in media dalle 3 alle 5 ore, annessi un altro paio d'ore in più per l'ottimo DLC. Whistleblower si materializza sia come un'ulteriore storia parallela che come prequel alle vicissitudini di Miles. Le meccaniche sono le medesime, anche se la violenza perpetrata a schermo è ancora più efficace e viscerale. Outlast tecnicamente non impressiona, ma la tensione resta alta, grazie soprattutto all'ottima effettistica (urla, sospiri, rumori da far accapponare la pelle). Outlast è insomma un signor gioco, una produzione indie, lo si deduce dalla carente sostanza tecnica ma le idee sono buone, anche se sono poche quelle davvero originali. L'atmosfera invece è resa benissimo e in questo tipo di esperienze gioca un ruolo fondamentale. Per avere un quadro dei fatti più completo meglio avere anche il DLC. Preferibilmente astenersi tuttavia, a ciò ed a tutto, se si è deboli di cuore. Alcuni Jumpscare sono in grado infatti di farci saltare letteralmente dalla sedia. Ma se proprio siamo audaci (e un po' masochisti) allora puntare a un'esperienza totale con bassa illuminazione e cuffie. Se sopravviviamo a questo, allora non dobbiamo temere più nulla, o quasi, c'è un secondo capitolo. Voto: 7,5

Murdered: Soul Suspect

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/06/2021 Qui - Un avvincente thriller soprannaturale, che vuole raccontare, non spaventare, intrigare anziché meravigliare, questo è Murdered: Soul Suspect, sviluppato da Airtight Games e pubblicato da Square Enix, anche per PC. Un videogioco (in stile azione-avventura con meccaniche stealth) che parte da una premessa inattesa e originale, la morte del suo protagonista, per poi sviluppare in modo interessante la personalità e i poteri ormai spettrali di quest'ultimo mettendoli al servizio di un gioco investigativo abilmente congeniato (tecnicamente poi, non proprio eccelso ma fatto bene). Imprigionato in una sorta di purgatorio infatti, chiamato regno della Penombra, il protagonista (il giocatore) dovrà affinare i suoi (nostri) nuovi poteri da spettro e combinarli con le sue (nostre) innate abilità investigative per svelare la scioccante connessione tra la tua (nostra) morte ed una serie di terrificanti omicidi che stanno terrorizzando la tranquilla cittadina di Salem. Su questa base il gioco si divide sostanzialmente in due modi di operare che si alternano dall'inizio alla fine dell'avventura: il primo, consiste nel raggiungimento del luogo di interesse e della scena del crimine, il secondo, invece, prevede la risoluzione dei misteri attraverso un'elementare ricostruzione degli eventi, utilizzando al meglio gli indizi scovati all'interno delle area. Uno dei punti chiave e quello di maggior forza, di Murdered: Soul Suspect è una storia che cattura e tiene incollati fino al suo sorprendente finale. Trovandoci così di fronte ad un titolo che abbraccia una certa filosofia di sviluppo, che ha come centro il suo grande sbilanciamento verso la narrazione a discapito di un gameplay accattivante. Quest'ultimo infatti, abbastanza semplicistico, bisogna semplicemente esplorare il luogo del crimine e scovare i visibilissimi indizi, ma ci si può sorvolare sopra, la componente narrativa ed emozionale diventa, è, il vero cuore del videogames, in aggiunta alle affascinanti e lugubre atmosfere di una Salem incredibilmente vivi (in aggiunta alla divertente funzione, quando richiesto, di possedere, ed essere così, un gatto, ovviamente nero). Un videogames quindi più che discreto, addirittura ottimo se non fosse per due grosse pecche. Prima pecca l'impossibilità di configurare i tasti a proprio piacimento, forzandomi ad effettuare giochi di prestigio con la tastiera, seconda pecca l'uso di combo (a tre pulsanti) per riuscire ad uccidere i demoni (che, visto il plot, per forza di cose ci sono) che solo con un aiuto esterno ho potuto eliminare. Avrei preferito più demoni, ma più facili da abbattere, che pochi ma difficili da sconfiggere. Tuttavia, e nonostante ciò, resta un prodotto apprezzabile, sempre appetibile agli amanti dei thriller e delle atmosfere noir, col suo ottimo plot, alcuni bei colpi di scena e quell'elemento paranormale che rende tutto più interessante. Non un titolo perfetto, ma che può riservare delle soddisfazioni agli amanti delle storie intriganti (come me), soprattutto se si è propensi a sorvolare sulle mancanze del gameplay, e non solo. Voto: 7+

