Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/04/2021 Qui - Dopo aver amato e odiato (personalmente la prima opzione) i tetti di Parigi (ed esser volato in China per una breve, sfortunatamente deludente, vacanza), è tempo di tornare a solcare il mare, sfidare il freddissimo Atlantico del Nord e vivere i dubbi esistenziali di Patrick Shay Cormac, protagonista di Assassin's Creed: Rogue, episodio conclusivo della saga americana del titolo Ubisoft, uscito lo stesso anno di Assassin's Creed: Unity, poiché un gioco all'anno era poco, Ubisoft pensò bene di farcire il 2014 di ben 2 titoli su Assassin's Creed. Una scelta che poteva starci, ma se non avessero svolto un lavoro di riciclaggio come questo sarebbe stato meglio. Assassin's Creed: Rogue parte da premesse molto promettenti cercando di offrire per la prima volta al giocatore un'avventura nei panni di un Templare. Questa scelta tuttavia non si riflette in una maggiore profondità nel rapporto tra le due fazioni e in maniera un po' sbrigativa cerca di portare a conclusione una storia fatta di scelte poco ponderate. Il titolo presenta la metà delle sequenze che componevano la campagna del precedente capitolo e costituisce una sorta di riassunto o espansione di quanto offerto con gli altri capitoli della saga americana. Sul finale c'è anche una chicca che ricollega il gioco a Unity. Non mancano ovviamente le sezioni nel presente, anche se, esattamente come in Black Flag, sono decisamente sottotono, soprattutto se paragonate a quelle di Desmond. Il grosso difetto della produzione è il comparto tecnico, ma da non fraintendere: preso singolarmente, il comparto tecnico è di tutto rispetto, pur con le sue sbavature. Si tratta però esattamente di ciò che si è visti in Assassin's Creed IV: Black Flag (e, a dirla tutta, anche in AC III), senza cambiarne una virgola. Punto debole della produzione è sicuramente la longevità, decisamente scarsa rispetto alle precedenti. Complice anche una difficoltà non regolabile (raramente capita di affrontare una missione due volte), la campagna scorre veloce e finisce un po' troppo presto. Ovviamente ci pensano le numerose missioni secondarie e attività varie ad arrotondare in positivo la durata del gioco. Eppure Assassin's Creed: Rogue, sebbene non si proponga come il capitolo più innovativo della serie, riesce in qualche modo a divertire il giocatore, anche se purtroppo permangono i soliti (annosi) problemi che affliggono la serie fin dagli albori, come il sistema di combattimento mai impegnativo, l'intelligenza artificiale deficitaria e una scarsa fluidità nei controlli del protagonista (e sfortuna vuole che per questo motivo potrebbe essere questo l'ultimo capitolo a cui giocherò). Solo i fan della saga possono/potrebbero apprezzare, seppur con delle riserve, come le mie. Voto: 6,5
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