Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/10/2020 Qui - Dopo la mezza uscita dal tema dello scorso anno, con un horror fisico e psicologico però di grande effetto ed impatto, era La casa delle bambole - Ghostland (un buon film, intelligente e disturbante), si ritorna al classico, con un prodotto di puro intrattenimento horror, dedicato per l'appunto alla festività di Halloween, carico di atmosfere giocose, disimpegnato e adattissimo per trascorrere una piacevole serata. Con un film che, credevo di aver visto, e invece non era così, con un film, parzialmente ispirato al cortometraggio splatter/horror Season's Greetings dello stesso regista ed ambientato nella notte di Halloween (festa pagana ormai debitamente sdoganata, festeggiata in qualunque parte del mondo), che nonostante sia stato distribuito solo per il mercato home-video (tuttavia andato in chiaro negli anni su alcuni canali Mediaset), è diventato un piccolo cult. Un piccolo gioiellino così tanto apprezzato che ha spinto Michael Dougherty ad iniziare (seppur decenni dopo) la sceneggiatura per un possibile sequel, così tanto iconico che la DC Comics e la Wildstorm Comics hanno pubblicato nel corso dell'ottobre 2007, un fumetto adattato dal film, scritto dal fumettista Marc Andreyko e illustrato da Fiona Staples. E codesto film horror è ovviamente Trick 'r Treat, un film intelligente nello sfruttare vecchie inquietudini per un perfetto racconto del terrore a più voci. Prodotto da Bryan Singer (produttore nonché regista di film quali X-Men, ben quattro, Superman Returns, Operazione Valchiria, Bohemian Rhapsody), La vendetta di Halloween è infatti un horror debitore dei classici format antologici anni '80/'90 come Creepshow e I racconti della cripta (lo si nota dai titoli di coda realizzati come un fumetto).
Ma non solo nel format è debitore, anche nella composizione concettuale lo è, perché anche se le mitiche trilogie horror anni '70 e '80 erano costituite da episodi separati, questo è invece costituito da 4 piccole storie parallele (a ben vedere sono 5) che però si intrecciano tra di loro più volte lungo la durata del film, in modo tale che i protagonisti di alcune appaiono anche in altre e che alcune scene siano vissute da due prospettive diverse (il tutto gestito con maestria e senza errori), lo spirito qui è proprio lo stesso: quello del "dolcetto o scherzetto" o meglio del "chi la fa l'aspetti", quel tocco di moralismo nero e ironico in obbedienza al quale ognuno, a fine episodio, trova sempre quel che si merita. Tutto non per caso è difatti pervaso da tinte di black humour, violenza e cinismo dosate benissimo che non risparmiano nessuno e rendono il film fluido nei suoi 80 minuti scarsi (peccato comunque che sia un po' corto, una durata maggiore con una storia in più per esempio non sarebbe stato male). La pellicola pur presentando classici cliché del cinema horror (zombie, vampiri e lupi mannari), ha come punto di forza il modo in cui le vicende vengono narrate (i personaggi dei vari episodi sono molto esasperati, tuttavia si associano bene alla tematica in questione). Non mancano colpi di scena pronti a lasciare lo spettatore a bocca aperta. Per evitare di rivelare dettagli, posso solo dire che sorprendente e sinistro è ciò che accade ad alcuni abitanti (una giovane coppia di disillusi, un padre di famiglia con qualche segreto di troppo, un gruppo di ragazze in vena di fare festa, 4 ragazzini in vena di tetre esplorazioni e un bisbetico anziano dal controverso passato) di Warren Valley, la classica cittadina americana di provincia che si prepara a festeggiare la notte di Halloween. Ed ecco insomma un horror che spaventa, che a tratti inorridisce, ma che diverte sempre e comunque.
La fotografia rende al meglio l'atmosfera: la notte è tetra ma anche festosa, illuminata da colori accesi e vivaci come il rosso, il giallo e ovviamente l'arancione delle zucche di Jack O'Lantern. Le musiche hanno un gusto retrò anni '80 e si sposano benissimo con le immagini trasmesse e anche gli effetti speciali e il make-up sono di buonissima fattura. Gli attori, perlopiù sconosciuti, tranne volti noti come Brian Cox (Manhunter, Zodiac, The Ring, Autopsy), Dylan Baker (Requiem for a dream, The Cell, Nascosto nel buio), e Anna Paquin (Lezioni di piano, Darkness) sfoggiano valide interpretazioni. Inevitabile che alcune tranche funzionino meglio rispetto ad altre, ma mi sono davvero divertito a vederlo nonostante ciò, perché certo, Michael Dougherty è poco originale, ma sfoggia brillantezza nella sua genuinità, definendo uno scenario, non gratuitamente sanguinario ma più associabile a quello di una favola nera, arricchita da tocchi di umorismo macabro, valido. A proposito del regista, l'ho conosciuto, come un po' tutti, grazie al suo più noto e recente Krampus, più che discreto e divertente horror natalizio, molto ironico e con degli effetti speciali artigianali ben fatti. Questo è il suo primo lavoro, appunto sempre horror, sempre un pizzico ironico, sempre con effetti speciali artigianali fantastici e sempre legato ad una festività, stavolta Halloween. Di diverso da quel gustoso film c'è che questo film è molto più cupo e molto più horror, ma non è migliore (di simile e forse un pizzico più bello c'è pure Tales of Halloween). Comunque anche questo è ben girato e con delle storielle molto semplici ma non banalissime negli intenti e nei sotto-testi. Si, infatti (come detto) non segue un'unica storia, segue più episodi tutti con dei colpi di scena non entusiasmanti ma ben assestati, che vanno da spiriti a molto altro, insomma se si vuole un sano divertimento bello cupo, ma anche non poco ironico in alcuni casi questo è il film che fa al caso (di molti), da gustarsi senza remore durante la notte di Halloween (e non solo in fondo). Voto: 6,5 [Qui Scheda]
Non sono l'unico a festeggiare nella blogosfera la notte più tetra dell'anno, anche gli amici della Geek League tramite film, ma non solo, non si sono fatti sfuggire l'occasione, ed ecco quindi che, nell'edizione 2020 dell'Hallowgeek:
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