SteamWorld Dig: A Fistful Of Dirt

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/06/2021 Qui - Originariamente uscito sullo store digitale del Nintendo 3DS, questo giochino platform ha poi raggiunto i personal computer, e passando su Origin è finito sul mio account (sul mio di PC), gratuitamente. Ebbene, questo videogioco, anche se ha dei difetti, risulta molto interessante. Un videogioco che racconta le vicende di Rusty: un (simpatico) robot che ha appena ereditato da suo zio una miniera. Al suo arrivo, però, una serie di terremoti lo fa precipitare nella cava e, con l'aiuto della giovane Dorothy scoprirà che il parente è deceduto. Triste e solo, il nostro protagonista deciderà comunque di esplorare il dono di suo zio, scoprendo molti tesori ed uno strano segreto. SteamWorld Dig è un gioco molto semplice: Rusty deve esplorare la miniera e raggiungere la più bassa profondità possibile. Per farlo, deve scavare il terreno con il suo piccone. Questa attività è molto più complessa rispetto a quanto possa sembrare. Ma niente paura, con la giusta quantità di denaro (raccolti) è possibile rendere Rusty più efficiente, con la giusta quantità di minerali da vendere si aumenta di livello e si possono sbloccare i potenziamenti. Potenziamenti ottenibili anche entrando in strane stanze, tra questi power-up, una trivella che disintegra le rocce e la possibilità di cadere senza subire danni. Questi contenuti danno al gioco una sensazione di Metroidvania che spezza la monotonia dell'esplorazione, bello sì, anche se non sempre è un piacere, in parte fastidioso come il backtracking. SteamWorld Dig ha, inoltre, altri difetti che non si possono sottovalutare. Per prima cosa i materiali del gioco non sono infiniti. Il terreno scavato, infatti, non si rigenera. Se da una parte ha senso, i materiali diventano limitati! Questo fattore disincentiva il giocatore a spendere soldi per oggetti "usa e getta" in favore a dei potenziamenti. Secondo difetto principale è la ripetitività, ma questo è, cosa aspettarsi in tutta verità (la durata è invece consona). Altro da dire non c'è, perfetto non è, divertente lo è certamente, ma gratis è meglio. Voto: 6,5

