venerdì 9 settembre 2022

Rise of the Tomb Raider

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/09/2022 Qui - Il secondo gioco prodotto da Crystal Dynamics e pubblicato nel 2015, Rise of the Tomb Raider (giocato nella versione celebrazione per i 20 anni ricevuta gratuitamente lo scorso inverno), si presenta come un bel balzo in avanti rispetto al precedente titolo (Qui). A livello tecnico è invecchiato meglio e le aggiunte introdotte al gameplay rendono sia l'esplorazione che il combattimento più appaganti e profondi. L'ambientazione siberiana l'ho trovata per certi versi più evocativa rispetto quella isolana, sebbene la struttura narrativa subisca un brutto colpo quando ci si rende conto che la presenza degli Immortali a difesa del tesoro non è poi differente rispetto ai guerrieri giapponesi del gioco precedente. La storia invece ruota attorno ad un nemico solo vagamente accennato nel primo titolo, e solamente riconoscibile da coloro che hanno fatto collezionismo di segreti. Tuttavia la loro presenza ed il modo in cui sono stati concepiti li trovo funzionali ed a loro modo interessanti, sebbene pecchino di originalità. Nel complesso il secondo capitolo delle nuove avventure di Lara Croft mi è piaciuto di più, ma l'ho trovato anche più dispersivo. Il simil-open world qui inizia a risultare troppo vuoto e fine a se stesso. Vi hanno sì introdotto delle missioni secondarie per dare maggiore varietà, ma sono comunque poche e la maggior parte del tempo si gira per gli ambienti al solito scopo di raccogliere oggetti collezionabili (non male invece i DLC, davvero bello Baba Yaga: il Tempio della Strega). Nonostante queste sue piccole pecche, ho apprezzato molto il gioco per la sua maturità. Voto: 7+

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