DreadOut

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/06/2021 Qui - Un survival horror che ha un'atmosfera davvero inquietante ma purtroppo lo contamina con un boss inutilmente difficile e una trama vuota (che cannerà subito e non avrà spiegazione). Fin dall'inizio, l'atmosfera inquietante ti avvolge, ma è un vero peccato che non sia stato fatto uno sforzo maggiore nei personaggi, che sono decisamente piatti. E tuttavia, mettendo da parte la deludente mancanza di sviluppo del/dei personaggi/o, le meccaniche di gioco sono in realtà piuttosto rinfrescanti e divertenti con cui giocare. Usando la fotocamera del tuo smartphone per scattare foto e, infine, sconfiggere i demoni, con l'unico inconveniente in quest'ultimo caso che la fortuna giochi un ruolo non da poco, perché scattare non è facile (certe volte sembra non pigliare proprio) e perché questi maledetti demoni/fantasmi sono stronzi, muovendosi spesso a tradimento. Ciò diventa particolarmente evidente quando devi affrontare uno dei boss appunto più stronzi, la Scissor Lady, ti ritrovi intrappolato in una stanza minuscola con un fantasma che esce dalle pareti e ti colpisce con le forbici. Questa battaglia in sé è la parte più esasperante del gioco. Tanto che vorresti lasciare, cosa che in verità ho fatto, anche perché annesso a ciò l'esasperazione aumentata colpa del metodo di "risveglio", ridicolo limbo da percorrere senza sosta, 30 secondi od anche 2 minuti, che noia. Ho continuato perciò tramite soluzione video internettiana. E mi sono accorto di quanto deludenti fossero gli enigmi e del fatto che, dal momento che la grafica è abbastanza semplice, i fantasmi fossero ben dettagliati, avendo qualcosa in più rispetto al resto dei personaggi viventi in DreadOut, paradossale davvero. In questo senso, caspita che spaventi! Digital Happiness riesce a rendere al meglio questo gioco puramente incentrato sul terrore, e su alcuni livelli sicuramente funziona (dannatamente sì). Peccato però per tutto il resto, compresi alcuni bug, nonostante una versione, la mia, aggiornata. Non mi è dispiaciuto, però non ci rigiocherei, ma dovrò farlo, perché ho pure l'espansione, mannaggia. Voto: 5,5

Videogiochi del periodo (Aprile/Maggio 2021)

Post pubblicato su Pietro Saba World il 05/06/2021 Qui - Tra i tanti giochini offerti da SEGA lo scorso ottobre c'era pure Golden Axed: A Canceled Prototype, un picchiaduro come quelli di una volta, decisamente vecchio stile, non per caso specie di reboot del videogame Golden Axe, degli anni '90. Tutto nostalgicamente bello, peccato che era solo un demo e dalla durata esigua (massimo 5 minuti), però ammetto che mi è piaciuto. Non mi è invece piaciuto scoprire che dei tre giochi offerti da Ubisoft lo scorso inverno, solo Trials Rising (di cui ho parlato 2 mesi fa, Qui) era "abbordabile". Nel senso che non facevano per me e/o non erano granché, ho provato infatti a giocare ad Anno 1701: History Edition, gioco di strategia e simulazione, ma dopo 30 minuti mi è venuto a noia. Discorso diverso invece per l'altro, un simulatore di volo di tipo adventure action dal nome Starlink: Battle for Atlas, che neanche ho provato perché non è mai stato il mio genere. Simulazione di guida sì, ma astronavi od aerei da pilotare proprio no. Una piccola fregatura insomma, con l'unica consolazione che erano gratis, e che comunque quello a cui ho giocato (quell'unico appunto dei tre) non era affatto male, anzi. Di gratis in quest'ultimo periodo videoludico invece c'è solo SteamWorld Dig, che era "sepolto" da un po' nella libreria di Origin, tutti acquistati gli altri (da Steam), giochi di cui parlo/scrivo oggi, giochi che hanno riservato sorprese ed alcune avversità, ecco quali.

martedì 6 aprile 2021

The Witcher 3: Wild Hunt

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/04/2021 Qui - Lo strigo (o Witcher) più famoso del mondo torna con il terzo capitolo della sua epopea nata in versione cartacea dalla penna di Andrzej Sapkowski e poi evolutasi in fenomeno videoludico sin dal primo, acclamato, The Witcher. Geralt è uno di casa (le "sue" donzelle anche), e sapere che questo è l'ultimo appuntamento con uno dei più riusciti paladini videoludici e letterari degli ultimi anni non può che riempire di tristezza il mio cuore. The Witcher 3 è comunque la degna conclusione delle sue fantastiche avventure. La trama si concentra sull'aspetto più umano di Geralt, manca dell'epicità del secondo capitolo, ma è comunque appassionante, immerge il giocatore in una ricerca di cui è protagonista, in un mondo vastissimo e soggetto al cambiamento. Le novità introdotte sono tutte valide, a partire dal sistema di combattimento, meno legnoso rispetto al passato, più dinamico ma comunque impegnativo. Dalla prima all'ultima, le quest stregano il giocatore aiutate anche da una colonna sonora d'eccezione, che supporta perfettamente ogni inquadratura o cambio di scena. The Witcher 3: Wild Hunt è semplicemente magnifico. Un GDR fantasy open world con un mondo enorme e bellissimo.  Un gioco che è esattamente come lo si aspettava, appagante, immenso e divertente dall'inizio alla fine. La terza e (forse) ultima avventura del "nostro" strigo preferito è in assoluto una tra le esperienze ruolistiche più esaustive degli ultimi tempi ed ogni appassionato del genere dovrebbe senza alcun dubbio procurarsi (se non l'avete già fatto, e scommetto che molti l'hanno fatto) una copia del gioco da spolpare su PC (come me) o sulla propria console. I ragazzi di CD Projekt RED hanno insomma regalato al mondo un'opera colossale, dallo scheletro assolutamente magistrale e capace di divertire e intrattenere su molti fronti. Non priva di difetti certo, ma comunque importantissima all'interno del genere di riferimento e non solo. Perché appunto, anche se The Witcher 3 è un gioco che possiede numerosi grandi pregi nonché numerosi difetti, difetti che sommati tutti assieme tengono purtroppo il titolo lontano dalla definizione di capolavoro che avrebbe potuto tranquillamente ambire (qualche difettuccio dell'IA e dei vari bug), resta comunque uno dei migliori giochi di ruolo action di questa generazione, senza se e senza ma. Dunque, se si è alla ricerca di un RPG longevo, maturo e profondo (è un gioco che rischia di portarvi via anche 100 ore come niente se dovesse rapirvi per la sua storia!) a The Witcher 3 non si può sfuggire. Voto: 8

Assassin's Creed: Rogue

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/04/2021 Qui - Dopo aver amato e odiato (personalmente la prima opzione) i tetti di Parigi (ed esser volato in China per una breve, sfortunatamente deludente, vacanza), è tempo di tornare a solcare il mare, sfidare il freddissimo Atlantico del Nord e vivere i dubbi esistenziali di Patrick Shay Cormac, protagonista di Assassin's Creed: Rogue, episodio conclusivo della saga americana del titolo Ubisoft, uscito lo stesso anno di Assassin's Creed: Unity, poiché un gioco all'anno era poco, Ubisoft pensò bene di farcire il 2014 di ben 2 titoli su Assassin's Creed. Una scelta che poteva starci, ma se non avessero svolto un lavoro di riciclaggio come questo sarebbe stato meglio. Assassin's Creed: Rogue parte da premesse molto promettenti cercando di offrire per la prima volta al giocatore un'avventura nei panni di un Templare. Questa scelta tuttavia non si riflette in una maggiore profondità nel rapporto tra le due fazioni e in maniera un po' sbrigativa cerca di portare a conclusione una storia fatta di scelte poco ponderate. Il titolo presenta la metà delle sequenze che componevano la campagna del precedente capitolo e costituisce una sorta di riassunto o espansione di quanto offerto con gli altri capitoli della saga americana. Sul finale c'è anche una chicca che ricollega il gioco a Unity. Non mancano ovviamente le sezioni nel presente, anche se, esattamente come in Black Flag, sono decisamente sottotono, soprattutto se paragonate a quelle di Desmond. Il grosso difetto della produzione è il comparto tecnico, ma da non fraintendere: preso singolarmente, il comparto tecnico è di tutto rispetto, pur con le sue sbavature. Si tratta però esattamente di ciò che si è visti in Assassin's Creed IV: Black Flag (e, a dirla tutta, anche in AC III), senza cambiarne una virgola. Punto debole della produzione è sicuramente la longevità, decisamente scarsa rispetto alle precedenti. Complice anche una difficoltà non regolabile (raramente capita di affrontare una missione due volte), la campagna scorre veloce e finisce un po' troppo presto. Ovviamente ci pensano le numerose missioni secondarie e attività varie ad arrotondare in positivo la durata del gioco. Eppure Assassin's Creed: Rogue, sebbene non si proponga come il capitolo più innovativo della serie, riesce in qualche modo a divertire il giocatore, anche se purtroppo permangono i soliti (annosi) problemi che affliggono la serie fin dagli albori, come il sistema di combattimento mai impegnativo, l'intelligenza artificiale deficitaria e una scarsa fluidità nei controlli del protagonista (e sfortuna vuole che per questo motivo potrebbe essere questo l'ultimo capitolo a cui giocherò). Solo i fan della saga possono/potrebbero apprezzare, seppur con delle riserve, come le mie. Voto: 6,5

Trials Rising

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/04/2021 Qui - Le leggi della fisica, queste crudeli ma indispensabili regole che ci impediscono di volare ma contemporaneamente di evitare che il nostro corpo compia movimenti poco piacevoli o si incastri con l'ambiente. Trials Rising prende queste leggi, le applica alla lettera per poi affrontarle solo come i veri trials nel mondo reale osano fare. E come spesso accade nel mondo reale, anche qui ci ritroveremo spesso a sfracellarci contro il terreno. Ecco, parlare di cadute è sbagliato, perché più che cadere, in Trials (anche Rising ovviamente), spesso si muore. Si muore male, molto male. Prendere una discesa a massima velocità, decollare dalla rampa situata alla fine di quest'ultima, schiantarsi contro un pilone di cemento e sprofondare nel vuoto. Oppure su un ammasso di barili esplosivi posti proprio sotto di noi, essere travolti dall'esplosione e scagliati lontano. Il tutto con una fisica credibilissima e le urla del povero pilota, che col suo aspetto pupazzoso rende in realtà queste tragiche dipartite in momenti di puro e viscerale spasso. Gli ingredienti di Trials Rising sono pochi ma efficaci: Moto, ostacoli e tanto divertimento. Il gioco si presenta come un racing game in 2.5D che ci permette di gareggiare in sella alla nostra moto su tracciati pieni di ostacoli e salti mozzafiato unendo meccaniche platform a quelle dei balance game. Una serie di checkpoint aiutano a ripartire in caso di cadute, mentre un timer scorre implacabile sullo schermo. Insomma per me che era la prima volta una bella scarica di adrenalina, con l'unico problema che più si va avanti più diventa difficile, e più imprecazioni si dicono. Ci vuole una certa pazienza da un certo punto in poi (e il coraggio di mollare), ma non tutti sono me, con un po' di pratica si può riuscire ad imparare le tecniche e migliorare i tempi che servono, e può per questo sicuramente risultare appagante e stimolante. Il comparto tecnico non è eccelso, ma lo stile (coloratissimo e folle) compensa in buona parte le sbavature. Consigliabile a tutti, ma soprattutto ai fan del genere e della saga, giocarci a patto di non avere paura di sporcarvi di fango. Voto: 7

Syberia 3

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/04/2021 Qui - Più di dieci anni sono tanti, tanti lunghi anni (dal 2004 al 2017) Kate Walker ha dovuto attendere per essere salvata dal triste destino che sembrava attenderla alla fine di Syberia 2. In un lasso di tempo del genere i videogiochi, i giocatori e il mondo in generale cambia (radicalmente può cambiare). È possibile, allora, che una saga come Syberia, protagonista tra il 2002 e il 2004, avesse ancora la forza di dire qualcosa di originale dopo un periodo così lungo? Dopo aver terminato il gioco la mia risposta è no, anche perché Syberia 3 è il sequel che temevi di una serie che non aveva bisogno di sequel. Ma c'è un aspetto di Syberia 3 che, già a pochi secondi dall'avvio del gioco, spalanca un mondo di ricordi piacevoli ai seguaci della saga come me: le musiche. Quelle musiche orchestrali soavi, imponenti, che nell'arco di poche note riescono a strappare il giocatore per trasportarlo in una fiaba senza tempo, dove la ricerca della famigerata Syberia altro non è che la metafora del viaggio di un popolo alla ricerca della propria identità. Una colonna sonora sopra le righe, che a distanza di tutti questi anni ricorda ancora come, oltre due generazioni fa, mollare la frenesia di New York e seguire l'avventura più incredibile e pericolosa del mondo sia stata la scelta migliore che potessi fare. Peccato che musiche, un doppiaggio esclusivamente in lingua inglese (sottotitolato in italiano) e un set di enigmi interessanti esauriscano i pregi indiscutibili di Syberia 3, incapace di offrire una narrazione avvincente come le precedenti e di presentare problemi tecnici (dinamiche, game design ed altro) inspiegabili e leggermente fastidiosi. Certo, si rimane comunque rapiti dallo stile retro-cyberpunk del gioco, ma è un po' una delusione. Un vero peccato perché molte delle location che si visitano possiedono ancora la magia di Syberia, che purtroppo però è in gran parte svanita, forse anche a causa dei troppi anni passati dall'uscita del secondo capitolo. Per questo motivo, si consiglia Syberia 3 solo ai fan duri e puri di Benoit Sokal che vogliono vedere che fine ha fatto Kate Walker. Voto: 6

Videogiochi del periodo (Gennaio/Febbraio/Marzo 2021)

Post pubblicato su Pietro Saba World il 06/04/2021 Qui - Una nuova stagione videoludica è cominciata (la scorsa fine qui), anche se di nuovo c'è quasi niente (e in senso generale), anche perché quello che porterò in dote quest'anno saranno quasi tutti (spero comunque di trovare qualche gioco a buon prezzo prossimamente) videogiochi acquistati lo scorso (fine) anno. E tra saldi autunnali, black friday e saldi invernali (e nel mezzo di tutto ciò ho anche vissuto nostalgiche avventure gentilmente offerte da SEGA per il suo anniversario, ho infatti potuto farmi una partita a Sonic ed a tanti altri giochini), anche giochi (tre) gentilmente offerti da Ubisoft (uno è qui oggi, gli altri ancora da provare) e tanto altro rimasto in giacenza. Una mole di giochi che cercherò di portare a termine (giochi che ricordo appena usciti non sono, anzi, da un bel pezzo), nonostante alcune difficoltà che ultimamente sto cominciando a riscontrare. Colpa di meccaniche di gioco che in alcuni specifici giochi impediscono la fluidità di controllo dei comandi al giocatore, troppi pulsanti e troppo movimenti in sincronia, che appunto non giovano alle articolazioni delle mani, nel mio caso già deficitari di loro. Cosicché un cambio di "genere" sta avvenendo e avverrà, più avventure e meno giochi di ruolo, ve ne accorgete man mano, ma oggi ecco cosa ho portato.

venerdì 8 gennaio 2021

Very Pop Blog - I miei anni 2000

Post pubblicato su Pietro Saba World il 08/01/2021 Qui - Come sottolineato da Moz stesso, il creatore di questo contenitore di ricordi decennali (atta a riassumere parte della nostra vita in un specifico periodo), che ha pubblicato il medesimo a novembre scorso (qui), sono passati già tre anni dall'ultima volta che sia lui, che io e che molti altri (dato che si trattava, e si tratta, comunque di un TAG), ci siamo cimentati nel farlo, è stato prima con gli anni '80, dopo con gli anni '90 e adesso eccoci agli anni 2000. Un decennio non particolarmente memorabile (storicamente parlando), ma ricco di momenti particolari, che certamente ognuno di noi ricorda. Io ho preso la palla al balzo (mi piacciono queste cose), e nonostante sia passato più di un mese, ho accettato volontariamente. Si perché anche essendo un Tag, Miki non ha voluto taggare cinque persone (così faccio anch'io oggi), e mi sono offerto volontario nel voler proseguire. E così eccomi a parlare di me e di quel particolare decennio.